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Elezioni USA: il dibattito tra i due candidati vice-presidenti.

di Melissa de Teffè.

Un vero dibattito politico

Ieri sera abbiamo finalmente assistito a un dibattito che ha rievocato un’epoca passata della politica americana, più moderata e cortese. Tim Walz e JD Vance, i due candidati alla vicepresidenza americana, si sono concentrati soprattutto nel presentare i rispettivi candidati sotto migliori luci, cercando di attenuare le loro debolezze e mettendo in risalto i loro successi. Il tutto si è svolto sullo sfondo di una crescente guerra regionale in Medio Oriente con gli attacchi missilistici iraniani su Israele e il recentissimo disastro climatico dell’uragano Helene, che ha devastato diversi stati a partire dalla Florida. Il dibattito, tenutosi a New York, negli splendidi studios della CBS, durante le ultime battute di una campagna elettorale caratterizzata da attacchi personali taglienti e momenti storici tumultuosi, tra cui il ritiro di un candidato e due tentativi di assassinio, ci ha regalato la possibilità di riflettere e forse capire un po’ meglio le linee politiche dei candidati non sempre opposte. Ad oggi i sondaggi mostrano un testa a testa tra Harris e Trump, ed essendo già aperte le urne in tutto il Paese, questo rende ancora più importante ogni situazione in grado di influenzare gli elettori indecisi, inclusa quindi la prestazione dei candidati alla vicepresidenza.

Nonostante il tono più disteso del dibattito, non sono mancate le tensioni che riflettono le profonde divisioni politiche di questo paese.

L’assalto al Campidoglio del 6 gennaio, e la retorica di Trump che nega la legittima vittoria di Joe Biden alle elezioni del 2020, insieme alla legge sull’aborto sono stati i due argomenti che più hanno mostrato le disuguaglianze. Mentre Vance ha cercato di minimizzare i fatti di gennaio Walz ha minimizzato il “non fatto” dell’amministrazione Biden-Harris in tema di medicare portando come bandiera di successo che la Harris è riuscita a far abbassare il prezzo di dieci farmaci.

Per gran parte della serata, i due politici del Midwest hanno adottato un tono visibilmente più cordiale rispetto al confronto tra Trump e Harris, o rispetto allo scontro tra Trump e Biden all’inizio di quest’anno, prima che Biden si ritirasse dalla corsa dopo una performance disastrosa.

In un momento particolarmente toccante, Walz ha raccontato che suo figlio adolescente aveva assistito a una sparatoria in un centro comunitario, e subito Vance ha espresso empatia rispondendo: “Mi dispiace, che il Signore abbia pietà,” ha detto. – e Walz ha replicato“Lo apprezzo molto”.

Bisogna concedere che è stato Vance a stabilire il ritmo della serata, eliminando critiche inutili, mantenendo un tono educato, e portando con astuzia il suo avversario ad annuire spesso e volentieri alle idee da lui espresse.  Le risposte sono state per lo più dirette, con una certa disponibilità a sottolineare i punti di comunanza dove entrambe le parti erano d’accordo. L’assenza di acrimonia ha reso le risposte più fluide, chiare e senza troppe circonlocuzioni.

Dopo un inizio aggressivo e orientato all’attacco, Walz ha rapidamente seguito l’esempio di Vance, adottandone il tono e cercando di trasmettere calma.

Vance ha cercato di smussare i toni aggressivi, moderando la sua solita retorica e riconoscendo che parte del pubblico potrebbe non condividere le sue posizioni o quelle di Trump. Ha presentato le idee dell’ex presidente con diplomazia, evitando di essere incalzato sui punti più controversi del suo operato, una mossa che voleva compiacere i sostenitori di Trump.

Walz, da parte sua, ha descritto Trump come inefficace e caotico. Sebbene abbia inciampato in alcuni passaggi, compreso un infelice lapsus in cui ha detto “Sono diventato amico degli autori di sparatorie nelle scuole” anziché riferirsi ai sopravvissuti, ha comunque fatto leva su temi centrali per i democratici, come il diritto all’aborto e la difesa della democrazia. Tuttavia, non ha usato il termine “strano,” il soprannome che Harris aveva affibbiato a Trump durante il loro dibattito tre settimane prima.

Il tema di apertura è stato il conflitto in Medio Oriente, dove le forze israeliane sono impegnate contro Hezbollah in Libano, e il lancio di missili su Israele da parte dell’Iran. “Ciò che conta in questo momento è una leadership stabile” ha dichiarato Walz. “Tutti abbiamo visto, durante un dibattito di qualche settimana fa, quando Donald Trump, quasi ottantenne, parla del numero dei presenti al suo comizio! Non ne abbiamo bisogno oggi.”

