DALL·E 2024-11-19 14.32.45 – An artistic representation of global geopolitical strategies with a focus on Russia’s digital diplomacy, cyber warfare, and artificial intelligence. T

La strategia russa: offensiva (azione e interferenza), difensiva e deterrente. Diplomazia digitale, guerra informatica e intelligenza artificiale nella competizione globale.

di Claudio Bertolotti.

Abstract

Questo articolo esplora la strategia russa di diplomazia digitale, guerra informatica e uso dell’intelligenza artificiale (AI) come strumenti fondamentali nella competizione globale. La soft diplomacy russa, inizialmente accolta con favore, ha subito evoluzioni altalenanti a causa di campagne informative che hanno danneggiato l’immagine internazionale del paese. Negli ultimi anni, la Russia ha sviluppato una “diplomazia digitale” per influenzare l’opinione pubblica internazionale, sfruttando strumenti come i social media per diffondere messaggi polarizzanti e notizie alternative. Parallelamente, il paese ha potenziato le sue capacità di guerra informatica, considerandola una componente essenziale delle operazioni di informazione e un mezzo per raggiungere un equilibrio militare asimmetrico contro l’Occidente. L’uso dell’AI amplifica queste operazioni, consentendo la creazione di disinformazione su vasta scala e potenziando tecniche di spionaggio e attacchi cibernetici, con l’obiettivo di destabilizzare gli avversari e consolidare l’influenza russa a livello globale.

Soft diplomacy pubblica, diplomazia digitale e operazioni informatiche

All’inizio del 21° secolo, l’affermarsi della soft diplomacy pubblica russa è stata accolta con ottimismo sia dagli analisti che dall’opinione pubblica internazionale. Tuttavia, successivamente, la diplomazia pubblica russa ha attraversato diverse fasi altalenanti a causa di campagne informative che hanno danneggiato l’immagine della Russia a livello globale, in particolare dopo il conflitto russo-georgiano del 2008.

Negli ultimi anni, l’avanzamento delle tecnologie dell’informazione e la crescente diffusione dei social media hanno introdotto la cosiddetta “diplomazia digitale”. Questa forma di comunicazione, lanciata per la prima volta dall’amministrazione Obama, consiste in un dialogo diretto tra i governi e la comunità degli utenti Internet, conosciuta come netizen o cybercittadini, con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica. Inizialmente, la diplomazia digitale è stata apprezzata per la sua capacità di esercitare un impatto significativo sull’opinione pubblica internazionale durante i conflitti, grazie a strategie di comunicazione mirate, guerra psicologica e operazioni online.[1] Tuttavia, ben presto si è rivelato l’aspetto negativo della diplomazia digitale, soprattutto quando alcuni regimi autoritari hanno utilizzato le risorse di Internet per manipolare il traffico online, con l’obiettivo di ostacolare i gruppi dissidenti e l’opposizione politica.[2]

Un altro aspetto significativo legato al progresso digitale dell’informazione è l’uso crescente della guerra dell’informazione, ora potenziata dall’intelligenza artificiale, che è diventata un fattore cruciale nel raggiungimento di obiettivi strategici.[3]

La strategia e la dottrina russe hanno sempre attribuito grande importanza alla sicurezza informatica e alle operazioni cibernetiche, considerandole una parte essenziale delle più ampie operazioni di informazione. Questo approccio rende spesso indistinguibile la linea di confine tra capacità militari e civili, poiché entrambe collaborano all’interno della strategia nazionale complessiva. Le principali agenzie informatiche russe, infatti, partecipano attivamente, anche ai più alti livelli, all’interno del Consiglio di sicurezza del governo, che include membri come il ministro della Difesa, il capo del Servizio di sicurezza federale (FSB) e il capo di stato maggiore generale.

