ATLANTE_MEDITERRANEO

Atlante geopolitico del Mediterraneo 2024: la recensione.

di Claudio Bertolotti.

Abstract (Italian)

L’Atlante geopolitico del Mediterraneo 2024, giunto alla sua decima edizione, sottolinea l’importanza cruciale del Mediterraneo per Europa, Africa e Asia, evidenziando il ruolo chiave dell’Italia come ponte strategico nella regione. Esamina lo sviluppo della politica estera italiana dal dopoguerra, mostrando come la stabilità del Mediterraneo sia fondamentale per gli interessi del paese. Celebrando figure storiche italiane come Fanfani, Gronchi, La Pira e Mattei, il testo sottolinea l’importanza dell’Italia nella gestione delle risorse energetiche, sicurezza marittima e flussi migratori, promuovendo una collaborazione equa e sostenibile tra le nazioni mediterranee. L’Atlante affronta anche le attuali instabilità regionali, come le tensioni in Libia, la svolta autoritaria in Tunisia e il conflitto israelo-palestinese, proponendo la soluzione a due Stati come via per una pace duratura. La stabilizzazione del Mediterraneo è vista come essenziale per la crescita delle nazioni rivierasche. L’edizione esplora le dinamiche politiche e socio-economiche attuali e future del Mediterraneo, offrendo uno strumento per comprendere e affrontare le sfide della regione, enfatizzando il ruolo cruciale dell’Italia nella politica estera e nella gestione delle sfide regionali.

Atlante geopolitico del Mediterraneo 2024, a cura di Francesco Anghelone e Andrea Ungari; prefazione Di Paolo De Nardis; introduzione di Gianluigi Rossi, ed. Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, Roma, pp. 570.

Keywords: Mediterraneo, Piano Mattei.

L’Atlante geopolitico del Mediterraneo 2024, giunto alla sua decime edizione, discute il ruolo cruciale del Mediterraneo nelle dinamiche geopolitiche globali, evidenziando la sua importanza storica, culturale ed economica per tre continenti: Europa, Africa ed Asia. In particolare sottolinea come l’Italia, grazie alla sua posizione strategica, giochi un ruolo chiave nella regione, agendo come ponte tra Nord e Sud, Est e Ovest. La decima edizione dell’Atlante Geopolitico del Mediterraneo esamina, in particolare, lo sviluppo della politica estera italiana dal dopoguerra, dimostrando come gli interessi dell’Italia siano strettamente legati alla stabilità della regione. Un’evoluzione storica che evoca il ruolo giocato dalla politica estera italiana nelle relazioni internazionali, richiamando i nomi di coloro che ne hanno definito le direttrici, oggi in parte non più così ben definite, da Amintore Fanfani a Giovanni Gronchi a Giorgio La Pira ed Enrico Mattei, il cui nome è oggi il punto di riferimento ideale di un importante e ambizioso progetto di cooperazione e collaborazione regionale particolarmente caro all’Italia.

Come storico non ho potuto che apprezzare lo sforzo degli autori – e dunque dei curatori – nel ricostruire il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo negli ultimi settant’anni, evidenziando l’importanza del paese in settori come la gestione delle risorse energetiche, la sicurezza marittima e i flussi migratori. Il testo sottolinea la necessità di superare le vecchie dinamiche coloniali per promuovere una collaborazione equa e sostenibile tra le nazioni mediterranee.

La regione, viene rilevato nel testo, è attualmente segnata da instabilità, come le tensioni in Libia, la svolta autoritaria in Tunisia e il conflitto israelo-palestinese. La soluzione a due Stati è vista come l’unica strada per la pace duratura in Medio Oriente. Stabilizzare il Mediterraneo è essenziale per la crescita delle nazioni rivierasche.

Questa edizione dell’Atlante mira a esplorare le attuali dinamiche politiche e socio-economiche del Mediterraneo e le prospettive future, offrendo uno strumento essenziale per comprendere e affrontare le sfide della regione. Il testo evidenzia l’importanza dell’Italia nel Mediterraneo, sottolineando il suo ruolo cruciale nella politica estera e nella gestione delle sfide regionali.

PARTE PRIMA: APPROFONDIMENTI

“La dimensione mediterranea della politica estera italiana fra Atlantico ed Europa (1949-1969)” (di Bruna Bagnato).

