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Il messaggio di Macron e la ridefinizione dell’identità europea

di Andrea Molle

(Immagine di copertina: Foto di Guillaume Périgois su Unsplash)

Il recente discorso del Presidente francese Emmanuel Macron in cui si esorta l’Europa al riarmo non è solo un campanello d’allarme, ma un momento decisivo per la sicurezza del continente e il suo ruolo nella geopolitica globale. Dichiarando che l’Europa non può più “vivere dei dividendi della pace”, Macron ha riconosciuto una realtà che molti leader europei hanno a lungo preferito ignorare. Il mondo è cambiato e l’assunto post-Guerra Fredda secondo cui la sicurezza europea poteva essere delegata agli Stati Uniti non è più sostenibile. È giunto il momento di una maggiore autonomia strategica.

Al centro del messaggio di Macron vi è la crescente minaccia rappresentata dalla Russia. La guerra in corso in Ucraina, insieme agli sforzi più ampi di destabilizzazione della Russia in Europa, sottolineano l’urgenza della situazione. Gli Stati Uniti sono stati un alleato cruciale, ma il loro panorama politico sta cambiando e le future amministrazioni potrebbero non essere altrettanto impegnate nella sicurezza europea come in passato. La proposta di Macron di estendere la deterrenza nucleare francese agli alleati europei rappresenta un cambiamento strategico fondamentale — uno di quei momenti che ridefiniscono il quadro della sicurezza europea. Non un regalo, e certamente non la condivisione del controllo operativo, ma una vera e propria offerta per l’acquisto della leadership della Difesa Europea.

Questo cambiamento è particolarmente interessante data la postura storica della Francia sulla difesa. Fin dalla presidenza di Charles de Gaulle, la Francia ha perseguito una strategia di difesa indipendente, enfatizzando la sovranità nazionale piuttosto che l’affidamento alla NATO. Nel 1966, de Gaulle ritirò la Francia dal comando militare integrato della NATO, affermando che la Francia avrebbe dovuto controllare la propria politica militare piuttosto che essere subordinata alla leadership degli Stati Uniti. Sebbene la Francia sia rientrata nella struttura di comando della NATO nel 2009 sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy, la sua deterrenza nucleare è sempre rimasta strettamente sotto controllo nazionale. La disponibilità di Macron a discutere l’estensione dell’ombrello nucleare francese segna una significativa deviazione da questa posizione tradizionale, segnalando una nuova era nella difesa europea, ma allo stesso tempo un ritorno al paradigma gollista.

Le implicazioni di questo cambiamento si estendono oltre la Francia. L’Unione Europea sta già esplorando massicci investimenti nella difesa, potenzialmente mobilitando centinaia di miliardi di euro. Questa mossa segnala l’intenzione di ridurre la dipendenza dalla NATO, o perlomeno di stabilire un pilastro europeo più forte all’interno dell’alleanza. Se riuscisse, questa trasformazione potrebbe alterare l’equilibrio del potere globale, rendendo l’Europa un attore più indipendente sulla scena mondiale.

L’Italia si trova a un bivio in questo nuovo paradigma e il tempo per una decisione stringe. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato l’importanza dell’unità occidentale, avvertendo che la divisione sarebbe “fatale per tutti”. L’Italia, storicamente cauta nelle spese per la difesa, potrebbe ora essere costretta ad aumentare significativamente il proprio budget militare. Inoltre, mentre si evolvono le discussioni sulla deterrenza nucleare europea, l’Italia potrebbe essere costretta a riconsiderare le proprie politiche strategiche. Dovrebbe allinearsi più strettamente alla visione francese, mantenere la sua tradizionale dipendenza dall’ombrello nucleare statunitense o Roma opterà piuttosto per creare una propria “Forza di Deterrenza”?

In ogni caso, il discorso di Macron non riguardava solo la spesa militare; riguardava la ridefinizione dell’identità europea. L’era della compiacenza europea in materia di difesa è finita. La domanda ora è se i leader europei, in particolare in Italia, siano disposti a cogliere l’occasione e assumersi le responsabilità che accompagnano la vera autonomia strategica. Se non agiranno, il costo potrebbe non essere solo la sicurezza dell’Europa, ma il suo posto stesso nell’ordine mondiale.




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