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Fra i tanti litiganti sarà l’Intelligenza Artificiale a vincere?

di Melissa de Teffè, dagli Stati Uniti – Giornalista con Master in Diplomazia presso l’ISPI, esperta di politica statunitense.

Nella evidente corsa a chi arriverà prima, si conclude oggi il Summit di Parigi sull’Intelligenza Artificiale, dove si confrontano i protagonisti globali, tra politici e CEO delle più grandi aziende tecnologiche, per capire, incontrandosi faccia a faccia, chi sta facendo cosa e chi farà cosa davvero creando “la difference”.

Intanto si consumano, e non tanto dietro le quinte, le prime sfide e battaglie: Altman Ceo di Open AI, e parte del progetto Star Gate da 500 miliardi, insieme a Oracle, SoftBank e MGX, rifiuta l’offerta del suo ex partner Musk di vendergli la struttura di ricerca di intelligenza artificiale; Musk avvelenato, accusa velatamente Trump di barare, sapendo che i fondi per il progetto non ci sono, e Trump, seccato, (ecco che già iniziano gli screzi tra i due), reclama il potere della “sua presidenza”, facendo capire a chiare lettere che è lui a decidere i giochi in casa propria.

A rappresentare gli Stati Uniti al Summit, c’è il Vicepresidente JD Vance, che con molta chiarezza ha sottolineato l’impegno dell’amministrazione Trump a guidare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) abbracciando questa innovazione globale con entusiasmo e non con paura per la possibile perdita di posti di lavoro, ma rifacendosi al discorso dell’indiano Modi, co organizzatore con Macron dell’evento, a quanto sia positivo l’utilizzo dellIA nel campo medicale.

Parigi, per Vance è stata l’occasione perfetta per criticare le rigide normative dell’Unione Europea, che dalla creazione del GDPR (25 maggio 2018), sono state causa di molte complicazione per gli USA. Ha proseguito avvertendo che un eccessivo controllo normativo, soffocherebbe l’innovazione e ostacolerebbe la crescita di questo settore trasformativo. Vance ha affermato che, sebbene sia importante garantire la sicurezza, una regolamentazione eccessiva potrebbe impedire i progressi tecnologici che l’IA promette.

Però la realtà negli Stati Uniti non è così edulcorata come Vance la racconta: un libero mercato dove tutti si rispettano. Al contrario, la percentuale di furti di identità, le innumerevoli difficoltà ad eseguire semplici operazioni bancarie come un bonifico interno vedono il povero cittadino subissato dal dover sempre e continuamente con la scusa della frode dimostrare la propria identità. Le regole negli Stati Uniti non sono costruite per proteggere la privacy dell’individuo, ma per aumentare i guadagni corporate e facilitare i business rispetto alla persona. Se in Italia si soffre per le continue sollecitazioni telefoniche commerciali, qui negli Stati Uniti parlare con un operatore umano è quasi un miracolo.

Chiudendo il suo intervento, Vance ha anche messo in guardia i presenti contro la collaborazione con regimi autoritari, facendo un ovvio riferimento alla Cina, ma senza nominarla. Partnership di questo tipo potrebbero compromettere la sicurezza nazionale e l’integrità tecnologica, ha sostenuto. È necessario, quindi, creare quadri normativi internazionali che promuovano lo sviluppo dell’IA senza imporre misure restrittive.

Il summit, organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron e come detto sopra, dal primo ministro indiano Narendra Modi, ha offerto un’occasione per discutere vis a vis le opportunità e le sfide globali legate all’IA, in un periodo in cui l’adozione dell’IA sta avvenendo a un ritmo accelerato in tutto il mondo. Sia Macron che Modi hanno sottolineato l’importanza di un approccio regolato ed equo, incentrato sulla protezione dei diritti umani, mentre gli Stati Uniti, sotto la leadership di Trump, si sono focalizzati sul libero mercato e l’innovazione, proponendo una regolamentazione flessibile.

Non c’è dubbio che in questo panorama, gli attori principali, oggi, sono: al primo livello, quello più importante, i governi rappresentati dai capi di Stato, circondati dalle poche società tecnologiche leader nel campo, soprannominate “I Magnifici 7”; al secondo livello a scendere,  abbiamo le società di consulenza o servizi accompagnate da quelle di prodotto che insieme creano il legame b2b e infine la popolazione.

