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Elezioni USA: Tutta la verità nient’altro che la verità.

di Melissa de Teffé.

Scrive il Financial Times: “… Gli Stati Uniti stanno affrontando una crescita economica più lenta. Dal 2010, la crescita media annua è stata solo del 2,2%, e il Comitato del Congresso che si occupa del bilancio prevede che sarà in media solo dell’1,8% per il prossimo decennio. La Camera del Commercio degli Stati Uniti chiede ai candidati e ai funzionari eletti di adottare politiche per riportare la crescita ad almeno il 3% all’anno, per garantire un futuro migliore a tutti gli americani. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario sviluppare una forza lavoro più numerosa e qualificata, promuovere investimenti in tecnologie avanzate e sfruttare le opportunità del commercio e degli investimenti internazionali, evitando i dazi. L’importanza della relazione commerciale tra Stati Uniti ed Europa è fondamentale per entrambe le economie.” 

Detto questo, nonostante Harris abbia il supporto del 70% dei miliardari americani, hollywood, inclusa la pluri miliardiaria Taylor Swift, la maggior parte della stampa, l’intervista rilasciata alcuni giorni fa da 60 minutes, CBS, la trasmissione più importante negli Stati Uniti di giornalismo investigativo ha sicuramente dato uno spaccato chiaro sull’assenza di politiche economiche che sono al centro di questa elezione. 

I prezzi degli alimentari sono saliti del 25% e nel programma politico di Harris ci sarebbe una proposta di legge che proibirebbe l’aumento erratico e incontrollato dei prezzi, ma purtroppo mancano dettagli concreti. Seguono altre proposte, sempre con l’intento di migliorare la situazione economica interna che prevedono: una detrazione fiscale per il primo figlio, la prima casa, e per le start-ups. Tuttavia il Committee on Responsible Federal Budget, organizzazione apartitica e no-profit dedicata a sensibilizzare il pubblico sulle questioni fiscali più rilevanti, ha dichiarato che questa linea politica aggiungerebbe al già pesante debito pubblico dovuto al crisi del 2008, altri tre trillioni di dollari. A questo si aggiunge la necessità che le proposte vengano approvate dal Congresso, un passaggio tutt’altro che scontato, considerando che l’organo legislativo non ha mostrato finora alcun interesse a sostenere una politica finanziata attraverso l’aumento delle tasse per i più ricchi, senza però offrire alcun sollievo fiscale per la classe media, tanto citata dalla candidata.  

Un altro aspetto rilevante è che più di un quarto degli elettori afferma di non conoscere bene Kamala Harris, i suoi punti di forza o le fondamenta delle sue decisioni politiche. Già nella precedente campagna elettorale, Harris sosteneva Medicare for All (il piano di assistenza sanitaria nazionale), ora non più; all’inizio di questa campagna era contro la tecnica del fracking per l’estrazione del gas (sistema di estrazione del gas da terra con l’utilizzo dell’acqua) ora no; era pro immigrazione quasi senza frontiere, oggi non più; e il famoso Green Deal lo ha totalmente cancellato ieri (estrazione del petrolio, utilizzo universale di macchine elettriche, eolico, ecc.).  

Ma per l’America, il tallone d’Achille di Kamala è l’immigrazione illegale, incontrollata, che ha fatto sì che un enorme flusso di gente dall’Africa, Cina, e centro America si riversasse tra il Texas, la Florida e la California. Recentemente, la vicepresidente ha visitato il confine e ha pubblicamente sostenuto l’ultima e nuovissima decisione di Biden di adottare misure più severe per ridurre l’ingresso dei richiedenti asilo. Ovviamente questo ha sollevato il legittimo interrogativo del giornalista della CBS, Bill Whittaker, il quale ha chiesto perché queste stesse decisioni non siano state adottate quattro anni fa, evitando alla società i susseguenti drammi e morti dovuti  alla massiccia introduzione nel paese di droghe pericolose come il fentanil, alla tratta di essere umani schiavizzati dai cartelli della droga e la scomparsa di circa 150.000 bambini affidati dal Department of Human Services – HHS (il Ministero della Salute e dei Servizi Sociali) a persone non verificate, i quali, secondo un’inchiesta del New York Times dello scorso anno, non solo non sono inseriti nel sistema scolastico, ma sono o costretti a lavorare o, peggio ancora, venduti come “sex workers” – prostituzione.   

Ma perchè i repubblicani continuano a sostenere che queste siano le elezioni presidenziali più significative di quest’epoca? Secondo i calcoli matematici di Elon Musk, la ragione risiede nel numero assai elevato d’immigranti illegali, a cui è stato regalato il diritto di voto anche senza documentazione. Infatti è stata votata una settima fa la legge in California, che dà questo diritto. Una legge senza precedenti, unica anche a livello mondiale. Musk ritiene che il voto di questi immigrati inciderà pesantemente sui risultati negli Stati indecisi (swing states), i cui voti sono cruciali per determinare il vincitore. Secondo Musk, la situazione andrà poi via via peggiorando per le susseguenti nascite che apporteranno inevitabilmente più voti nel futuro ai democratici creando un vantaggio numerico rispetto ai repubblicani, insuperabile e quindi alterando per generazioni a venire l’equilibrato sistema elettorale creato dai padri fondatori.  

