La possibile operazione anfibia russa su Odessa e il coinvolgimento futuro della Transnistria (D+10).
di Luigi Chiapperini
Al nono giorno di guerra diviene rilevante capire se prossimamente anche la Transnistria, e quindi la Moldavia, saranno travolte dalle truppe russe. Già il Mare d’Azov, in caso di caduta della città di Mariupol, diventerà il Mare Nostrum di Putin. Se l’offensiva russa dovesse estendersi ancora più a ovest verso Odessa e la Transnistria (regione questa che nel 2014 chiese la propria annessione alla Russia) allora l’Ucraina diventerebbe un’enclave terrestre con nessuno sbocco in mare. Naturalmente si vedrà poi se in sede di trattativa la Russia vorrà mantenere l’intero sud dell’Ucraina o solo la costa che si affaccia sul Mare di Azov. Sembra comunque che stia avvenendo proprio questo. Si sta in pratica realizzando la linea di azione russa più pericolosa e penalizzante per l’Ucraina. Ecco quindi l’importanza di Odessa e del suo porto che rappresenterebbero il perno di manovra delle future manovre russe. Da giorni in mare davanti alla città sostano alcune navi da guerra che sono state identificate come navi da sbarco, cioè con la capacità di riversare sulla costa unità da combattimento anfibie.
Lo sbarco russo a Odessa potrebbe avvenire
C’è però da osservare che la sola presenza delle navi non presuppone la certezza di uno sbarco: lo sbarco potrebbe avvenire. Potrebbe infatti trattarsi solamente di un piano di inganno analogo a quello messo in atto dagli statunitensi nelle fasi iniziali della prima guerra del Golfo davanti a Bassora. La sola presenza di forze anfibie, infatti, porta l’avversario a prendere contromisure schierando forze aggiuntive che necessariamente dovranno essere ritirate da altre linee di contatto. In una operazione anfibia i russi prevedono in primo scaglione come ondata di assalto l’impiego della fanteria di marina (che però, va sottolineato, sono in grado di combattere a terra come forze di manovra terrestri) mentre per azioni più in profondità impiegano unità più pesanti, anch’esse imbarcate, dell’esercito.
Il punto debole delle forze anfibie russe: poche navi
È proprio questo il punto debole delle forze anfibie russe: non sarebbero in grado di lanciare operazioni anfibie in grande stile in quanto non sono disponibili sufficienti unità navali per il loro trasporto e proiezione. Ciò essenzialmente a causa della mancata introduzione in servizio di nuove navi da sbarco LHD (Landing Helicopter Dock) tipo Mistral (ne erano state ordinate alla Francia due più altre due in opzione ma, a causa della crisi della Crimea del 2014, il contratto è stato rescisso). Dovendo disperdere le sue navi anfibie peraltro datate (sono circa venti principali e un’altra trentina con minori capacità) tra le sue cinque flotte (oltre a quella del Mar Nero in azione contro l’Ucraina, quelle del Mar Baltico, del Mare del Nord, del Mar Caspio e dell’Oceano Pacifico), risulterebbe oltremodo difficile per la Russia trasportare più di una Brigata per concorrere dal mare alle operazioni volte a superare Odessa da terra. Peraltro sembra che a Mariupol sia stata già condotta un’operazione anfibia che necessita ancora di essere supportata anche dal mare non avendo ancora, al 5 marzo, avuto ragione dei difensori della città. Imbarcata sulle navi che sostano in mare a ovest della Crimea e che potrebbero essere coinvolte in uno sbarco nella regione di Odessa, sembrerebbe esserci la 810^ Brigata indipendente di fanteria di marina composta da un battaglione di assalto aereo (881° btg.), due battaglioni anfibi (382° e 880° btg.), un battaglione di ricognizione (888° btg.), un battaglione carri, due battaglioni di artiglieria e controcarri, un battaglione di sostegno logistico e diversi reparti di supporto al combattimento a livello compagnia (genio, snipers, lanciafiamme). Potrebbero essere presenti anche i due battaglioni di fanteria di marina della Flotta del Mar Caspio. I principali mezzi in dotazione sono quelli in dotazione anche all’esercito:
- mezzi blindati 2S9 nel battaglione di assalto aereo;
- trentaquattro mezzi ruotati anfibi BTR-82 per trasporto truppe e combattimento e nove mezzi ruotati anfibi 2S23 armati di mortai da 120 mm in ognuno dei battaglioni anfibi;
- BMP-2 e Tigr (questi ultimi simili ai nostri Lince) nel battaglione da ricognizione;
- trentuno carri armati T-80BV nel battaglione carri;
- dodici semoventi 2S1M Gvosdika con obici da 122 mm, 6 2S3 Akatsiya con obici da 152mm e 6 BM-21 “Grad” con lanciarazzi da 122 mm nel battaglione di artiglieria.
