#ReaCT2021 – L’estremismo violento di destra, il suo carattere transnazionale e i suoi rapporti di interdipendenza con l’estremismo islamista
di Mattia Caniglia, World Terror Watch Director – European Strategic Intelligence and Security Center
L’attacco di Hanau (Germania) del febbraio 2020, è l’ultimo di una serie di gravi attacchi terroristici che, presentando caratteristiche e un modus operandi comuni, confermano una tendenza preoccupante: l’aumento della minaccia legata all’estremismo violento di destra in Europa.
Questo fenomeno, seppur tradizionalmente legato a rispettive dimensioni locali, sta acquisendo un carattere transnazionale e sembra aver sviluppato un rapporto simbiotico e una stretta interdipendenza con l’estremismo di matrice Islamista. La relazione tra i due fenomeni, che si rafforzano vicendevolmente, rappresenta una nuova minaccia per la sicurezza Europea.
Analogie con l’estremismo di matrice Islamista
Mentre assume le caratteristiche di una sfida globale, l’estremismo violento di destra sembra imitare tattiche, tecniche, narrazioni e modi operandi di gruppi come Al-Qaeda e Stato Islamico. Somiglianze e analogie sostanziali esistono infatti con l’estremismo Islamista.
Gruppi estremisti di destra tendono sempre più a formare reti globali, in tutto simili a quelle formate da gruppi legati al terrorismo jihadista; la propaganda dei primi focalizzata sul mettere in guardia rispetto ad una presunta “grande sostituzione ai danni dell’uomo bianco”, rispecchia la narrazione jihadista di una supposta “guerra dell’Occidente contro l’Islam”; entrambi gli estremismi promuovono l’uso della violenza come mezzo legittimo, in un caso, per difendere l’integrità della “razza bianca”, nell’altro, per proteggere la purezza dell’Islam e dell’Umma.
Sia l’estrema destra che l’estremismo Islamico reclutano seguaci e rafforzano il loro messaggio propagandistico attraverso un uso intenso dei social media e delle applicazioni di messaggistica. Mentre i jihadisti diffondono “video di martirio”, i terroristi di destra pubblicano manifesti online e spesso trasmettono in diretta streaming i loro attacchi. Video, dirette streaming e manifesti servono gli stessi scopi propagandistici: creano una narrazione precisa e imitabile, una giustificazione ideologica, una lezione tattica e un’ispirazione/chiamata alle armi per i futuri terroristi, idolatrando al contempo la memoria dei “martiri” ed “eroi solitari” che hanno già compiuto attacchi.
Analogie ulteriori esistono a livello di tecniche di propaganda, finanziamento e reclutamento. Rispetto a quest’ultimo, come il fenomeno dei “Foreign Fighters” per l’estremismo di matrice islamica ha portato migliaia di individui a recarsi in Syria e Afghanistan, anche gli estremisti di destra hanno un loro teatro di conflitto designato dove acquisire esperienza di combattimento e completare processi di radicalizzazione. L’Ucraina è infatti emersa come centro nevralgico nella più ampia rete globale dell’estremismo violento di destra, attirando reclute straniere da tutto il mondo. Più di 17.000 individui provenienti da 50 Paesi hanno viaggiato per combattere nel Donbass, sia tra i ranghi delle milizie nazionaliste ucraine che di quelle separatiste pro-russe, utilizzando l’esperienza del conflitto come terreno di addestramento per possibili azioni in Europa e negli Stati Uniti, e allo stesso tempo rafforzando i legami transnazionali.
Un preoccupante rapporto d’interdipendenza
Oltre a quelle già espresse, a livello dottrinale, tra jihadismo ed estremismo violento di destra si notano tre analogie principali: una visione binaria del mondo, un particolare equilibrio tra rivoluzione e conservatorismo, e il culto dell’eroismo. È a partire da queste similarità che recentemente si è venuto a creare un meccanismo di interdipendenza che permette a questi due estremismi e alle rispettive manifestazioni violente di rafforzarsi a vicenda.
Gli estremisti di destra ritraggono jihadisti ed estremisti islamici come rappresentanti dell’intera comunità musulmana, mentre jihadisti e islamisti radicali ritraggono gli estremisti di destra come rappresentanti di tutto l’Occidente. Ogni volta che l’una o l’altra parte sferra un attacco, le rispettive narrazioni e ideologie vengono confermate e rafforzate in quella che si potrebbe definire una “dinamica a ciclo continuo” che si autoalimenta.
