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Controffensiva ucraina: conviene a Kiev? Il fattore tempo è a favore di Mosca. Il commento di C. Bertolotti a RadioInBlu

Il commento del direttore Claudio Bertolotti a Radio inBlu2000 (LINK all’intervista), ospite di Chiara Piacenti (puntata del 10 maggio 2023).

Il commento del direttore Claudio Bertolotti a Radio inBlu2000, ospite di Chiara Piacenti (puntata del 10 maggio 2023).

Controffensiva ucraina: cosa possiamo aspettarci? Quale il miglior risultato ottenibile per Kiev?

Intesa come controffensiva in grado di ricacciare indietro i russi imponendo l’abbandono del fronte, quella ucraina rimane un miraggio perché il potenziale militare ucraino è adeguato per una guerra difensiva, tuttalpiù per azioni offensive limitate, contrattacchi, ma difficilmente potrebbe sostenere un’azione in profondità su tutto il fronte. E questo perché una controffensiva risolutiva richiede un numero di carri armati, pezzi di artiglieria e potere aereo che, in questo momento l’Ucraina non ha.

In secondo luogo dobbiamo chiederci se all’Ucraina convenga avviare un’azione offensiva che sarebbe molto onerosa in termini di risorse materiali e umane: ricordiamo che chi attacca deve mettere in campo almeno il triplo delle risorse schierate da chi invece si difende. Quel che è certo è che se una controffensiva ucraina dovesse essere condotta questa avverrà prima realizzando un piano d’inganno, ossia un attacco simulato per distrarre le difese russe, e contemporaneamente concentrando un attacco massiccio in un preciso punto del fronte, su più direttrici d’attacco, senza disperdere le forze già molto limitate. Ma è difficile riuscire a immaginare che una tale situazione possa poi essere gestita dalle forze ucraine che ancora non hanno una capacità militare tale da riuscire a contenere la scontata azione controffensiva russa.

Il fattore tempo gioca a favore di Russia o Ucraina?

Il fattore tempo gioca a favore di chi ha il maggior numero di pedine da mettere in campo e un sistema produttivo in grado di sostenerlo. L’Ucraina ha la possibilità di sostenere lo sforzo militare grazie quasi esclusivamente al sostegno statunitense, a cui si unisce quello inferiore ma non marginale dei paesi dell’Unione europea. Ma è un sostegno a termine, che difficilmente potrà essere garantito sul lungo periodo vista la crescente diffidenza di un Congresso statunitense che chiede conto dei soldi dei contribuenti spesi in una guerra che dura ormai da troppo tempo.

Al contrario, la Russia ha uomini e materiali, associati a un sistema produttivo e militare sostanzialmente intaccato. È indubbio che sia Mosca a mantenere una posizione di primazia sul campo, se non altro in termini di quantità di risorse sacrificabili

Cosa rappresenta Bakhmut?

È un simbolo per entrambi i contendenti ed è, al contempo, strategicamente importante sia tenerla sia occuparla perché è un obiettivo che diverrà il perno di manovra di possibili azioni offensive russe. Per questo motivo Kiev si ostina a mantenere la posizione. Ora lo stallo è totale, ma si apre la prospettiva di un’offensiva russa o contrattacchi ucraini. Bakhmut rientra tra gli emblemi russi, perché una vittoria darebbe un’ulteriore spinta alla sua narrazione, oltre ad avere effetti significativi sul piano militare. I russi avrebbero una grande capacità di manovra e la conquista gli consentirebbe di consolidare la linea del fronte, offrendogli un vantaggio tattico e operativo nell’area. Sul fronte opposto, la tenuta di Bakmut garantisce all’Ucraina l’accesso di vie di comunicazione e logistiche, stradali e ferroviarie necessarie a sostenere lo sforzo militare al fronte. Perdere la città, aspetto che Kiev ha di fatto già accettato, ha imposto una riorganizzazione del retrofronte in relazione a un abbandono delle posizioni strenuamente tenute in questi mesi.

Un 9 maggio sotto tono in Russia, droni sul Cremlino, attentati, effetto Prigozhin… Una Russia meno solida?

Direi una Russia sospesa e rassegnata a condurre una guerra di logoramento nel lungo periodo e con una leadership presidenziale ben salda al potere, forte della capacità di propaganda con cui riesce a consolidare il sostegno, o comunque la mancata opposizione dell’opinione pubblica interna, alle decisioni governative.

La leadership sa che il costo di questa guerra è immensamente più grande rispetto alla peggiore delle previsioni che il governo russo valutò prima di dare il via alla cosiddetta “operazione militare speciale”. Ciò nonostante non ha alternative: la guerra continuerà ancora fino a quando non verrà dichiarata una qualche forma di vittoria. Non importa se vera o no, quel che possiamo valutare è che la forma e il metodo con cui questa vittoria verrà annunciata sarà in grado di far accettare l’esito all’opinione pubblica interna. In questo quadro si conferma come pienamente efficace l’azione di propaganda e controllo dell’informazione in Russia.

Quale il ruolo della Cina?

La Cina potrebbe imporsi come interlocutore primario dal punto di vista pragmatico perché ha la capacità di influenzare le decisioni russe anche in termini di supporto indiretto alla guerra stessa. In questo caso sarà necessario capire quanto gli Stati Uniti saranno disposti a concedere alla Cina e sebbene la Russia sia in questo momento in cima alle preoccupazioni delle Cancellerie occidentali, l’attore primario è la Cina. E il confronto non è tra Russia e Stati Uniti o tra Russia e Nato, ma tra Stati Uniti e Cina. Credo si debba guardare alla guerra in Ucraina in prospettiva cercando di trovare alcune dinamiche comuni in quello che potrebbe essere il dossier Taiwan nel prossimo futuro.