ISPI Podcast Globally: Quali sono le strategie militari messe in campo in Ucraina?
Dopo quasi un mese di guerra, Kyiv teme l’assedio mentre Mariupol è sul punto di cadere. Per l’esercito ucraino, però, le forze di Mosca non stanno ottenendo nessuno dei principali obiettivi di guerra. Cosa ci aspettiamo dall’esercito russo nel prossimo futuro?
Francesco Rocchetti, Segretario Generale dell’ISPI, e Silvia Boccardi, giornalisti di Will, ne parlano con Claudio Bertolotti, ricercatore associato dell’ISPI e Direttore di START InSight.
- Sarebbe dovuta essere una guerra lampo, è diventata una guerra di logoramento. Come è cambiata la strategia russa sul campo, dopo aver incontrato una resistenza inaspettata?
- Quali siano stati gli errori strategici di Putin e dei vertici militari russi in Ucraina?
- I negoziati vanno avanti ma in molti dicono che per Putin sia solo un modo di prendere tempo, cosa ne pensi?
- Come procede lo scontro nei 3 terreni classici della contesa militare per i russi: aria (aerei, elicotteri, missili), terra (assedi, spostamento di truppe), acqua (operazioni anfibie, supporto missilistico navale)? E come rispondono gli ucraini?
A queste domande risponde Claudio Bertolotti
“Le forze armate ucraine non hanno la capacità di contrattaccare le forze russe attraverso operazioni risolutive ma, come dimostrato sul campo, sono capaci di rallentarne lo slancio offensivo colpendo ai fianchi e le retrovie. Per questa ragione lo schema di difesa adottato dalle forze ucraine è “areale” (o a “istrice”, come ben descritto da Fabio Riggi per START InSight): gli ucraini di fatto non hanno creato linee difensive definite sul terreno in modo tale da fermare il nemico, bensì hanno allestito i loro capisaldi attorno alle città, o all’interno delle città, con la consapevolezza che ciò avrebbe significato sacrificarle e/o sottoporle all’attacco russo. Avrebbero potuto schierarsi fuori dai centri abitati ma questo avrebbe significato una resistenza dalla vita brevissima e una veloce vittoria russa. Per cui, razionalmente, gli ucraini hanno scelto le città come elementi difensivi. Si sa, le città sono aree in cui nessun esercito vuole combattere, lo si fa solo se strategicamente necessario: e non a caso i russi si sono lasciati alle spalle molti piccoli e medi centri abitati, con all’interno molte guarnigioni ucraine che vanno a costituire delle vere e proprie spine nel fianco per le unità russe, in particolar modo per quelle logistiche deputate ai rifornimenti. Tutto ciò definisce un quadro del sistema difensivo ucraino che non avendo la capacità di contrattaccare ricacciando i russi sulle loro posizioni, ha scelto una difesa a oltranza portando così la guerra che abbiamo definito ‘guerra lampo’ a trasformarsi in una guerra di logoramento e attrito: questo è l’effetto della capacità e della volontà di difesa ucraina.
Accettando di pagare a caro prezzo, come l’esperienza di Mariupol ci conferma: con gli attacchi con l’artiglieria e con i missili russi a danno di obiettivi civili e militari i risultati sono devastanti e lo saranno sempre di più con il trascorrere del tempo e in conseguenza di una scelta molto razionale. Ma è il prezzo da pagare per garantire la sopravvivenza dello Stato ucraino. Il governo di Kyiv ha accettato di fare immensi sacrifici in cambio di un obiettivo di più lungo termine.” (ESTRATTO)
Globally è il nuovo podcast di ISPI e Will sulla politica internazionale. Ogni settimana, cercheremo di dare gli strumenti per analizzare e orientarci tra scenari sociali, economici e politici in continuo mutamento, in soli 15 minuti.
Dalla diplomazia dei vaccini alla COP26, dall’America secondo Biden alla crisi in Etiopia, dalla geopolitica dei semiconduttori alla ritirata USA dall’Afghanistan: i temi più caldi dell’attualità internazionale nelle prime puntate di Globally.
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