All’indomani dei recenti attacchi jihadisti in Francia e in Austria, molti gruppi di estrema destra attivi su applicazioni di messaggistica, social media e altre piattaforme online sono stati particolarmente attivi nel condividere messaggi di odio verso la comunità musulmana, arrivando ad invocare “azioni di vendetta”. Si tratta di un fenomeno già osservato in precedenza e che si verifica con sempre maggiore puntualità; l’attacco di Christchurch del 2019, ad esempio, scatenò una reazione nei media ufficiali e non ufficiali dello Stato Islamico e di Al-Qaeda, con migliaia di comunicazioni ad invocare ritorsioni violente contro i “crociati”.
Questa dinamica, potenziata da media, social media e altri strumenti di propaganda, ha due effetti principali. Aumenta l’efficacia delle strategie di reclutamento degli estremisti espandendo quindi il numero di individui radicalizzati e/o pronti ad agire in nome di una parte o dell’altra. Mentre allo stesso tempo contribuisce a creare un circolo vizioso di violenza e polarizzazione che infiamma conflitti sociali già tesi facendo leva su processi di “othering”[1], storicamente comuni ad entrambi gli estremismi. L’ “othering” massimizza l’effetto di dicotomizzazione del discorso “noi contro loro”, potenziando le narrazioni di entrambi i fenomeni e facilitando l’ottenimento di uno dei principali scopi del terrorismo Islamico e di estrema destra: la destabilizzazione politica delle società Europee.
In un contesto europeo già lacerato dalla crisi COVID-19, dove le differenze di religione, etnia, cultura e condizione sociale diventano più divisive, il terrorismo trova il terreno ideale per sfruttare questa dinamica e rendere queste fratture sociali sempre più profonde. Lungo queste spaccature, lo spazio per processi di radicalizzazione e atti violenti si espande, al punto che la radicalizzazione rischia di diventare “mainstream”.
I dati del Global Terrorism Index 2020 confermano questa prospettiva, collegando l’aumento dell’estremismo violento di destra in Occidente all’aumento della violenza politica e al declino di specifici indicatori relativi al frazionamento delle élite, all’esistenza di tensioni sociali e all’ostilità verso gli stranieri. Se questi processi di radicalizzazione e polarizzazione diventeranno mainstream, potranno avere la forza d’urto per mettere alla prova la stabilità politica di molti paesi europei minando la loro coesione interna.
Rischi per la sicurezza europea
Tecniche perfezionate di propaganda online – ora sempre più simili nell’estremismo di destra e in quello islamista – insieme agli effetti d’interdipendenza tra i due fenomeni, potrebbero ridurre drasticamente i tempi di radicalizzazione e abbreviare i cosiddetti ‘cicli di attacco’, rendendo più complesso per le forze di sicurezza intercettare e prevenire atti terroristici.
Il meccanismo di rafforzamento reciproco tra i due fenomeni e gli aumentati effetti polarizzanti su società già divise potrebbe portare a un numero maggiore di “Gefährder”, individui radicalizzati con un alto potenziale di pericolosità, sovraccaricando di lavoro le forze dell’ordine. In questo contesto, per valutare le minacce future sarà necessario migliorare la consapevolezza di come i due fenomeni si influenzano e alimentano a vicenda.
In passato l’estremismo violento di destra è stato in gran parte un fenomeno disorganizzato, con la maggior parte dei responsabili di attacchi non affiliati a specifici gruppi terroristici, e più che altro indicativo di uno stato d’animo di alienazione politica. Tuttavia, non vi è alcuna garanzia che questo fenomeno rimanga tale. Se i processi di polarizzazione attualmente in corso nelle nostre società, e legittimati da un certo discorso politico, continueranno incontrollati nei prossimi anni, la probabilità di veder proliferare i livelli di organizzazione dell’estremismo violento di destra in europa potrebbe aumentare significativamente.
[1] Processo di definizione dell’altro come “diverso”, relegato fuori dalla sfera di ciò che è familiare. La connotazione è negativa poiché, in quanto altro, l’oggetto di questo processo diventa pericoloso. La reciproca dipendenza dei due concetti di “identità” e “alterità” si esprime infatti attraverso la definizione del termine oppositivo come minaccia per la sicurezza della comunità a cui l’io (il noi) sente di appartenere.
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