#ReaCT2021 – Immigrazione e terrorismo: legami e sfide
di Claudio Bertolotti
L’89% degli attacchi, di cui abbiamo informazioni complete, sono stati portati a termine da “immigrati” di seconda e terza generazione e immigrati di prima generazione, sia regolari che irregolari.
Esiste dunque una correlazione meramente statistica tra immigrazione e terrorismo; è però vero che il numero di terroristi rispetto al totale degli immigrati è così marginale da rendere tale correlazione non significativa: l’ordine di misura è dell’unità per milione di immigrati.
Lo status dei terroristi: immigrati o europei?
Dei 138 su 189 terroristi analizzati attraverso il database di START InSight, 65 (47%) sono immigrati regolari; 36 (26%) sono discendenti di immigrati (seconda o terza generazione); gli immigrati irregolari sono 22 (16%): un dato, quest’ultimo, in crescita che si attesta al 25% nel 2020. Significativa anche la presenza di un 8% di cittadini di origine europea convertiti all’islam.
Complessivamente il 73% dei terroristi sono regolarmente residenti in Europa, mentre il ruolo degli immigrati irregolari si impone con un rapporto di circa 1 ogni 6 terroristi.
Esiste un legame tra l’immigrazione e il terrorismo?
Gli immigrati sono sì un veicolo per la diffusione del terrorismo da un paese all’altro, ma è improbabile che l’immigrazione di per sé sia una causa diretta del terrorismo.
Nessuna prova empirica ha sinora dimostrato che gli immigrati di prima generazione in quanto tali siano particolarmente propensi ad aderire al terrorismo. È però vero che l’afflusso migratorio da paesi a maggioranza musulmana in cui il terrorismo è un fenomeno accertato influirebbe in maniera rilevante sul verificarsi di attacchi nel Paese ricevente.
Gli immigrati sono terroristi?
È difficile sostenere l’esistenza di un nesso di causalità tra i due fenomeni: dunque l’essere migrante non sarebbe una condizione scatenante per l’adesione terrorismo.
È però vero che vi sono molteplici legami tra immigrazione e terrorismo e tra immigrati e terroristi, in particolare: criminalità organizzata – gruppi terroristi – migranti irregolari; terroristi di andata e ritorno – i terroristi europei andati in Siria sono di fatto “migranti” e l’Europa, in questo senso, è esportatrice di terroristi; migranti economici che optano per l’adesione al terrorismo nel corso del loro viaggio; e ancora i migranti che aderiscono al jihad o che emigrano per colpire, come conferma l’attacco terroristico di Nizza (Francia) del 29 ottobre 2020, portato a termine da un immigrato irregolare partito dalla Tunisia e sbarcato in Italia alcune settimane prima.
La mappa etno-nazionale del terrorismo in Europa
La radicalizzazione jihadista che porta al terrorismo in Europa affligge alcuni gruppi nazionali/etnici specifici. Vi è un rapporto di proporzionalità tra i principali gruppi di immigrati e i terroristi. La nazionalità dei terroristi, o delle famiglie di origine, è in linea con la dimensione delle comunità straniere in Europa. Prevale l’origine maghrebina: i gruppi etno-nazionali principalmente afflitti dall’adesione al modello jihadista sono quelli marocchino (in Francia, Belgio, Spagna e Italia) e algerino (in Francia).
Cresce il rischio potenziale di terrorismo con l’aumentare dei migranti irregolari
Il 16% dei terroristi sono immigrati irregolari (2014-2020), il 25% nel 2020.
In Francia è aumentato il ruolo degli immigrati irregolari nella condotta di azioni terroristiche. Se fino al 2017 nessuno degli attacchi aveva visto la partecipazione di immigrati irregolari, nel 2018 il 16% dei terroristi è un irregolare: oltre il 33% nel 2020. Il Belgio ha denunciato nel 2019 la presenza di richiedenti asilo collegati con movimenti jihadisti radicali o gruppi terroristi (Europol).
Esiste dunque un rischio statistico, poiché più immigrati significa maggiore probabilità che tra questi vi siano terroristi o soggetti che potrebbero aderire, anche in un secondo momento, al terrorismo jihadista. Ma a fronte di questa correlazione non vi è un evidente nesso di causalità: non è la condizione di migrante ad alimentare il terrorismo, ma possono contribuire alla scelta di aderire al terrorismo alcuni fattori quali il trascorso individuale, le condizioni di vita al momento dell’arrivo, le reti criminali o jihadiste con cui entrano in contatto o dalle quali tali soggetti vengono intercettati.
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