La dottrina militare del 2015, che ha preceduto la dottrina per la sicurezza informatica del 2016, sottolinea l’importanza della protezione dello spazio cibernetico come parte integrante della sicurezza nazionale russa, affidando questo compito alle forze armate. In linea con questa dottrina, nel 2017 la Russia ha istituito “unità per le operazioni di informazione”, inizialmente concepite per la difesa del cyberspazio, ma che hanno rapidamente assunto un ruolo più ampio, includendo attività di informazione tradizionali e operazioni psicologiche. La “Direzione Principale dello Stato Maggiore” (GU), precedentemente nota come GRU, insieme ai suoi comandi subordinati, come l’85° Centro Servizi Speciali Principali (Unità 26165) e il 72° Centro Servizi Speciali (Unità 54777), sotto il diretto controllo del capo di stato maggiore delle forze armate russe, è considerata l’entità principale responsabile delle operazioni cibernetiche offensive e di influenza.

Figura 1. Evoluzione della Diplomazia russa e delle operazioni informatiche.

Il grafico in Figura 1 rappresenta l’evoluzione della diplomazia russa e delle operazioni informatiche, mostrando come queste siano diventate sempre più influenti nel tempo. Le fasi temporali sono così illustrate:

Prima fase: inizio del 21° secolo – Introduzione della soft diplomacy pubblica.

Seconda fase: 2008-2012 – Sviluppo della diplomazia digitale e delle prime operazioni informatiche, specialmente dopo il conflitto russo-georgiano.

Terza fase: 2013-Presente – Consolidamento e intensificazione delle operazioni informatiche e dell’influenza attraverso la diplomazia digitale, potenziate dall’intelligenza artificiale.

Il grafico evidenzia un aumento progressivo del livello di influenza di queste strategie nel contesto globale.

La diplomazia pubblica della Russia: tra strategia e meccanismi

La diplomazia pubblica russa contemporanea si fonda sulla strategia di politica estera delineata nel 2013. In un articolo intitolato “Russia and the Changing World“, pubblicato nel febbraio 2012, il presidente russo Vladimir Putin ha definito il soft power come un insieme di strumenti e metodi per conseguire obiettivi di politica estera senza ricorrere all’uso di armi o altre forme di pressione, con un’enfasi particolare sull’utilizzo della leva finanziaria.[4]  In linea con questa visione, il “Concetto di politica estera della Federazione Russa”, approvato da Putin nel febbraio 2013, dichiara che il soft power, un insieme completo di strumenti per il raggiungimento degli obiettivi di politica estera basato sul potenziale della società civile, dell’informazione, e su metodi e tecnologie culturali alternativi alla diplomazia tradizionale, è diventato una componente essenziale nelle relazioni internazionali contemporanee.

Tuttavia, l’intensificazione della competizione globale e l’aumento del rischio di crisi possono talvolta portare a un uso distorto e illegale del soft power e dei diritti umani «per esercitare pressioni politiche sui paesi sovrani, interferire nei loro affari interni, destabilizzare la situazione politica e manipolare l’opinione pubblica, anche attraverso il finanziamento di progetti culturali e sui diritti umani».[5] La citazione inquadra molto bene l’atteggiamento della Russia verso il concetto di soft power, inteso come motore delle cosiddette “rivoluzioni colorate” e delle attività dell’Occidente che la Russia considera sfavorevoli per sé stessa. Russia che, nello sviluppo della propria diplomazia pubblica, ha fatto ampio utilizzo degli strumenti d’influenza per condizionare la vita politica di paesi terzi.[6]

Con queste ambizioni, nel 2010 la Russia ha creato due agenzie diplomatiche: il “Russian World”, focalizzato sulla diffusione della lingua russa, e il “Fondo Alexander Gorchakov per la Diplomazia Pubblica”. Inoltre, già nel 2008, all’interno del ministero degli Affari Esteri era stata istituita la Divisione Rossotrudnichestvo, l’Agenzia federale responsabile degli affari della Comunità degli Stati Indipendenti, dei compatrioti all’estero e della cooperazione umanitaria internazionale. Questa agenzia si occupa dei russi e delle comunità di lingua russa all’estero. Nel 2020, Rossotrudnichestvo ha ampliato la sua struttura aggiungendo dipartimenti dedicati all’informazione e alla sicurezza informatica, alla scienza e all’istruzione, e agli aiuti esteri.