Decido quindi di chiedere a chi ne sa più di me come analizzare questo paesaggio internazionale che non è per niente rassicurante. Parlo con Bianca de Teffé Erb, dottoranda in AI & the future of work, esperta di AI Governance & Ethics e Rapporteur per il Parlamento europeo sul tema “AI Ethics by Design”, e le chiedo di spiegarmi come leggere quello che vediamo evolversi davanti ai nostri occhi a velocità spaziali senza cadere nelle politiche dei singoli paesi.

Bianca de Teffé Erb

Bianca de Teffé Erb: Nello scenario globale, l’economia sta vivendo un periodo di stagnazione importante, dovuta alla standardizzazione dei mercati, all’inflazione e ai debiti pubblici che pesano su gran parte delle nazioni. A fronte di ciò, si sta assistendo a un’inversione di rotta, con un focus sempre più orientato verso soluzioni nazionali e non globali. Sicuramente l’intelligenza artificiale sarà una delle più importanti soluzioni per far ripartire l’economia perché migliorerà la produttività senza compromettere il valore del servizio o del prodotto a condizione che sia adeguatamente istruita. Settori come quello della finanza, e soprattutto il medicale usano già applicazioni che ottimizzano i processi e migliorano l’efficacia dei servizi. Ma questa è un’evoluzione molto rapida, forse troppo veloce.

Domanda: “Ascoltando i vari interventi al Summit di Parigi, ci troviamo ancora una volta di fronte a due blocchi l’Unione Europea da un lato, che ha già legiferato sul rispetto della privacy con il GDPR e l’etica dell’IA con l’AI Act, e dall’altro con gli Stati Uniti, oggi rappresentati dal Vicepresidente Vance, che coglie l’occasione per criticare la regolamentazione europea, che, secondo lui blocca e rallenta lo sviluppo dell’IA.  Chi ha ragione?

Bianca: Citerò come esempio noto quello di Bard, un modello conversazionale progettato per competere con ChatGPT, lanciato da Google nel 2023. Spinta dalla pressione di innovare rapidamente, l’azienda ha accelerato il rilascio senza adeguate verifiche etiche, causando problemi significativi, con risposte sbagliate e bias discriminatori, sollevando di conseguenza forti dubbi sulla sua affidabilità. Non contenti del primo flop, l’anno seguente, nel 2024, Google DeepMind lancia Gemini 1.5. Anche questo è stato fallimentare e direi peggio del primo, causando giustamente polemiche a 360 gradi. Nel tentativo mal calibrato di evitare pregiudizi ed essere bilanciati, Gemini finì per generare immagini distorte a causa della “diversity overcorrection”. La più nota  è stata quella di George Washington con la pelle nera e non bianca. Ovviamente Google ha subito sospeso la funzione scusandosi.

Questi due episodi dimostrano come la corsa all’innovazione senza un solido framework di governance ed etica possa trasformarsi in un boomerang, minando la fiducia del pubblico e mettendo in discussione l’etica delle big tech.

Domanda: E l’Unione Europea, invece, come si propone oggi?

Bianca: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato durante il Summit, che prevede un investimento significativo per rafforzare le capacità dell’Unione Europea nell’IA, con un ulteriore investimento di 50 miliardi di euro, portando l’investimento totale a 200 miliardi di euro, grazie anche ai fondi privati provenienti dall’Iniziativa Europea per i Campioni dell’IA. Questo investimento dovrebbe sviluppare tecnologie industriali per posizionare l’Europa come leader nell’innovazione dell’IA. Von der Leyen ha enfatizzato l’importanza di adottare l’IA per migliorare la competitività, la sicurezza e la salute pubblica, volendo assicurarci che i benefici saranno accessibili a tutti. L’idea è di costruire degli HUB o “Gigafabbriche” per favorire la collaborazione tra ricercatori, imprenditori e investitori, ispirandosi al successo del laboratorio CERN di Ginevra.