Nel suo saggio l’Autrice esamina le tre principali direttrici della politica estera italiana nel secondo dopoguerra: europea, atlantica e mediterranea. Queste direttrici non sono statiche ma si sono evolute in risposta ai cambiamenti geopolitici.

L’Italia, pur geograficamente europea e mediterranea, ha dovuto integrare la sua partecipazione all’alleanza atlantica (NATO) dal 1949, il che ha influenzato la sua politica estera, spingendola ad adattarsi ai contesti della Guerra Fredda e agli interessi occidentali. La divisione dell’Europa in blocchi orientale e occidentale e le tensioni Est-Ovest hanno complicato la politica mediterranea italiana, che ha dovuto affrontare le eredità coloniali e le sfide della decolonizzazione.

La politica italiana, influenzata dalle diverse stagioni politiche interne, ha oscillato tra strategie mediterranee e europee. Negli anni ’50, con l’avvento del “neo-atlantismo”, l’Italia ha cercato di coniugare l’impegno atlantico con una nuova politica mediterranea, adottando posizioni anticoloniali per allinearsi con gli Stati Uniti e differenziarsi dall’imperialismo anglo-francese.

Il testo, in particolare, sottolinea come il “neo-atlantismo” abbia cercato di dare all’Italia un ruolo più dinamico nel Mediterraneo, basato su una cooperazione con gli Stati Uniti e una maggiore attenzione alle aspirazioni dei paesi arabi. Tuttavia, questo approccio ha dovuto confrontarsi con le complessità della politica europea, soprattutto con la posizione francese riguardo ai territori d’oltremare e l’associazione dei paesi africani alla Comunità Economica Europea (CEE).

Con la crisi di Suez del 1956, l’Italia ha visto un’opportunità per consolidare la propria politica mediterranea in sintonia con l’orientamento anticoloniale americano. Italia che, negli anni ’60, ha dovuto affrontare le sfide del boom economico, della decolonizzazione e del cambiamento nelle dinamiche della Guerra Fredda. La politica estera italiana nel Mediterraneo ha dovuto adattarsi a un nuovo contesto internazionale, segnato dalla distensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica e dall’evoluzione delle relazioni euro-arabe.

La politica mediterranea italiana si è quindi spostata verso un approccio multilaterale, integrando le istanze comunitarie europee e ponendo le basi per una collaborazione più stretta con i partner europei per la stabilizzazione politica ed economica della regione. Questo cambiamento ha rappresentato un allontanamento dalla precedente enfasi atlantica, con una maggiore enfasi sulla cooperazione europea nel Mediterraneo.

La politica estera italiana e il “Mediterraneo allargato” dalla crisi del centro-sinistra a oggi (di Antonio Varsori).

Premessa storica e contesto iniziale. Dalla fine della Seconda guerra mondiale alla metà degli anni Cinquanta, l’Italia, guidata dalla Democrazia Cristiana (DC), ha cercato di superare le difficoltà derivanti dalla sconfitta e dal trattato di pace, ricostruendo il proprio ruolo all’interno del sistema occidentale e del sottosistema europeo dominato dagli Stati Uniti. Questa fase è stata caratterizzata da una scelta “atlantica” ed “europea” che ha incluso l’adesione al Piano Marshall e al Patto Atlantico, oltre alla partecipazione al Consiglio d’Europa e al Piano Schuman.

La politica estera degli anni ’90. Con la crisi di “Tangentopoli” e la fine della Guerra fredda, l’Italia ha subito un ripiegamento sui problemi interni e un ridimensionamento del proprio ruolo nel Mediterraneo allargato. Le priorità si sono spostate verso la partecipazione all’Unione Europea e all’adozione dell’euro. Tuttavia, un tentativo significativo di mantenere un ruolo attivo nella regione è stato l’invio di un contingente militare in Somalia nel 1992 per partecipare a una missione di peacekeeping delle Nazioni Unite; una partecipazione importante sul piano delle relazioni internazionali che, per contro, ha avuto esiti complessi e drammatici.