Nel complesso, l’approccio russo alla diplomazia pubblica mostra una continua evoluzione nella comunicazione strategica e nel marketing politico di Mosca, in cui strumenti come messaggi mirati, tweet, e il coinvolgimento del pubblico diventano sempre più centrali, sia nella comunicazione tradizionale che in quella digitale.[7]

L’influenza russa attraverso la diffusione di informazioni è limitata dalla scarsa accessibilità e penetrazione dei contenuti in lingua russa, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. Per superare questo ostacolo, la Russia sta efficacemente potenziando le sue capacità di azione e penetrazione nel cyberspazio. Considerando le pressioni politiche e l’inefficacia della diplomazia culturale tradizionale russa, è la diplomazia digitale e dei dati che viene utilizzata come strumento per diffondere “notizie alternative” nei paesi di interesse per il Cremlino. In questo contesto, i messaggi politici e le comunicazioni divisive sono mirati a polarizzare le opinioni pubbliche nazionali tramite social network come Facebook, Twitter e YouTube, utilizzati come strumenti di guerra informativa da utenti registrati in Russia.[8] Attraverso questi strumenti, la diplomazia pubblica russa ha intensificato i suoi sforzi durante la pandemia da Covid-19, sfruttando il supporto umanitario russo per presentarsi in modo credibile alle opinioni pubbliche straniere. Paesi come la Serbia nei Balcani, la Siria in Medio Oriente, il Venezuela in America Latina e persino l’Italia nell’Unione Europea hanno ricevuto aiuti russi, la cui portata è stata promossa sui social network attraverso una campagna propagandistica ben organizzata ed efficace.

Information warfare, artificial intelligence e la competizione con la Nato

Come discusso, la Russia percepisce l’Occidente come una minaccia. Questo punto di vista è stato ribadito dal capo di stato maggiore generale delle forze armate russe, Valery Gerasimov, nell’aprile 2019, quando ha sottolineato il pericolo rappresentato dall’espansione della NATO verso i confini russi e dai tentativi occidentali di destabilizzare il governo del presidente Putin attraverso l’uso della “guerra ibrida”.[9]

Questa percezione è ulteriormente rafforzata dalla consapevolezza della debolezza delle forze armate convenzionali russe, ritenute non sufficientemente preparate per affrontare un eventuale conflitto con la NATO. I vertici militari russi credono fermamente che sia essenziale evitare una guerra convenzionale, preferendo spostare il confronto sul piano cibernetico per raggiungere un equilibrio militare asimmetrico. Questa strategia è attivamente perseguita dal Cremlino per garantire alla Russia un vantaggio militare capace di contrastare le ambizioni dell’Alleanza Atlantica, senza dover ricorrere all’uso della forza cinetica convenzionale.

L’approccio russo può essere descritto come una forma di “dissuasione strategica”, o come ha indicato lo stesso Gerasimov, una “strategia di difesa attiva”, nota in Occidente come “guerra ibrida” o “attività sotto soglia”. Questo concetto si basa su operazioni non cinetiche mirate a indebolire, nel lungo termine, i potenziali avversari durante il tempo di pace, creando divisioni politiche e sociali al loro interno per minare la risolutezza e la capacità decisionale strategica dello Stato bersaglio. Gli obiettivi principali sarebbero i paesi fortemente anti-russi, in particolare quelli situati sul fianco orientale della NATO, dove la Russia potrebbe concentrare un’intensa guerra d’informazione per provocare cambiamenti politici significativi. In questo modo, la Russia potrebbe perseguire la sua dottrina di “autoaffermazione sovrana” e ottenere maggiore libertà di azione in regioni critiche come la Siria, il Medio Oriente e l’Africa. Queste misure preventive potrebbero anche servire a ostacolare qualsiasi decisione collettiva della NATO, compresa l’eventualità di un intervento diretto contro Mosca.[10]  In linea con questa lettura, in occasione dell’avvio della guerra russo-ucraina nel febbraio 2022 è stata registrata un’ondata di azioni per penetrare le reti della Nato all’inizio del conflitto, una precauzione ragionevole dal punto di vista russo, dato il timore di un possibile intervento dell’Alleanza a supporto di Kiev.