Tornando però al punto centrale e quello più criticato, ossia il legislativo, come rapporteur ho avuto modo di vedere più da vicino la necessità di regolamentazione. L’UE ad Aprile dell’anno scorso ha adottato l’AI ACT ossia il primo Regolamento sull’Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo di stabilire un quadro normativo generale per bilanciare l’innovazione con la protezione dei diritti fondamentali dell’individuo. Questo regolamento si integra con il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), creando così un sistema normativo che mira a garantire la privacy, l’equità, la trasparenza e la sicurezza nell’uso dell’IA.

L’Europa è sicuramente leader nella creazione di un’IA etica, perché fornisce il primo quadro normativo e di riferimento globale per proteggere i diritti individuali con l’avanzamento tecnologico. Tuttavia, l’adozione di tali norme a livello mondiale è una sfida significativa.

Domanda: E la Cina?

Bianca: Dietro la sua apparente reticenza, la Cina cela in realtà il livello di progresso di talento e di tecnologia più avanzato al mondo, grazie a una strategia di investimento massiccio e a una pianificazione a lungo termine nel campo dell’IA e delle tecnologie emergenti. Come scrive Suleyman in The Coming Wave: “La Cina ha più dei cinquecento supercomputer, i più potenti al mondo,… ha una quota impressionante e in crescita, di persone dedicate alla ricerca sull’IA….le istituzioni cinesi hanno pubblicato ben quattro volte e mezzo più articoli sull’IA ….., superando ampiamente gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’India e la Germania messe insieme.  …..  Dalla cleantech alla bioscienza, la Cina sta facendo rapidi progressi in tutti i settori delle tecnologie fondamentali, investendo su scala epica, diventando un colosso della proprietà intellettuale con ‘caratteristiche cinesi’.  Più di quattrocento ‘laboratori chiave statali’ ancorano un sistema di ricerca pubblico-privato magnificamente finanziato, che copre tutto, dalla biologia molecolare alla progettazione di chip.”

Se pensiamo che la Cina ha registrato un significativo aumento nel numero di laureati in ingegneria informatica, dove ad esempio nel 2019, circa 8,34 milioni di studenti cinesi si sono laureati in discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), rappresentando circa il 45,4% del totale dei laureati nel paese. In confronto, negli Stati Uniti, nello stesso anno, si sono laureati circa 568.000 studenti in discipline scientifico-tecnologiche, appena il 7% della popolazione statunitense. Questa disparità evidenzia il divario crescente nella formazione di talenti tecnologici, che alimenta ulteriormente il primato della Cina nell’innovazione e nello sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Concludendo Bianca mi fa un raffronto molto italiano e molto calzante.

Bianca: è come voler guidare una Ferrari a tutta velocità: l’Unione Europea vuole mettere la cintura di sicurezza e l’airbag in caso di collisione, gli Stati Uniti no. Per i cinesi è impossibile avere una risposta, perché non abbiamo informazioni sufficienti.

Volendo spezzare una lancia a favore degli Stati Uniti, trascrivo qui di seguito tradotto quanto pubblicato dalla Casa Bianca: “ULTIM’ORA – La Casa Bianca chiede commenti pubblici sulla Strategia Nazionale per l’IA (6 febbraio 2025)

👉🏼 L’Ufficio per la Politica Scientifica e Tecnologica della Casa Bianca ha lanciato una Richiesta di Informazioni per lo Sviluppo di un Piano d’Azione sull’Intelligenza Artificiale (IA). 📑 “Attraverso questa Richiesta di Informazioni (RFI), OSTP e l’Ufficio Nazionale per la Ricerca e lo Sviluppo delle Tecnologie dell’Informazione e delle Comunicazioni cercano il contributo del pubblico, comprese le università, i gruppi industriali, le organizzazioni del settore privato, i governi statali, locali e tribali, e qualsiasi altra parte interessata, su azioni prioritarie che dovrebbero essere incluse nel Piano.”

“L’amministrazione Trump è impegnata a garantire che gli Stati Uniti siano il leader indiscusso nella tecnologia dell’IA” – “Questo Piano d’Azione per l’IA è il primo passo per garantire e rafforzare il dominio americano nell’IA, e non vediamo l’ora di incorporare i commenti del pubblico e le idee innovative” ha dichiarato Lynne Parker, primo Vicedirettore dell’Ufficio per la Politica Scientifica e Tecnologica (OSTP). Anche il popolo potrà dire la sua.