In questo monumentale esercizio di equilibri pericolosi il grande protagonista è la stampa. Tutta la stampa negli Stati Uniti, ad eccezione di Fox News, di proprietà di News Corp la società dell’Australiano Rupert Murdock,  X di Elon Musk, Facebook e Instagram di Zuckerberg, (che da quest’anno come ha dichiarato nella sua lettera aperta: “non risponderò più a nessuna richiesta/pressione politica” -si riferisce a quelle di Biden quando gli chiese di cancellare dalle sue piattaforme dichiarazioni a sfavore della sua amministrazione-, sta dando il peggio di sè al punto che districarsi fra il vero e il falso è un lavoro arduo. Sono tutti editorialisti e sono tutti pro partito democratico e hanno dimenticato il senso e il valore del loro mestiere. Ecco un paio di esempi: pare che Kamala abbia telefonato al governatore della Florida DeSantis riguardo all’uragano Milton, in arrivo  questo weekend, e lo abbia accusato di non aver risposto alla sua telefonata. DeSantis nega di aver mai ricevuto la telefonata, ma di aver parlato sia con Biden, che con i preposti rappresentanti federali per questa emergenza. Tutta la stampa è a favore di Kamala e contro DeSantis, governatore repubblicano. D’altro lato vista la gravità dell’emergenza nell’organizzare l’evacuazione di centinaia di migliaia di persone DeSantis ha affermato che un’incombente tragedia non è un luogo politico. Le dichiarazioni di Hillary Clinton che durante un’intervista alcuni giorni or sono, ha esplicitamente detto che è necessario controllare le piattaforme dei socialmedia, come X Instagram o FB. Per questa e altre dichiarazioni simili persino Musk sempre nella stessa intervista ha dichiarato che se Trump non dovesse vincere,  è certo di venir incarcerato. 

A sottolineare le fragilità dei media, proprio in questo periodo, Ruper Murdock titolare di Fox TV, unica emittente conservatrice di tutti gli Stati Uniti ha chiesto al tribunale del Nevada (unico Stato della Repubblica che ammette un processo a porte chiuse), di cambiare alcuni termini del suo fondo fiduciario, che prevede, alla sua morte,una distribuzione equa fra i suoi primi quattro figli (ne ha sei, ma i due rimanenti riceveranno solo dei proventi).  Il secondo genito, James e sua moglie Kathryn, nota democratica, hanno lamentato la linea editoriale di Fox TV come troppo conservatrice. Murdock Sr., nonostante abbia quasi sempre usato il chinese wall tra la linea editoriale e la proprietà (vedi quanto fatto per il Wall Street Journal) viste le diverse opinioni politiche, vuole lasciare la direzione di tutto l’impero mediatico a Lachland, il primogenito, e l’unico che guiderebbe News Corp con idee analoghe rispetto ai fratelli. Ecco quindi la necessità di un cambio. News Corp abbraccia propirieta di media in 3 continenti: Inghilterra, Stati Uniti, Australia.   

Se Rupert non riuscisse a modificare gli accordi esistenti, anche Fox si allineerebbe al resto della stampa statunitense con un orientamento a sinistra. 

Infine, cosa temono i democratici in caso di vittoria di Trump? Un’ampia preoccupazione è che il “vaso di Pandora”, finora sigillato e tenuto nascosto, possa essere finalmente aperto.  All’interno ci sarebbero informazioni compromettenti, come la lista dei frequentatori delle proprietà di Jeffrey Epstein. Ad oggi sappiamo di Clinton che avrebbe compiuto almeno 26 viaggi nel boeing personale del faccendiere pedofilo; Bill Gates,che  nonostante abbia dichiarato di aver fatto solo due cene con Epstein, ha subìto il divorzio dalla moglie, una volta che la sua relazione con il miliardario è venuta a galla; Reid Hoffman cofondatore di Paypal, anche lui grande frequentatore di viaggi e feste private.  

Un altro segreto riguarda l’assassinio di John F. Kennedy e di Bob Kennedy le cui documentazioni sono state revisionate, redatte e alcune secretate. Se Trump vincesse, Robert Kennedy Jr. diventerebbe Procuratore Generale, e avrebbe l’opportunità di leggerle, e con il permesso presidenziale rendere pubbliche queste informazioni. 

Infine è di ieri la notizia che CBS ha manomesso le risposte della Harris, nella sua intervista di 60 minutes. Nel link viene descritta una di queste con ambo versioni: la prima risposta  seguita dalla seconda, editata, che descrive la politica americana riguardo Israele.  Nonostante Whittaker sia stato l’unico giornalista negli Stati Uniti, ad oggi, ad incalzarla, CBS, evidentemente per le pressioni democratiche, ha deciso di pubblicare alcune pillole dell’intervista con le risposte riviste. Harris, infatti è famosa per le sue repliche senza senso. Infatti è spesso soprannominata “Salad Harris” che per noi sarebbe  “Il minestrone Harris”, tante parole inconcludenti.  

Speriamo che le famose sorprese di ottobre siano finite, ma qualcosa mi dice che non sarà così.