Information Warfare e Intelligenza Artificiale (AI)

Come già menzionato, Gerasimov ha sottolineato l’importanza crescente dell’informazione per neutralizzare gli oppositori dello Stato, sia interni che esterni. Secondo Gerasimov, «le tecnologie dell’informazione» stanno diventando «uno dei tipi di armi più promettenti» da impiegare contro altri paesi. Per questo motivo, egli afferma che «lo studio dei temi legati alla preparazione e alla conduzione delle azioni di informazione è il compito più importante della scienza militare».

Con questo approccio, la Russia ha dato priorità allo sviluppo di operazioni informative avanzate piuttosto che all’espansione di armi convenzionali, come carri armati o sistemi missilistici, poiché oggi le “tecnologie dell’informazione” possono essere notevolmente potenziate dall’intelligenza artificiale (AI).[11] Il pensiero delle forze armate russe riguardo allo sviluppo e all’impiego dell’intelligenza artificiale in ambito militare si focalizza sui vantaggi che essa può offrire nel supporto alle operazioni militari. Questi vantaggi spaziano dal miglioramento dei sistemi autonomi e di altre tecnologie militari fino alla gestione dell’informazione, in particolare a livello strategico globale. In questo contesto, l’intelligenza artificiale agisce come un amplificatore, potenziando le operazioni di disinformazione attraverso la diffusione intenzionale di notizie false e ingannevoli, con l’obiettivo di influenzare politiche e società e di creare instabilità su larga scala mediante la manipolazione delle informazioni e attività cibernetiche.[12]

Durante la crisi in Ucraina, la Russia avrebbe messo in atto un’ampia campagna di operazioni informative mirate a influenzare l’opinione pubblica e a creare confusione nello spazio dell’informazione, diffondendo una combinazione di informazioni vere, parzialmente vere e false per renderle credibili. Un esempio significativo di questi sforzi è rappresentato dai più di 65.000 tweet diffusi da falsi account russi nelle ventiquattr’ore successive all’abbattimento del volo MH-17 della Malaysia Airlines il 17 luglio 2014, con l’obiettivo di attribuire la colpa dell’incidente al governo ucraino. Inoltre, durante l’annessione della Crimea, le forze russe avrebbero oscurato nove canali televisivi ucraini in Crimea, sostituendoli con emittenti televisive russe per silenziare i media filo-governativi ucraini:[13] un fatto che confermerebbe la condotta di azioni di guerra elettronica (Electronic warfare, EW) come fattore abilitante per le operazioni di informazione.[14]

Le azioni menzionate evidenziano la determinazione della Russia a migliorare e intensificare le proprie capacità nel contesto della guerra informatica, che all’interno della dottrina militare russa è considerata una componente della più ampia guerra dell’informazione. La minaccia strategica posta dalla guerra informatica potenziata dall’intelligenza artificiale sarà particolarmente pericolosa, poiché gli strumenti informatici diventeranno sempre più capaci di generare disinformazione dettagliata e credibile (inclusi i “deep fake[15]) in volumi tali da rendere estremamente difficile distinguere la verità reale da un’enorme quantità di informazioni contrastanti.[16] L’AI consentirà di saturare lo spazio informativo con dati artificiali, creando una “verità virtuale” che potrà confondere e destabilizzare gli avversari, aprendo la strada a una possibile “guerra cognitiva” che la Russia potrebbe dominare.

