La crescente presenza della Russia in Mali: tra sostegno politico e aiuto militare
di Marco Cochi
Mentre le forze d’invasione russe intensificano l’offensiva militare per conquistare le città ucraine, la giunta militare, al potere in Mali dall’agosto del 2020, lo scorso 17 aprile ha reso noto di aver ricevuto dalla Russia una nuova fornitura di equipaggiamenti militari. Si tratta di due elicotteri da combattimento e da trasporto truppe Mil Mi-24P, di un sistema radar aereo di quarta generazione e di altro materiale bellico.
Un altro lotto comprensivo di due elicotteri da combattimento e da trasporto truppe Mil Mi-35P, un sistema radar aereo 59N6-TE e altre attrezzature militari erano stato ricevute dal governo provvisorio di Bamako il 31 marzo, mentre lo scorso ottobre una fornitura di quattro elicotteri da trasporto multiruolo Mil Mi-17 e una serie di armamenti, erano stati consegnati dai russi all’aeroporto internazionale Modibo Keïta di Bamako.
Attraverso un comunicato stampa della Direzione dell’informazione e delle pubbliche relazioni delle Forze armate (Dirpa), il capo di stato maggiore dell’esercito maliano, Oumar Diarra, non ha mancato di manifestare il suo compiacimento per l’avvenuta consegna, che comprova un partenariato assai fruttuoso con la Federazione russa.
Diarra ha poi aggiunto che lo stock appena ricevuto da Mosca «è anche la manifestazione di una volontà politica molto forte di dotare l’esercito maliano di mezzi più moderni affinché possa svolgere al meglio la sua missione di difesa dell’integrità territoriale».
Secondo il generale Diarra, questo nuovo lotto di equipaggiamento proveniente dalla Russia aiuterà sicuramente le Forze armate maliane (FAMa) nella lotta quotidiana per sradicare il terrorismo su tutto il territorio nazionale. L’alto ufficiale ha poi precisato che nell’ambito della cooperazione tra Mali e Russia seguirà l’invio di altri equipaggiamenti militari, da parte di Mosca.
Del resto, lo scorso 6 marzo, poco meno di due settimane dopo che la Russia aveva invaso l’Ucraina, su Jeune Afrique è stata pubblicata la notizia che il generale Diarra e il colonnelloSadio Camara, attuale ministro della Difesa del Mali, sono volati a Mosca per discutere l’ulteriore consegna di equipaggiamento militare.
Sembra evidente, che i rapporti con il Cremlino hanno radici ben più profonde di quanto dichiarato dalla propaganda della giunta militare presieduta dal colonnello Assimi Goïta. Giunta che si ostina a non definire in maniera chiara il calendario della transizione, che dovrebbe concludersi con le elezioni e il passaggio dei poteri ai civili.
Un atteggiamento che ha creato a Bamako vari problemi con l’Ecowas, la Comunità economica dell’Africa occidentale. Mentre ai vertici della Nazioni Unite si stanno interrogando sull’opportunità di rinnovare il mandato in scadenza della Minusma, la missione Onu che dal 2013 opera in Mali per aiutare la stabilizzazione del paese.
Senza tralasciare, che lo scorso 2 marzo, il Mali è stato tra i 17 paesi africani che si sono astenuti dal voto della risoluzione di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite (28 paesi africani hanno votato a favore della risoluzione, otto paesi non hanno votato e l’Eritrea ha votato contro la risoluzione).
La Russia ha ampiamente mantenuto la sua presenza in Mali, nonostante il Cremlino abbia richiamato molti suoi mercenari della società militare privata Wagner attivi in Libia e nella Repubblica centrafricana per combattere accanto alle truppe di Mosca in Ucraina. Come confermato da Stephen Townsend, capo di AFRICOM, Comando militare per le operazioni USA nel continente africano, in un’intervista esclusiva a VOA news il 17 marzo scorso.
In Mali, sono impegnati circa 1.000 effettivi russi, tra istruttori militari e contractor del Gruppo Wagner. Mentre circa 200 militari maliani e nove agenti di polizia stanno attualmente ricevendo formazione in Russia, come dichiarato lo scorso 7 aprile da Anna Evstigneeva, la vice rappresentante permanente della missione russa presso le Nazioni Unite.
Inoltre, il quotidiano francese Libération e Human Rights Watch hanno accusato i miliziani del gruppo Wagnerdi aver perpetrato tra il 27 e il 31 marzo scorso nella località di Moura, nella regione centrale di Mopti, il massacro di centinaia di civili durante un’operazione militare.
Nel corso del raid, avvenuto durante lo svolgimento di una fiera del bestiame, sono rimasti uccisi tra i 200 e i 400 civili mitragliatidagli elicotteri oppure uccisi a sangue freddo nelle perquisizioni casa per casa perché identificati come jihadisti. Un’identificazione motivata solo dalle barbe lunghe o dell’accento che contraddistingue i pastori fulani, spesso accusati di essere vicini ai gruppi islamisti attivi nel paese.
Tuttavia, la giunta militare ha respinto ogni accusa al mittente e ha affermato che più di 200 terroristi sono stati neutralizzati, a seguito di un’operazione militare “su larga scala”. Inoltre, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova si è congratulata con le autorità maliane per questa importante vittoria nella lotta contro la minaccia terroristica.
Zakharova ha poi negato le accuse secondo cui mercenari russi avrebbero preso parte alla missione, affermando che queste accuse fanno parte di una campagna di disinformazione messa in atto dall’Ucraina a danno della Russia.
Tutto ciò indica che, nonostante il sempre più pressante impegno militare in Ucraina, Mosca sta cercando di preservare i suoi crescenti interessi diplomatici e militari in Mali e anche nel resto dell’Africa, dove dal 2018 le forze russe irregolari hanno fornito uomini e addestramento a governi e movimenti ribelli.
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