L’era Berlusconi. Durante i governi Berlusconi, l’Italia ha affrontato diverse sfide nel Mediterraneo allargato. Un esempio è stato il controverso impegno militare in Iraq, che ha sollevato forti opposizioni interne e divergenze con le politiche di altri paesi europei come Francia e Germania. Berlusconi ha anche rafforzato i rapporti con la Libia di Gheddafi, culminati in un accordo che prevedeva riparazioni per il passato coloniale italiano e un maggiore controllo sui flussi migratori illegali.

La politica migratoria e le crisi recenti. L’immigrazione è diventata una questione centrale nella politica mediterranea italiana. Dagli anni Novanta, l’Italia ha visto un crescente flusso di immigrati provenienti dai Balcani, dal Maghreb e dall’Africa subsahariana. Questo ha portato a tensioni e accordi, come quello con la Libia per controllare l’immigrazione clandestina. La crisi libica del 2011 e le Primavere arabe hanno ulteriormente complicato la situazione, provocando instabilità e nuovi flussi migratorie.

Sfide contemporanee. La recente escalation della questione palestinese e la ricerca di nuovi partner energetici dopo l’interruzione dei rapporti con la Russia a causa della guerra in Ucraina, insieme all’aumento dei flussi migratori da Tunisia e Libia, rappresentano le attuali sfide per l’Italia. In questo contesto, il “Piano Mattei” e un nuovo attivismo mediterraneo sono stati proposti come soluzioni, ma i loro esiti rimangono incerti.

Conclusioni. Dal dopoguerra a oggi, la politica estera italiana nel Mediterraneo allargato ha attraversato diverse fasi, influenzate da cambiamenti interni e globali. Dalla costruzione iniziale di un ruolo nell’ambito del sistema occidentale, passando per le crisi politiche ed economiche degli anni ’90, fino alle sfide contemporanee legate alla migrazione e alla sicurezza energetica, l’Italia ha costantemente cercato di mantenere una presenza significativa nella regione, adattandosi ai mutamenti del contesto internazionale.

“La politica estera italiana e il Medio Oriente negli anni della Repubblica” (di Luca Riccardi).

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia attraversò un periodo di ricostruzione economica e di riorganizzazione della propria politica estera. Questo periodo segnò il passaggio dall’ambizione di essere una grande potenza a una media potenza integrata nel sistema internazionale dominato dagli Stati Uniti.

Origini della politica mediorientale. Subito dopo la guerra, l’Italia si concentrò sul mantenimento della stabilità politica nel Mediterraneo orientale, sostenendo soluzioni accettabili sia per gli arabi che per gli ebrei. L’obiettivo principale era la stabilità, vista come necessaria per perseguire gli interessi economici italiani e proteggere le comunità italiane presenti nella regione.

Neo-atlantismo e rafforzamento dei legami con gli Stati Uniti

Negli anni Cinquanta, l’Italia sviluppò una politica chiamata “neo-atlantismo”, che mirava a rafforzare la presenza politica ed economica nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. Questa politica cercava di conciliare gli interessi italiani con quelli americani, fungendo da collegamento tra gli Stati Uniti e il mondo arabo. Protagonisti di questa politica furono Amintore Fanfani, Giovanni Gronchi, Giorgio La Pira ed Enrico Mattei.

Gli anni Sessanta e Settanta. Durante gli anni Sessanta e Settanta, l’Italia, sotto la guida di Aldo Moro, cercò di stabilizzare la regione attraverso una politica di contatti e un crescente coordinamento con i paesi della Comunità Europea. Tuttavia, la crisi petrolifera del 1973 e le sue conseguenze economiche influenzarono negativamente la politica italiana, rendendo il paese dipendente dalle forniture di petrolio dai paesi arabi.

Gli anni Ottanta. Negli anni Ottanta, con Bettino Craxi come Presidente del Consiglio e Giulio Andreotti come Ministro degli Esteri, l’Italia mantenne una forte presenza nel Mediterraneo allargato. Craxi e Andreotti cercarono di promuovere il coinvolgimento dell’OLP nel processo di pace, sostenendo il diritto dei palestinesi a una patria propria, senza compromettere l’esistenza dello Stato di Israele. L’Italia cercò di bilanciare le relazioni tra gli Stati Uniti e il mondo arabo, mantenendo una posizione di equidistanza.