Vance ha replicato sostenendo che Trump è di suo una figura intimidatoria, la cui sola presenza sulla scena internazionale funge da deterrente. “”Il governatore Walz può criticare i tweet di Donald Trump, ma la diplomazia efficace e intelligente e la pace attraverso la forza sono il modo per riportare stabilità in un mondo molto fratturato,” ha detto.

Sull’aborto, entrambi hanno condiviso storie personali di donne. Walz ha parlato di Amanda Zurawski, una donna del Texas a cui è stato negato l’aborto nonostante avesse sviluppato un’infezione potenzialmente letale. Vance ha parlato di una cara amica che, gli avrebbe confidato la necessità di abortire perchè “la sua vita sarebbe stata distrutta avendo una relazione abusiva.”

Il senatore ha anche affermato di non aver mai sostenuto un divieto nazionale sull’aborto quando si era candidato per il seggio al Senato nel 2022.  Nel frattempo, Trump ha pubblicato sul suo sito social durante il dibattito che avrebbe posto il veto a un divieto nazionale sull’aborto, pur avendo rivendicato il merito della decisione della Corte Suprema di ribaltare la sentenza Roe vs. Wade, aprendo la strada agli Stati conservatori di vietare o limitare la procedura.

Walz e Vance hanno anche discusso di politiche abitative, (negli USA oggi mancano più di 4 milioni di case), economia e cambiamento climatico in seguito all’uragano Helene, che ha devastato diversi stati e causato almeno 160 morti.

“Sono certo che il governatore Walz si unisca a me nell’inviare il nostro cordoglio a quelle persone innocenti. Le nostre preghiere sono con loro,” ha detto Vance, dando una risposta molto diversa dal suo compagno di corsa, che ha accusato Biden e Harris di politicizzare la situazione.

Il dibattito è durato più dei 90 minuti previsti, eppure alcuni temi chiave non sono stati affrontati dai moderatori: l’Ucraina, i casi penali di Trump, l’ammissione dei trans-uomini alle competizioni femminili, ecc.

Non dimentichiamoci dei moderatori. Sebbene le giornaliste di CBS abbiano dimostrato maggiore correttezza rispetto ai loro colleghi di ABC durante il dibattito presidenziale, c’è stato un momento in cui Vance ha tentato di correggere Margareth Brennan nella verifica dei fatti riguardo l’immigrazione. L’inciampo è avvenuto ancora una volta, sui 15.000 haitiani residenti a Springfield e causa di molti problemi abitativi, economici, problemi che l’amministrazione Biden-Harris ha ignorato. Brennan, però, sosteneva che questi godessero di uno status legale. Mentre Vance cercava di spiegare la legge e Brennan cercava di passare ad altro argomento, i microfoni dei candidati sono stati chiusi. Peccato, perché sarebbe stato interessante approfondire l’argomento, “il dibattito” politico soprattutto considerando le premesse di cortesia e correttezza dimostrate da ambo.

Il ruolo di un candidato alla vicepresidenza è tipicamente quello di fare da “attaccante” per il candidato presidenziale, criticando l’avversario e il suo rappresentante sul palco. Sia Vance che Walz hanno eseguito alla lettera il mandato, tuttavia, in un periodo storico come questo dove la politica non sembra conoscere le le scuse, ieri sera a gran sorpresa, sia Walz che Vance hanno ammesso alcuni dei loro errori e citato vulnerabilità.

A Vance è stato chiesto di spiegare le sue passate dure critiche nei confronti dell’ex presidente, incluso quando aveva suggerito che Trump sarebbe stato “l’Hitler americano”. – “Quando sbagli e cambi idea, dovresti essere onesto con il popolo americano”, ha detto.

Walz, invece gli è stato chiesto di rivedere la sua affermazione durante un’intervista su NPR (la radio pubblica nazionale) dove sosteneva di essere stato molte volte in Cina, e soprattutto di essere stato a Hong Kong durante i disordini legati al massacro di Piazza Tiananmen nel 1989.

Di fronte alle sue dichiarazioni inesatte sui viaggi in Cina di anni fa, Walz si è difeso dicendo: “Non sono perfetto, a volte sono uno sciocco”. Infine, ha ammesso di aver sbagliato a parlare del suo passato.  Il dibattito ha mostrato molti momenti di cordialità che non ci aspettavamo. Concludendo Walz ha dichiarato: “ho apprezzato il dibattito di stasera, e credo ci siano molti punti in comune”. – “Anche io, amico,” ha risposto Vance.