Un altro aspetto cruciale della guerra informatica riguarda il piano tecnico: lo spionaggio, l’installazione di malware, la distruzione selettiva e, in particolare, la ricerca di vulnerabilità nei sistemi informatici degli avversari. Con l’avvento dell’AI, queste tecniche cibernetiche diventeranno sempre più efficaci, permettendo di individuare le debolezze dei sistemi IT avversari con maggiore rapidità.[17]

Figura 2. Evoluzione dell’importanza della sicurezza informatica nella strategia russa.

Il grafico rappresenta l’evoluzione dell’importanza attribuita alla sicurezza informatica e alle operazioni cibernetiche nella strategia russa nel corso degli anni. Il grafico mostra un aumento significativo dell’enfasi sulla sicurezza informatica dal 2010 al 2020, indicando la sua crescente priorità nella pianificazione strategica della Russia.


[1] J. Fieke, Digital Activism in the Middle East: Mapping Issue Networks in Egypt, “Knowledge Management for Development Journal” 6 (1), 2010, pp. 37–52.

[2] N. Tsvetkova, D. Rushchin, (2021), Russia’s Public Diplomacy: From Soft Power to Strategic Communication, Journal of Political Marketing. 20. 1-12. 10.1080/15377857.2020.1869845.

[3] R. Thornton & M. Miron, Towards the ‘Third Revolution in Military Affairs’, The RUSI Journal, 165:3, 2020, pp. 12-21, DOI: 10.1080/03071847.2020.1765514: https://doi.org/10.1080/03071847.2020.1765514.

[4] V. Putin (2012), Russia and the Changing World, “Rossiyskaya Gaseta”. Accessed October 20, 2020.

[5] A. Sergunin, L. Karabeshkin, Understanding Russia’s Soft Power Strategy, “Politics” 35

(3–4):347–63, 2015.

[6] U.S. Congress. 2015. “U.S. Senate Committee on the Judiciary. Extremist Content and Russian Disinformation

Online: Working with Tech to Find Solutions.”. In: https://www.judiciary.senate.gov/meetings/extremist-content-and-russian-disinformation-online-working-with-tech-to-find-solutions (ultimo accesso 21 luglio 2021).

[7] N. Tsvetkova & D. Rushchin, Russia’s Public Diplomacy…, cit.

[8] J. Bērziņš (2014), Russia’s New Generation Warfare in Ukraine: Implications for Latvian Defense Policy, Policy Paper No 02, (Riga: National Defence Academy of Latvian Center for Security and Strategic Research, April 2014), 5.

[9] V. Gerasimov, Vektory Razvitiya Voyennoy Strategii [“The Vectors of Military Strategic Development”], “Krasnaya Zvezda” [Red Star], 3 aprile 2019, in http://redstar.ru/vektory-razvitiya-voennoj-strategii/.

[10] R. Thornton & M. Miron, Towards the ‘Third Revolution…, cit.

[11] Ivi.

[12] Ivi.

[13] Office of the UN High Commissioner for Human Rights, ‘Report on the Human Rights Situation in Ukraine’, 15 July 2014, p. 31. In: https://www.ohchr.org/Documents/Countries/UA/Ukraine_Report_15July2014.pdf (ultimo accesso 21 luglio 2021).

[14] D. McCrory (2021), Russian Electronic Warfare, Cyber and Information Operations in Ukraine, “The RUSI Journal”, 2021, pp –.

[15] Deepfake: tecnica per la rielaborazione dell’immagine umana basata sull’intelligenza artificiale, usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con altri video, o immagini originali, tramite una tecnica di apprendimento automatico, nota come rete antagonista generativa.

[16] R. Thornton & M. Miron, Towards the ‘Third Revolution…, cit.

[17] Ivi.