Declino e marginalizzazione. Verso la fine della Prima Repubblica, l’Italia iniziò a perdere rilevanza nella politica mediorientale, diventando sempre più allineata con le politiche degli Stati Uniti. La conferenza di Madrid del 1991 segnò un’ulteriore marginalizzazione dell’Italia e dell’Europa nel processo di pace in Medio Oriente.

In sintesi, la politica estera italiana verso il Medio Oriente è stata caratterizzata da tentativi di mantenere la stabilità nella regione, rafforzare i legami economici e politici con i paesi arabi, e bilanciare le relazioni tra gli Stati Uniti e il mondo arabo, pur affrontando periodi di crisi economica e declino politico.

PARTE SECONDA: SCHEDE PAESI

Marocco

La Storia. La storia del Marocco è caratterizzata da un lungo periodo di colonizzazione europea iniziata ufficialmente nel 1912 con il Trattato di Fez, che sanciva l’istituzione di un protettorato francese e spagnolo sul paese. Durante il periodo coloniale, il Marocco vide una vasta politica di modernizzazione, con la costruzione di infrastrutture e nuove città ad opera dei coloni francesi. La resistenza contro il dominio coloniale portò a frequenti rivolte, culminate nella “Rivoluzione del re e del popolo” del 1953, che contribuì all’indipendenza del paese, riconosciuta dalla Francia nel 1956. Mohammed V divenne re, avviando un processo di riforme che portarono alla modernizzazione del paese e alla creazione di una monarchia costituzionale.

Oggi. Negli ultimi decenni, il Marocco ha affrontato numerose sfide e trasformazioni. Sotto il regno di Mohammed VI, iniziato nel 1999, il paese ha intrapreso un percorso di riforme economiche e politiche, tra cui la promozione dei diritti umani e la modernizzazione delle istituzioni. Tuttavia, permangono criticità relative ai diritti umani e alla questione del Sahara Occidentale. Il Marocco ha anche consolidato il suo ruolo geopolitico nella regione, ristabilendo relazioni diplomatiche con Israele nel 2020 e giocando un ruolo chiave nella gestione delle migrazioni tra Africa ed Europa.

Algeria

La Storia. L’Algeria, colonizzata dalla Francia dal 1830, visse un periodo di modernizzazione nel primo dopoguerra. Tuttavia, la crescente consapevolezza nazionale portò alla guerra di indipendenza algerina (1954-1962), un conflitto sanguinoso che culminò con l’indipendenza del paese nel 1962. Il periodo post-indipendenza fu caratterizzato da una forte centralizzazione del potere sotto il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), che governò in modo autoritario, affrontando periodi di instabilità politica e economica.

Oggi. L’Algeria contemporanea è una repubblica semipresidenziale con una popolazione di circa 44,9 milioni di abitanti. Il paese continua a confrontarsi con questioni di governance, diritti umani e diversificazione economica. Le elezioni del 2019 e del 2021 hanno portato Abdelmadjid Tebboune alla presidenza, con il governo che cerca di bilanciare le richieste di riforme politiche con la stabilità sociale. Le relazioni con il Marocco rimangono tese, specialmente a causa delle dispute territoriali e delle accuse reciproche di interferenze politiche.

Tunisia

La Storia. La Tunisia, anch’essa colonizzata dalla Francia, ottenne l’indipendenza nel 1956 sotto la guida di Habib Bourguiba, che instaurò un regime modernizzatore ma autoritario. Dopo il colpo di stato del 1987, Zine El Abidine Ben Ali salì al potere, governando fino alla Rivoluzione dei Gelsomini del 2011, che portò alla sua destituzione e avviò un processo di transizione democratica.

Oggi. La Tunisia è considerata una delle storie di successo della Primavera Araba, con un processo democratico ancora in corso. Tuttavia, il paese affronta sfide significative, tra cui instabilità politica, disoccupazione giovanile e minacce terroristiche. Le recenti elezioni e le riforme costituzionali mirano a consolidare un modello di democrazia fortemente presidenziale e uno stato consapevole del proprio ruolo all’interno dell’area geopolitica regionale.

Libia

La Storia. La storia moderna della Libia è segnata dalla colonizzazione italiana e dalla dittatura di Muammar Gheddafi, che governò dal 1969 fino alla sua deposizione nel 2011 durante la guerra civile libica. Il regime di Gheddafi era caratterizzato da politiche autoritarie e di centralizzazione del potere, con una forte retorica anti-occidentale.

