Attacco al Cremlino: cosa è successo? Intervista a C. Bertolotti a SkyTG24

L’intervento di C. Bertolotti a SkyTG24 Mondo (puntata del 5 maggio 2023)

Attacco con droni al Cremlino: Mosca accusa Washington

L’accusa di Mosca a Washington è un qualcosa che ci aspettavamo. Tanto scontata quanto banale ormai, così come lo sono state le accuse mosse dal Cremlino alla Casa Bianca in occasione di tutti gli attacchi di successo ai danni della Russia. Non tanto per attaccare gli Stati Uniti sul piano diplomatico, quanto per ribadire un concetto all’opinione pubblica interna alla Russia, ossia che l’Ucraina resiste perché a sostenerla, armandola, sono gli Stati Uniti. Riconoscere una capacità e volontà propria all’Ucraina vorrebbe dire sminuire gli sforzi e i sacrifici russi impegnati nella cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina. Dare la responsabilità, o parte della responsabilità alla più grande potenza mondiale rafforza Putin agli occhi dei cittadini russi.

E non dimentichiamo che Washington, oltre alla volontà di sostenere l’Ucraina non ha intenzione di umiliare la Russia con una cocente sconfitta militare, bensì la vuole indebolire progressivamente affinchè desista dai suoi piani originari.

L’attacco drone potrebbe essere una false flag pro mobilitazione?

A premessa va detto che questo evento non avrà conseguenza alcuna sull’andamento della guerra o sullo spostamento del fronte. È ininfluente.

La possibilità di una False Flag, apre all’ipotesi di una messinscena organizzata dagli stessi Russi al fine di condizionare l’opinione pubblica interna, spaventandola da un lato (con l’attacco) ma rassicurandola al tempo stesso, con il potere della comunicazione che presenta l’evento come un qualcosa di pericoloso ma controllato, contrastato in extremis dal sistema difensivo russo. È una teoria, che presenta dei punti critici, in primo luogo la manifesta incapacità di bloccare un attacco sino al raggiungimento dell’obiettivo, ma certamente è in grado di agire sull’opinione pubblica come leva a favore del governo. E dunque sì, con il sostegno dell’opinione pubblica, Putin guarderebbe al rafforzamento del consenso a fronte di una mobilitazione di lungo periodo. Tanto più che un attacco militare diretto, deliberato allo Stato russo apre formalmente alla possibilità di utilizzo degli arsenali nucleari. Il cui utilizzo rimane comunque assai remoto ma è una carta che sul piano diplomatico si impone con forza.

Che cosa può essere successo davvero?

Non possiamo che limitarci a valutare le ipotesi più verosimili. Abbiamo parlato di False flag, e questa secondo me è l’ipotesi più vantaggiosa per il Cremlino, perché consoliderebbe il sostegno dell’opinione pubblica.

L’altra ipotesi, ammettendo invece che si tratti di un deliberato attacco nemico (interno o esterno poco importa) è relativa alla presa di posizione russa dal punto di vista comunicativo, perfettamente coerente con la propaganda di governo. E lo è in questo momento particolare poiché l’evento in sé mette in evidenza una vulnerabilità che sorprende tutti: l’attacco con i droni, indipendentemente dal risultato, ha penetrato le linee difensive russe di quello che è l’obiettivo primario e maggiormente presidiato di tutta la Russia. E proprio a Mosca e a difesa del Cremlino erano stati recentemente schierati i sistemi di difesa contraerea dell’esercito. Non è il danno materiale, ma d’immagine e, dunque di credibilità. Ed è anche vero che i danni limitati e la distruzione dei droni sopra il Cremlino sono stati presentati come capacità di successo delle linee difensive, ma questo è un messaggio rivolto all’opinione pubblica interna, che ha bisogno di essere rassicurata.

Nessuna delle due ipotesi può però essere confermata, al momento, e dunque rimaniamo ad osservare quelli che saranno gli effetti indiretti di questo evento.

C’è attesa per la controffensiva ucraina che ancora non si è concretizzata. Quando avverrà e su quale direttrice?

Difficile, molto difficile dirlo. In primo luogo va tenuto in considerazione il potenziale militare Ucraino che può essere considerato adeguato per una guerra difensiva, per la tenuta del fronte, tuttalpiù per azioni offensive limitate, contrattacchi, ma difficilmente potrebbe sostenere un’azione in profondità su tutto il fronte. Una controffensiva risolutiva richiede un numero di carri armati, pezzi di artiglieria e potere aereo che, in questo momento l’Ucraina non ha. E gli Stati Uniti non hanno intenzione di fornire gli equipaggiamenti necessari per vincere la guerra in breve tempo perché non intendono umiliare la Russia. Quel che è certo è che se una controffensiva ukraina dovesse essere condotta questa avverrà prima avviando un piano d’inganno, ossia un attacco simulato per distrarre le difese russe, e contemporaneamente concentrando un attacco massiccio in un preciso punto del fronte, senza disperdere le forze, già molto limitate, su più direttrici d’attacco. Non sarebbe sostenibile per Kiev.

Missione estera di Zelensky. Non è la prima. Disegna mappa alleanze? Cosa si legge?

Il presidente Zelensky, al pari delle brigate ucraine che conducono una strenua resistenza sul campo di battaglia, conduce la guerra sul piano diplomatico, cercando in tutti i modi di tenere alta l’attenzione sull’invasione russa in Ucraina, in modo che le opinioni pubbliche del mondo occidentale continuino a sostenere le scelte dei loro governi a favore di Kiev.

E i due aspetti su cui ha insistito Zelensky in occasione dei suoi viaggi più recenti sono la necessità di uno stato d’accusa per i crimini di guerra attribuiti a Putin e alle forze armate russe e, dall’altro, la necessità di ottenere aiuti militari consistenti che possano garantire la condotta di una controffensiva che, al momento attuale, non può essere condotta su vasta scala, su tutto il fronte, ma solamente in punti del fronte limitati e senza la possibilità di ricacciare i Russi oltre il confine che hanno superato a febbraio dello scorso anno.




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