Ultimi articoli

L’Italia in prima linea nel Sahel: sfide e opportunità dopo il ritiro francese.

L’Italia in prima linea nel Sahel: sfide e opportunità dopo il ritiro francese.

L’impegno italiano in Africa occidentale si configura sempre più come un delicato equilibrio tra sicurezza, diplomazia, cooperazione allo sviluppo e protezione degli interessi strategici nazionali ed europei. In coordinamento con gli Stati Uniti e gli altri partner NATO, l’Italia dovrà rafforzare la propria presenza politico-militare, intensificare la cooperazione con i governi locali e promuovere modelli di sviluppo alternativi, basati sulla sostenibilità e sull’autodeterminazione economica dei paesi africani.

Lo Stato Islamico Khorasan: espansione verso l’Europa?

Lo Stato Islamico Khorasan: espansione verso l’Europa?

Nel 2023, Da’esh (ISIS) ha continuato a realizzare attacchi isolati in Europa, generalmente con un supporto organizzativo limitato. L’articolo rileva l’efficacia crescente delle misure antiterrorismo europee che avrebbe probabilmente reso meno conveniente per i leader di ISIS impiegare le rare risorse umane in tali attacchi. L’Autore, nel suo articolo, esplora come il gruppo Stato islamico sembri prediligere la conservazione delle proprie strutture organizzative in Europa, delegando l’azione a pochi individui o cellule isolate. Inoltre, si discute il coinvolgimento crescente del ramo Khorasan (IS-K) di ISIS nella pianificazione di attacchi in Europa o contro obiettivi europei all’estero, come dimostrato da un complotto del 2020 contro basi NATO in Germania. Nonostante i numerosi complotti identificati nel 2023, vi è una certa discrezionalità nell’attribuzione di questi piani esclusivamente a IS-K, suggerendo una cooperazione intra-ISIS più ampia. L’articolo rileva che, nonostante le apparenze, Da’esh Khorasan non sta necessariamente espandendosi, ma piuttosto assumendo nuovi compiti assegnatigli dalla leadership centrale, pressata dalla scarsità di risorse.

Tensioni settarie in Siria e scontro USA-Turchia.

Tensioni settarie in Siria e scontro USA-Turchia.

I senatori Van Hollen e Graham hanno presentato il “Countering Türkiye’s Aggression Act 2024”, mirato a impedire operazioni turche contro le SDF, considerate dagli Stati Uniti partner chiave nella lotta contro l’ISIS. La proposta include l’istituzione di una zona demilitarizzata lungo il confine siriano per facilitare un cessate il fuoco. Van Hollen ha sottolineato che gli attacchi delle forze sostenute dalla Turchia contro i partner curdi siriani compromettono la sicurezza regionale e ha avvertito che, in assenza di un accordo, potrebbero essere imposte sanzioni simili a quelle del 2019 legate all’acquisto turco dei sistemi russi S-400.

La caduta di Damasco e lo sgretolamento dell’Asse della Resistenza iraniano.

La caduta di Damasco e lo sgretolamento dell’Asse della Resistenza iraniano.

La Siria come l’Afghanistan: dinamiche simili, prospettive preoccupanti legate allo jihadismo internazionale che dalla Siria potrebbe minacciare la regione e l’Occidente. Ma ciò che più preoccupa è il ruolo che la Turchia, dopo aver sostenuto la caduta del regime attraverso il sostegno diretto agli islamisti dell’HTS – che ricordiamo, affondano le loro radici in al-Qa’ida e nell’ISIS – vorrà giocare coerentemente con la sua ambizione di influenza del Medioriente e del Nord Africa.

Siria: al-Jolani verso Damasco. Le preoccupazioni di Iran, Russia e Israele.

Siria: al-Jolani verso Damasco. Le preoccupazioni di Iran, Russia e Israele.

Israele è molto preoccupata perché la presenza di un regime siriano debole è la condizione migliore mentre la caduta della Siria sotto il controllo degli islamisti potrebbe aprire un fronte di ulteriore instabilità ai confini israeliani. Senza dimenticare che “al-Jolani” prende il suo nome dal Golan, attualmente occupato da Israele, e la sua posizione è sempre stata apertamente anti-occidentale e anti-israeliana.

Eliminato Yahya Sinwar: chi era il capo di Hamas e cosa accadrà?

Eliminato Yahya Sinwar: chi era il capo di Hamas e cosa accadrà?

La morte di Sinwar ci conferma però due aspetti chiave. Il primo è che con la decapitazione dei suoi vertici politici e militari, Hamas ha perso la capacità di condurre una guerra strutturata contro Israele (avrebbe perso 80% della propria forza), sebbene il reclutamento di giovani reclute radicalizzate confermi ancora una certa presa ideologica in una fascia definita di popolazione. Dall’altro lato, questo è il secondo aspetto – molto più importante e determinante delle dinamiche della guerra – è la conferma di una capacità di intelligence israeliana che, al di là della disponibilità tecnologica d’avanguardia (pensiamo all’intensivo utilizzo dell’AI nell’attività di targeting – eliminazione obiettivi di alto valore), ha dimostrato di essere in grado di penetrare la difesa sociale creata attorno ai leader di Hamas. Questo perché per penetrare il cerchio a protezione di Sinwar (fatto di un ristretto numero di collaboratori di fiducia) Israele avrebbe colto una perdita di fiducia palestinese. La morte di Sinwar, con questa lettura, sarebbe così il risultato della combinazione tra la capacità intelligence e le crescenti crepe nella fiducia e nel sostegno da parte della popolazione di Gaza verso Hamas.