Oggi. La Libia odierna è divisa e instabile, con vari gruppi armati e fazioni politiche che competono per il controllo del paese. Nonostante gli sforzi internazionali per stabilizzare la situazione, la Libia rimane in gran parte frammentata, con un governo di unità nazionale che lotta per affermare la propria autorità. La situazione umanitaria e la sicurezza continuano a essere problematiche.

Egitto

La Storia. L’Egitto ha una lunga storia di civiltà antiche e dominazioni straniere. Nel XX secolo, l’Egitto ottenne l’indipendenza dal Regno Unito nel 1922, ma rimase sotto un’influenza britannica significativa fino alla rivoluzione del 1952 che portò Gamal Abdel Nasser al potere. Nasser attuò politiche di nazionalizzazione e panarabismo. Successivamente, sotto Anwar Sadat e Hosni Mubarak, il paese si orientò verso politiche più aperte e relazioni con l’Occidente.

Oggi. L’Egitto contemporaneo, sotto il presidente Abdel Fattah al-Sisi, affronta sfide economiche e politiche significative. Le riforme economiche hanno portato a una crescita economica, ma anche a un aumento della povertà e delle disuguaglianze. La repressione politica rimane forte, con limitazioni alle libertà civili e politiche. L’Egitto continua a svolgere un ruolo chiave nella geopolitica del Medio Oriente, mantenendo relazioni strategiche con vari attori internazionali.

Israele

La Storia. Israele, fondato nel 1948, ha una storia complessa segnata da conflitti con i paesi vicini e tensioni interne. La guerra di indipendenza del 1948-49, le guerre arabo-israeliane e il conflitto israelo-palestinese hanno definito gran parte della sua storia. Israele ha anche vissuto periodi di crescita economica e tecnologica, affermandosi come una delle economie più avanzate della regione.

Oggi. Israele è una democrazia parlamentare con una popolazione diversificata. Le questioni di sicurezza nazionale, il conflitto con i gruppi palestinesi e le dinamiche politiche interne sono al centro dell’attenzione. Le recenti normalizzazioni delle relazioni con alcuni paesi arabi rappresentano sviluppi significativi, ma permangono tensioni e sfide sul fronte interno e regionale.

Autorità Nazionale Palestinese

La Storia. L’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) è stata istituita nel 1994 a seguito degli Accordi di Oslo tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). L’ANP è responsabile del governo dei territori palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, ma ha affrontato numerose difficoltà, inclusi conflitti interni e tensioni con Israele.

Oggi. Oggi, l’ANP è divisa tra la Cisgiordania, controllata da Fatah, e Gaza, sotto il controllo di Hamas. La situazione politica ed economica è instabile, con frequenti tensioni e scontri con Israele. Gli sforzi per la riconciliazione interna e per una soluzione del conflitto con Israele continuano, ma le prospettive di pace rimangono incerte.

Libano

La Storia. Il Libano, indipendente dalla Francia dal 1943, ha una storia segnata da conflitti civili e interventi stranieri. La guerra civile libanese (1975-1990) ha devastato il paese, seguito da un periodo di ricostruzione e di tensioni politiche e settarie. La presenza di Hezbollah e l’influenza siriana hanno contribuito alla complessità politica del Libano.

Oggi.Il Libano contemporaneo è afflitto da una grave crisi economica, politica e sociale. Le proteste popolari, la corruzione diffusa e l’esplosione del porto di Beirut nel 2020 hanno aggravato la situazione. Il paese lotta per superare le divisioni settarie e per trovare stabilità politica ed economica.

Siria

La Storia. La Siria, indipendente dalla Francia nel 1946, ha una storia di instabilità politica e colpi di stato. Il regime di Hafez al-Assad, iniziato nel 1970, ha stabilito una dittatura che è stata portata avanti dal figlio Bashar al-Assad. La Siria ha giocato un ruolo centrale nella politica del Medio Oriente, spesso in conflitto con Israele e coinvolta nelle dinamiche regionali.

