Ucraina: dopo i carri armati anche i missili a lungo raggio?
di Claudio Bertolotti
Gli Stati Uniti potrebbero fornire all’Ucraina sistemi missilistici e munizioni a lungo raggio come parte di un nuovo pacchetto di assistenza militare da 2 miliardi di dollari.
Il pacchetto è in fase di finalizzazione mentre l’Ucraina si prepara per una potenziale nuova offensiva russa nelle prossime settimane e cerca, non solo di mantenere il territorio riconquistato, ma di cogliere nuovi vantaggi sul campo di battaglia.
Se questa decisione fosse confermata, potremmo trovarci di fronte a nuova fase della guerra. Dopo l’apertura statunitense all’invio di carri armati MBT (a cui hanno aderito anche alcuni Paesi europei) ora si paventa l’ipotesi di missili a lungo raggio. Si discuterà di quantità (e forse potrebbero far sorridere i limitati numeri iniziali promessi), ma non è una questione di numeri (che cresceranno nel tempo) bensì di decisione di fornire determinate tipologie di equipaggiamento che si erano inizialmente escluse. Progressivamente si sta politicamente accettando, e lo si sta facendo accettare ai contribuenti ed elettori, un maggiore coinvolgimento nel conflitto in corso. E’ un passo significativo che, se confermato, potrebbe portare a un sostegno convenzionale potenzialmente senza limiti, con l’obiettivo di indebolire una Russia sempre più invischiata in una guerra di logoramento e attrito la cui leadership cercherà, per ragioni di sopravvivenza politica, di concludere con un’offensiva “risolutiva” nel breve periodo (settimane, mesi).
Vediamo più nel dettaglio.
Il Pentagono e gli alleati occidentali a partire dalla scorsa estate hanno avviato le forniture all’Ucraina di munizionamento con una gittata di circa 65 chilometri per il sistema missilistico di artiglieria ad alta mobilità M142 HIMARS. Armi che si sono imposte come componente chiave delle limitate controffensive ucraine che hanno portato alla riconquista di porzioni di territorio occupate dalla Russia in conseguenza dell’invasione del 24 febbraio.
Il senatore Jack Reed, presidente del Comitato dei servizi armati del Senato statunitense, ha sostenuto la necessità di invio di missili a lungo raggio in Ucraina, un’arma con la capacità di colpire obiettivi all’interno dello stesso territorio russo. Ma la questione si sposta dal piano della minaccia potenziale dell’Ucraina nei confronti della Russia, al piano dell’effettiva capacità di attaccare obiettivi russi in Ucraina a una distanza più sicura, oltre la portata di alcune armi usate dai russi. Con ciò garantendo maggiore protezione alle proprie unità e, al contempo, maggiore efficacia nella condotta di azioni difensive e delle possibili ma limitate azioni controffensive.
La richiesta più urgente di Kiev è però quella di maggiori quantitativi di sistemi di difesa aerea Patriot. E sia il Pentagono, sia la Germania si sono impegnati a inviare tale sistema per proteggere i siti sensibili dai missili balistici e dagli attacchi aerei russi.
Il senatore Reed, ha evidenziato che le forze ucraine hanno bisogno del sistema missilistico tattico dell’esercito per distruggere i posti di comando russi e i depositi di rifornimento che sono stati arretrati in risposta proprio agli attacchi riusciti dei missili a corto raggio forniti dagli Stati Uniti. In un’intervista con USA TODAY, Reed ha detto che i missili a lungo raggio potrebbero essere forniti solo se l’Ucraina accettasse di non utilizzarli contro obiettivi in territorio russo, poiché ciò potrebbe portare a un’escalation della guerra, con il rischio remoto di indurre il presidente Vladimir Putin a colpire obiettivi della NATO, sebbene, nel merito di una possibile azione russa contro i paesi della NATO, questa sia valutata come altamente improbabile.