Questo articolo esplora la strategia russa di diplomazia digitale, guerra informatica e uso dell’intelligenza artificiale (AI) come strumenti fondamentali nella competizione globale. La soft diplomacy russa, inizialmente accolta con favore, ha subito evoluzioni altalenanti a causa di campagne informative che hanno danneggiato l’immagine internazionale del paese. Negli ultimi anni, la Russia ha sviluppato una “diplomazia digitale” per influenzare l’opinione pubblica internazionale, sfruttando strumenti come i social media per diffondere messaggi polarizzanti e notizie alternative. Parallelamente, il paese ha potenziato le sue capacità di guerra informatica, considerandola una componente essenziale delle operazioni di informazione e un mezzo per raggiungere un equilibrio militare asimmetrico contro l’Occidente. L’uso dell’AI amplifica queste operazioni, consentendo la creazione di disinformazione su vasta scala e potenziando tecniche di spionaggio e attacchi cibernetici, con l’obiettivo di destabilizzare gli avversari e consolidare l’influenza russa a livello globale.
Dal punto di vista prettamente tattico, il decorso delle operazioni sta mostrando diversi aspetti ormai piuttosto definiti e consolidati, cui se ne aggiungono altri che emergono dagli ultimi sviluppi osservabili sul campo: la “difesa a istrice” dei centri abitati e i “contrattacchi” delle forze ucraine
Si entra oggi nel dodicesimo giorno di guerra, e a poco più di 96 ore dall’ultimo apprezzamento, è ora possibile esprimere altre considerazioni, seppur sempre tenendo presente la marcata fluidità delle operazioni in corso, e una mole di dati e informazioni in buona parte parziali e provenienti da fonti non completamente verificate.
Prima di entrare nella sua fase cinetica, lo scontro tra l’Occidente e la Russia si è protratto per anni sul piano mediatico, culturale e psicologico. Sul fronte psyop, l’azione di disinformation war e l’impatto del memetic warfare russo spesso portata avanti da influencer più o meno consapevoli, ha indebolito l’Europa e gli Stati Uniti diminuendo la fiducia nella politica, aumentando la polarizzazione sociale e inceppando i processi decisionali tramite l’inasprimento di conflitti interni già latenti.
Dal punto di vista russo, l’ oggettività storica a cui fa riferimento Putin è superiore e anticipa qualunque tipo di legittimità internazionale nella concezione della grande Russia e del suo popolo e ripropone una concezione eurasiatica dell’impero russo. Andrea carteny
Il commento di Niccolò Petrelli, Senior Research Fellow di START InSight e docente di Studi Strategici presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Roma Tre, a SKY TG24 del 3 marzo 2022.