Oggi. La Siria è devastata da una guerra civile iniziata nel 2011, con milioni di rifugiati e sfollati interni. Il regime di Bashar al-Assad, con il sostegno di Russia e Iran, ha riconquistato gran parte del territorio, ma il paese rimane diviso e instabile. La ricostruzione e la riconciliazione sono sfide enormi, mentre la situazione umanitaria è critica.

Giordania

La Storia. La Giordania, creata dal mandato britannico nel 1921 e indipendente dal 1946, è stata governata dalla dinastia hashemita. Il paese ha mantenuto una relativa stabilità nonostante le turbolenze regionali, giocando un ruolo moderato nella politica mediorientale e ospitando un gran numero di rifugiati palestinesi.

Oggi. La Giordania continua ad affrontare sfide economiche e sociali, aggravate dall’afflusso di rifugiati siriani e dalle pressioni regionali. Il re Abdullah II guida il paese verso riforme economiche e politiche, cercando di mantenere la stabilità in un contesto regionale difficile.

Turchia

La Storia. La Turchia moderna, fondata da Mustafa Kemal Atatürk nel 1923, è stata costruita sui principi della laicità e del nazionalismo. Dopo decenni di governo secolare e militare, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) di Recep Tayyip Erdoğan ha trasformato il paese con un mix di islamismo e nazionalismo, portando a una maggiore centralizzazione del potere.

Oggi. La Turchia è una potenza regionale con ambizioni internazionali, ma affronta problemi interni come la repressione dei diritti civili e le tensioni economiche. Le politiche di Erdoğan, sia interne che estere, hanno suscitato controversie e criticità, ma il paese continua a giocare un ruolo cruciale nella geopolitica del Medio Oriente e oltre.

PARTE TERZA: DIALOGHI MEDITERRANEI

“Italia e Tunisia: sfide e criticità nel più ampio contesto internazionale” (di Mario Savina).

Il testo tratta delle complesse relazioni tra i due paesi nel contesto del Mediterraneo, evidenziando i principali dossier di cooperazione e le sfide che caratterizzano il rapporto bilaterale.

Relazioni Bilaterali e Contesto Mediterraneo. Le relazioni tra Italia e Tunisia sono profondamente radicate nel contesto mediterraneo, caratterizzato da interessi comuni in vari settori, tra cui migrazione, energia, economia e dialogo con l’Unione Europea. Le turbolenze politiche ed economiche degli ultimi anni in Tunisia hanno creato sfide significative per i governi italiani e i decisori europei, ma Tunisi rimane un partner strategico sia per Roma che per Bruxelles.

Dossier Migratorio. Il tema migratorio è centrale nei colloqui tra Italia e Tunisia, specialmente dopo l’aumento delle partenze dalle coste tunisine negli ultimi due anni. Nel 2023, oltre 96.000 migranti sono arrivati in Italia dalla Tunisia, un numero triplicato rispetto all’anno precedente. La lotta ai migranti subsahariani in Tunisia, promossa dal presidente Kaïs Saïed, mira a distogliere l’attenzione dalla crisi socioeconomica interna. Gli accordi tra Roma e Tunisi sul controllo dei flussi migratori si basano su una logica di sicurezza, con l’Italia e l’UE che finanziano progetti per arginare i flussi migratori e facilitare i rimpatri.

Sfide Politico-Economiche e Relazioni Internazionali. La Tunisia affronta una perenne instabilità politica ed economica, con dinamiche internazionali complesse. Il paese sta cercando di diversificare le sue relazioni estere, coinvolgendo Russia e Cina, e considera l’adesione ai BRICS. Le relazioni con l’Unione Europea e gli Stati Uniti sono strategiche, specialmente in un contesto di rivalità con la Russia.

Cooperazione Energetica e Commerciale. L’Italia guarda alla Tunisia come a un partner fondamentale nel settore energetico, soprattutto per il gasdotto Transmed che collega l’Algeria all’Italia attraverso la Tunisia. La cooperazione commerciale è forte, con l’Italia che rappresenta il principale partner commerciale di Tunisi. Le imprese italiane sono ben radicate nel paese, contribuendo significativamente all’occupazione e all’economia locale.

