Lebanon’s Hezbollah members carry Hezbollah flags during the funeral of their fellow fighter Adnan Siblini, who was killed while fighting against insurgents in the Qalamoun region, in al-Ghaziyeh village, southern Lebanon

Hezbollah: next stop? Il rischio di una guerra con Israele. Il commento di C. Bertolotti

di Claudio Bertolotti

Dall’intervento di Claudio Bertolotti a SKY TG24 MONDO, ospite di Roberto Tallei (Puntata del 19 giugno 2024, h. 19.20.

L’intervento di C. Bertolotti a SKY TG 24, ospite di Roberto Tallei:
LINK ALLA PUNTATA Sky Tg24 Mondo, la puntata del 20 giugno | Video Sky

Quali differenze possiamo rilevare tra la guerra a Gaza e un’eventuale guerra in Libano?

Possiamo considerare i due conflitti, quello combattuto a Gaza e quello ipotetico contro Hezbollah molto differenti. Il primo, quello di Gaza si inserisce in un contesto politico-sociale e religioso omogeneo dove Hamas, di fatto governa un popolo e un territorio. In Libano, al contrario, abbiamo un attore, Hezbollah, che rappresenta una delle minoranze che compongono il Paese e che potrebbe doversi scontrare – in caso di guerra con Israele – anche con i competitor interni, dai gruppi di potere sunniti a quelli cristiani. Insomma, a Gaza l’ipotesi peggiore è quella di una guerra urbana e sotterranea, così come la stiamo osservando da 8 mesi, che potrebbe trasformarsi in guerra insurrezionale. E questo sarebbe lo scenario peggiore per Israele. In Libano, al contrario, lo scenario peggiore è quello della guerra civile, dove Hezbollah potrebbe dover affrontare anche uno o più fronti interni oltre a quello con Israele aprendo così all’ipotesi di un allargamento regionale del conflitto.

Israele ha le forze per tenere aperti entrambi i fronti?

Ha le forze, la capacità militare e la dottrina strategica israeliana prevede l’organizzazione e la struttura adeguata per gestire un’escalation orizzzontale che preveda la partecipazione di tutti i competitor a livello regionale: dai piccoli eserciti di Hezbollah e Hamas, allo scontro aperto con l’Iran. Essere preparati a farlo impone però un sostegno indiscusso e costante da parte statunitense. Un sostegno che lo stesso Biden ha dimostrato di non voler far venire meno e che un’ipotetica amministrazione Trump non avrebbe difficolatà a garantire.

Netanyahu in polemica con gli USA per mancata fornitura di alcune armi. Quanto Israele dipende dagli USA?

le Forze di Difesa Israeliane sono una delle forze armate più capaci ed efficaci del mondo, ma dipendono in maniera rilevante dalle armi statunitensi, a partire dalle armi individuali, fucili leggeri, al rifornimento di bombe aeree di precisione, colpi di artiglieria, motori dei carri armati, il sistema di difesa aerea Iron Dome, fino agli aerei F-35. Di fatto è un contributo strategico, senza il quale Israele non può condurre una campagna militare estesa nello spazio e nel tempo.

Hezbollah come è equipaggiato? E’ perseguibile l’obiettivo di cancellare Hezbollah?

Miglior esercito di fanteria leggera a livello regionale, dopo quello israeliano ovviamente. Con una prolungata esperienza di guerra in Siria al fianco del regime di Bashar al-Assad e delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Conta circa 20.000 effettivi e altrettanti miliziani part-time e un arsenale con più di 100.000 tra razzi e missili con cui minaccia Israele. È una minaccia, si, ma non esistenziale per lo stato di Israele, almeno sul piano militare.

Finora Nasrallah, il leader di Hezbollah, abbaia ma non morde. Perché?

È il timore di uno scontro diretto con Israele e il rischio di precipitare il Libano in una guerra civile, dove potrebbe trascinare i gruppi politico-religiosi libanesi in uno scenario simile a quello degli anni 80, ossia quello di una guerra civile devastante che potrebbe portare alla fine dello stesso Stato libanese così come lo conosciamo oggi, basato su precari equilibri interni a rischio di collasso.

Un eventuale conflitto con Hezbollah sarebbe la pietra tombale sul possibile accordo per il cessate il fuoco a Gaza?

Non è detto. E comunque l’ipotesi potrebbe non incidere sulla volontà di Hamas di proseguire il conflitto; questo perché il gruppo palestinese non vuole nessun accordo, così come dimostrato sino ad oggi, nei fatti e nelle parole dei suoi leader politico-militari – da Sinwar a Haniyeh.

Al contrario, è vero che un maggior impegno militare potrebbe indurre Israele a concedere qualcosa di più in caso di dialogo negoziale, ma a fare gli accordi occorre essere in due e le posizioni, nonostante le ultime aperture israeliane, sembrano abbastanza definite da parte di Hamas che, coerentemente con la sua storia e i suoi obiettivi, perseguirà lo scopo principale: indebolire Israele per mirare alla sua distruzione.