Guerra in Ucraina: attacchi a Mosca e rallentamento dell’offensiva (SKY TG24)
di Claudio Bertolotti
Il commento del Direttore Claudio Bertolotti a SKY TG24 Mondo (puntata del 1° agosto 2023, ore 19.30), ospite di Roberto Tallei: video disponibile al seguente LINK.
Nuovo attacco con i droni a Mosca. Due edifici sono stati danneggiati ma non ci sono feriti: è l’ultimo di una serie di attacchi simili. Rallenta l’offensiva Ucraina e tengono le difese russe. Sempre più tiepido il sostegno statunitense: la priorità sono le elezioni presidenziali. Questi i temi affrontati dal Direttore Claudio Bertolotti a SKY TG24.
A quale scopo Kiev aumenta gli attacchi su Mosca?
L’obiettivo che possiamo ritenere più logico è quello di imporre un aumento della pressione psicologica sull’aggressore che, in questo modo, viene colpito in casa propria. È un messaggio politico dal forte impatto emotivo su una popolazione – quella moscovita in particolare – che è la più lontana dal coinvolgimento diretto della guerra. La maggior parte delle reclute mobilitate viene dai distretti orientali e periferici, non da quelli della Russia occidentale. E dunque colpire <Mosca significa arrivare dritti al cuore della capitale dove le decisioni sulla guerra vengono prese e più forte è la pressione dei cittadini sulla classe politica. Obiettivi civili, più facili da colpire rispetto a quelli militari o istituzionali, e volti a dimostrare l’incapacità della difesa russa.
Perché prima Kiev li negava e ora li rivendica mentre Mosca prima minimizzava e ora denuncia?
Ora Kiev ha capito che il sostegno dell’Occidente non è una cambiale in bianco illimitata. Al contrario, come dimostrano gli aiuti generosi ma limitati nel tempo e nella tipologia da parte di Washington, parliamo di un supporto che potrebbe ridursi sempre più, almeno da un punto di vista di numeri e qualità degli armamenti forniti. Questo è chiaro a Zelenski, che non può che azzardare nel fare ciò che gli Stati Uniti gradiscono meno, ossia colpire i russi in casa. Di fatto l’Ucraina sta mettendo gli stati Uniti di fronte a un’opzione obbligata: continuare a sostenere militarmente, in maniera massiccia, l’esercito di Kiev o sopportare l’insubordinazione ucraina che, colpendo sempre più Mosca (e non la Russia in generale) ma solo la capitale, metterà in difficoltà un candidato presidente – Biden in questo caso – che nel pieno della campagna elettorale dovrà rispondere dell’operato ucraino e dell’oneroso sostegno a Kiev che grava sulle tasche del contribuente statunitense.
Mosca non può più far finta di nulla o minimizzare con la propria opinione pubblica
Mosca è abituata ed è strutturata per gestire l’opinione pubblica. Oggi più che mai la repressione sulla comunicazione ha un ruolo determinante per garantire nella forma e nella sostanza il sostegno, o comunque l’assenza di opposizione, al Cremlino. La cosa ci può preoccupare, ma non ci sorprende. Ma l’aspetto ancora più importante, al di la del minimizzare, è la consolidata capacità di trasformare gli eventi descrivendoli come “atti terroristici” da parte di Kiev, cercando così di rafforzare una narrazione basata sulla pericolosità di un’Ucraina fuori dal rapporto di amicizia, ossia dal controllo effettivo, di Mosca
Gli alleati (USA in primis) sono piuttosto freddi, se non apertamente contrari: cosa si rischia?
Quello che pesa, in primo luogo, è lo sviluppo della campagna elettorale per l’elezione del presidente degli Stati Uniti. Biden si trova in una scomoda situazione: è sotto il fuoco incrociato di chi vuole sostenere l’Ucraina e di chi invece vorrebbe ridurre il coinvolgimento di Washington in una guerra europea. Comunque si muova le critiche nei suoi confronti non mancheranno. È per questo motivo che il tema “guerra in Ucraina” sarà per quanto possibile evitato, o limitato al minimo indispensabile, nei vari comizi e incontri pubblici.
Quanto può durare ancora la controffensiva ucraina e cosa succederà se non porterà a risultati concreti?
L’offensiva di fatto ha perso la spinta iniziale e questo in conseguenza, della capacità di difesa russa e della limitata disponibilità di equipaggiamento da combattimento. Prima dell’attuale fase possiamo dire che la capacità di Kiev fosse sufficiente per garantire una difesa, tuttalpiù la possibilità di condurre azioni di contrattacco mirate, ma limitate. Ora, con le perdite al fronte, è verosimile valutare come altamente improbabile la conquista di territori in profondità e lo scardinamento del sistema difensivo dei russi. Di fatto riproponendo lo scenario di una guerra di logoramento così come l’abbiamo conosciuta a partire dal luglio dello scorso anno. C’è un aspetto importante da ricordare: ossia che le capacità militari ucraine non sono infinite, tutt’altro, e che queste dipendono in toto dagli Stati Uniti che, come abbiamo detto, hanno perso l’iniziale entusiasmo e cominciano a guardare con preoccupazione ai consumi di una guerra di logoramento che va avanti da quasi un anno e mezzo e, alle condizioni attuali, potrebbe durare almeno altrettanto.
Dunque, se è vero che la questione è politica, è però anche vero che ci sono dei problemi logistici e di approvvigionamento. Di fatto si sta consolidando la convinzione della scarsità di munizionamento negli arsenali statunitensi e della NATO. In questo quadro, fornire il necessario a Kiev, rileva Andrea Molle, indebolirebbe le capacità americane di far fronte ad altre esigenze e, al contempo, nel mantenere delle riserve necessarie in caso di estensione del conflitto alla Nato.
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