Sfide Regionali e Sicurezza. Le relazioni tra Italia e Tunisia sono inserite in un contesto regionale complesso, con influenze di potenze come la Russia e la Cina. La stabilità del Nord Africa è cruciale per la sicurezza europea, e l’Italia è impegnata nel supportare la Tunisia attraverso accordi bilaterali e dialoghi internazionali. La collaborazione tra i due paesi è essenziale per affrontare le sfide comuni e promuovere la stabilità regionale.

In sintesi, il capitolo evidenzia la necessità di un impegno costante e di una strategia integrata per affrontare le sfide.

La Proiezione Futura dei Rapporti Energetici tra Algeria e Italia (di Laura Ponte).

Il capitolo esplora il futuro dei rapporti energetici tra Algeria e Italia nel contesto della guerra in Ucraina e delle conseguenti sanzioni imposte alla Russia. Con l’obiettivo di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, l’Italia ha cercato di diversificare le sue fonti di approvvigionamento energetico, puntando in particolare sull’Algeria, che è diventata un partner strategico fondamentale.

Contesto Storico e Relazioni Energetiche.Storicamente, le relazioni energetiche tra i due paesi sono solide, risalenti agli anni ’50 e ’60, quando Enrico Mattei sostenne il percorso di liberazione nazionale dell’Algeria, culminato con l’indipendenza del 1962. Questo ha portato alla firma del primo contratto di fornitura di gas nel 1973, stabilendo una lunga collaborazione energetica.

Sforzi Recenti e Progetti Futuri. Recentemente, gli sforzi italiani si sono intensificati per aumentare le importazioni di gas algerino e ridurre quelle russe. L’Italia ha firmato numerosi contratti con l’Algeria per aumentare la capacità di esportazione di gas, sia tramite gasdotti che GNL (gas naturale liquefatto). Nel 2022, Sonatrach ha incrementato le esportazioni di gas verso l’Italia, con l’obiettivo di raggiungere 9 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2024.

Sfide Politiche e Tecniche. Nonostante le prospettive positive, esistono criticità sia politiche che tecniche. Politicamente, l’Italia ha scelto di non comprare gas dalla Russia a causa della sua inaffidabilità come partner commerciale. Tuttavia, l’Algeria è anch’essa considerata un paese “non libero” dal Freedom House, con bassi standard democratici, limitata trasparenza elettorale, corruzione e repressione delle proteste.

Possibili Rischi Geopolitici. C’è il timore che l’instabilità politica in Algeria possa influenzare i rapporti energetici, come già successo con la Spagna riguardo alla disputa del Sahara Occidentale. Inoltre, l’Algeria mantiene buone relazioni con la Russia, cooperando attivamente nel settore militare ed energetico, il che potrebbe complicare ulteriormente le dinamiche geopolitiche.

Progetti Integrativi e Energie Rinnovabili. Per mitigare i rischi e aumentare la sostenibilità, sarebbe utile che la cooperazione energetica tra Italia e Algeria includa anche le energie rinnovabili. L’Algeria ha il potenziale per diventare leader nella produzione di energia solare ed eolica, grazie al deserto del Sahara. Progetti come il South H2 Corridor, che collegherà l’Algeria alla Germania, potrebbero essere cruciali per trasformare l’Italia in un hub energetico, riducendo al contempo la dipendenza dai combustibili fossili.

Conclusioni. Il futuro dei rapporti energetici tra Algeria e Italia appare promettente ma non privo di sfide. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento e l’inclusione delle energie rinnovabili sono passi fondamentali per garantire la sicurezza energetica e la sostenibilità a lungo termine.

“Nato e Ue al cospetto della crisi libica: dall’apice al tramonto del «crisis management» occidentale?” (di Stefano Marcuzzi).

Il capitolo analizza la gestione e le conseguenze della crisi libica da parte di Nato e Unione Europea, evidenziando i fallimenti e le lezioni apprese.

Contesto della crisi. Nel marzo 2011, una coalizione di paesi sotto l’ombrello dell’ONU e guidata militarmente dalla Nato lanciò una campagna aerea contro il regime di Gheddafi in Libia per fermare la repressione violenta contro i civili. Nonostante la caduta di Gheddafi e il collasso del suo regime, la Libia è rimasta intrappolata in una crisi pluridecennale, caratterizzata da conflitti interni ed esterni, che hanno visto la partecipazione di attori regionali e globali come Russia, Turchia, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Francia e Arabia Saudita​.