Analisi Strategica: Mashreq, Gran Maghreb, Egitto e Israele. Il volume 2019 del Ce.Mi.S.S.
è disponibile il volume monografico di C. Bertolotti, Analisi Strategica del 2019 – Mashreq, Gran Maghreb, Egitto e Israele, edito dal Ce.Mi.S.S. Nell’ultimo volume pubblicato dal Centro Militare di Studi Strategici, l’Autore fa un’ampia disamina sugli aspetti economici, politici, sociali e di sicurezza dell’area, approfondendo le sfide e le opportunità che si stanno imponendo in maniera repentina. L’analisi, che si sviluppa attraverso la lettura dei fatti del 2019, propone una valutazione qualitativa e quantitativa in un’ottica predittiva e preventiva. Un’opera che, destinata ai decisori politici e istituzionali, è al tempo stesso un testo di riferimento per il pubblico più ampio di analisti, ricercatori, studenti.
Introduzione: fattori e sfide nell’area del Maghreb e del Mashreq
Le rivolte arabe del 2011, sono state un punto di rottura che hanno portato alle definizione di nuovi equilibri nell’area del Maghreb e del Mashreq; le dinamiche, anche violente, che ne sono conseguite, hanno ancora il potenziale di minare l’intero sistema statale dell’area.
I drammatici cambiamenti post-2011 impongono di analizzarne gli effetti e le sfide sul lungo termine. Nell’analizzare la sempre più interconnessa e conflittuale situazione politica della regione, aggravata da interventi esterni, va posta particolare attenzione su quelli che sono i vecchi e i nuovi driver che alimentano le molteplici conflittualità, al fine di identificarne le cause e non solo i sintomi.
Le rivolte arabe hanno evidenziato come nel periodo pre-2011 le condizioni socioeconomiche e politiche esistenti nell’area del Maghreb e del Mashreq fossero non più sostenibili, portando in maniera repentina, e con ambizioni di rinnovamento, allo smantellamento di un vecchio ordine socio-economico che era riuscito a mantenere per decenni un livello di relativa stabilità.
Oggi, le proteste e le manifestazioni popolari che hanno portato al quasi collasso di quell’ordine regionale persistono e le tendenze economiche dipingono un quadro cupo che lascia prevedere un ulteriore declino. All’interno degli stati dell’area persistono problematiche e dinamiche politiche che continueranno a nutrire la frustrazione popolare, alimentando disordini e spinte all’emigrazione sia interna che esterna. Allo stesso tempo, le rivolte del 2011 hanno lasciato in eredità, a chi vi ha preso parte e alle nuove generazioni, l’ambizione e l’aspirazione al cambiamento e, in taluni casi, hanno fornito nuove concrete opportunità.
A livello sociale, i paesi dell’area sono caratterizzati da significativa crescita e concentrazione della popolazione in zone contraddistinte da significative criticità in termini fisici, infrastrutturali di sviluppo socio-economico. Ciò significa che in molti luoghi vi è una predominanza della domanda di accesso alle risorse idriche, alimentari ed energetiche superiore all’offerta, con tutte le conseguenze sul piano della sostenibilità, dell’ordine e della stabilità politica e sociale; questo è particolarmente vero nelle aree con un’elevata concentrazione di popolazione, ad esempio lungo fiumi e coste, o in ambienti aridi o climaticamente critici. In tale quadro emerge come la concentrazione di popolazione all’interno di aree circondate da vaste porzioni territoriali disabitate vada a creare situazioni in cui aumentano le pressioni migratorie verso le aree in cui vi è disponibilità di risorse, sempre più limitate da uno sfruttamento eccessivo provocato proprio dall’aumento della domanda, con conseguenti sfide sul piano della governance.
A livello economico, secondo quanto riferito dalla Banca mondiale, si prevede che la crescita nell’area del Maghreb e del Mashreq rimanga contenuta, all’1,3 per cento. L’attività degli esportatori di petrolio è rallentata a causa della ridotta produzione del settore petrolifero e degli effetti delle sanzioni statunitensi sull’Iran, nonostante un allentamento e, in alcuni paesi, prospettive positive nei settori non petroliferi. Nel complesso, si può ipotizzare una crescita regionale di circa il 3 percento all’anno nel periodo 2020-2021, sostenuta dagli investimenti di capitale e dalle riforme politiche, pur a fronte di rischi legati alle tensioni geopolitiche e di un’ulteriore escalation delle tensioni commerciali globali.
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