Il totale delle forze presenti sulle navi potrebbe essere all’incirca pari a 5.000 soldati mentre sul terreno potrebbero essere lanciati con ondate successive circa 3-4.000 soldati. Nel caso in cui lo sbarco dovesse effettivamente avvenire, dovremmo aspettarci una serie di azioni le prime delle quali comprenderebbero azioni di fuoco navale, aereo e missilistico essenzialmente per neutralizzare sistemi di comando, controllo e comunicazione e infrastrutture logistiche delle forze armate ucraine, anche quelle poste a difesa della città di Odessa o comunque nell’area scelta per lo sbarco che verosimilmente non sarà, almeno inizialmente, la città stessa. Anche le forze ucraine poste a difesa dell’area di Odessa (dovrebbe essere la 28^ brigata di fanteria meccanizzata, quindi dotata di mezzi da combattimento per la fanteria) sarebbero bersagliate dal mare e dal cielo per ridurne la capacità operativa.
Le successive fasi, semplificando al massimo e a puro titolo di esempio, vedrebbero entrare in azione le cosiddette ondate di sbarco con azioni preliminari, di assalto e di attacco propriamente dette:
- pre-assalto: azioni condotte nell’arco notturno da forze speciali fondamentalmente per eliminare posti di osservazione e posti comando e per raggiungere posizioni dalle quali guidare verso terra le successive ondate di assalto e attacco; inoltre queste forze hanno il compito di neutralizzare eventuali ostacoli presenti sulla spiaggia di sbarco. Tutto ciò avverrebbe di norma contemporaneamente alle azioni di fuoco di preparazione navale ed aereo;
- assalto (una o più ondate): azioni aeromobili in profondità (presumibilmente ad ovest della città di Mycolayiv) per portare truppe sul retro dello schieramento posto a difesa della città. Le azioni di assalto comprendono anche lo sbarco dei primi mezzi anfibi (normalmente BTR-82) per l’occupazione di una prima linea di attestamento che coprirebbe l’arrivo delle navi sulla spiaggia per lo sbarco dei mezzi più pesanti, in particolare i carri armati;
- attacco (una o più ondate): a questa fase prenderebbero parte i battaglioni dotati di mezzi da combattimento per la fanteria e carri armati che proseguirebbero l’azione allo scopo di occupare gli obiettivi assegnati e ricongiungersi ai reparti che hanno effettuato le azioni preliminari;
- ricongiungimento e prosecuzione dello sforzo offensivo delle forze sbarcate dal mare e dal cielo con i reparti provenienti da Kherson; tutte queste e/o altre forze di rincalzo dovrebbero verosimilmente muovere verso l’obiettivo assegnato che potrebbe essere la Transnistria (a est della Moldavia) o più a nord Dnipro.
Le forze anfibie russe dovrebbero trovare di fronte la 28^ brigata di fanteria meccanizzata dell’esercito ucraino. Questa unità dovrebbe avere un organico di circa 3.000 soldati ma in situazioni fluide come quelle che si stanno vivendo in Ucraina risulta difficile essere sicuri di questi numeri. La brigata potrebbe aver ricevuto rinforzi oppure aver dovuto inviare propri reparti verso altre linee di contatto. Comunque si può ragionevolmente pensare che l’unità abbia ancora una buona efficienza operativa e che disponga di mezzi tipo BTR-80, BMP2 e probabilmente qualche carro armato T-64BM o T-84 in grado di fronteggiare i russi. Peraltro, nel caso in cui nei prossimi giorni nell’area di Odessa ci dovesse essere il contatto tra le forze anfibie russe e quelle meccanizzate ucraine, considerati i rapporti di forza illustrati e anche con la superiorità aerea che sembra essere stata acquisita dai russi, le sorti dello scontro non sarebbero scontati. Ma se i russi riuscissero a lanciare l’operazione anfibia e ad occupare la cosiddetta “Napoli dell’Est”, sarebbe un duro colpo sia per l’Ucraina, che a quel punto non avrebbe più sbocchi sul mar Nero, che per la Moldavia che vedrebbe le unità russe avvicinarsi pericolosamente alla Transnistria.
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