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Rinascita e Unità: L’inaugurazione di un’America Rinnovata?

di Melissa de Teffè dagli Stati Uniti.

Quando mi chiamarono per darmi la data in cui avrei dovuto giurare fedeltà alla bandiera americana, dopo aver fatto domanda di naturalizzazione, fu per me un momento molto toccante. Questo paese che mi ero trovata ad abbracciare nei suoi credo e anche contraddizioni mi aveva conquistata.

Ho sempre amato studiare storia, soprattutto le biografie: da John Quincy Adams, a Thomas Jefferson, per non parlare della storia di come J.F. Kennedy stabilì e ne scrisse un libro del Premio “Profiles in Courage”, la narrazione di come personaggi unici stabilirono diritti e opportunità per tutti, furono i miei compagni in questo viaggo identitario, convincendomi così che la decisione che avevo presa, con il cuore e non per necessità, fosse giusta.

In un cassetto di cimeli di famiglia avevo conservato con gelosia il piccolo nastrino che si indossa non nei momenti ufficiali, della nota “Presidential Medal of Freedom”, la più alta onorificenza americana che mio padre ottenne da Roosvelt durante la seconda guerra mondiale. Quel giorno decisi di indossarla per onorare quegli stessi valori che hanno reso questa nazione la più generosa in assoluto.

Chi mai ha dato soldi a popoli sconfitti perchè potessero come una fenice risorgere dalle macerie. Truman e Marshall. Ma fu soprattutto quest’ultimo l’ideatore, perchè questo paese era nato sulla ricerca di libertà, libertà di culto, principalmente e poi di democrazia, dove tutti potessero convivere. È stato un tragitto lunghissimo e costosissimo. Pensiamo alla guerra civile. Ma senza di loro non avremmo vinto due guerre nefaste da dittatori orribili.

Rientrata qui dopo un’assenza ventennale ho ritrovato un’America in ginocchio. Il gigante non c’era più, il paese depresso, senza identità propria, incattivito dalle pessime propagande politiche che hanno visto dialoghi colmi di parole offensive, invettive che potevano solo appartenere a situazioni storiche lontane e sicuramente non genuine.

L’inaugurazione di oggi, di Trump e di JD Vance, è stato un momento, al di là dell’elenco delle politiche future, già scritte e oggi ribadite, di unione, di orgoglio e di religiosità.

Ho ascoltato passaggi biblici ispirati, perchè se scelti con sapienza guariscono il cuore e non creano un senso divisorio, dove Dio diventa il protettore di alcuni a scapito del nemico. Oggi ho percepito, un senso di unione, di pace, e di commozione oltre che di speranza.

Questa nazione in ginocchio economicamente, con una percentuale di drogati, homeless, e poveri in procinto di perdere la casa, per non parlare di chi non ce l’ha più per il fuoco o le inondazioni, oggi questo gigante ferito ha alzato la testa, ma in modo diverso da quel famoso settembre del 2011.

Sicuramente la cornice del Campidoglio, ispirato al bellissimo Pantheon di Roma, dove tanti abili toscani, dagli scalpellini ai pittori, rendendolo un palazzo di bellezza unica, perchè in Italia sappiamo bene cosa è la bellezza, ci ha commossi di più.

Il discorso di Trump durato una mezz’ora scarsa, ha toccato tante cose, ma vorrei citare solo due paragrafi brevi quasi di chiusura:

 “Negli ultimi anni, la nostra nazione ha sofferto molto. Ma la riporteremo indietro e la renderemo grande di nuovo. Più grande che mai. Saremo una nazione come nessun’altra. Piena di compassione, coraggio ed eccezionalità. Il nostro potere fermerà tutte le guerre e porterà un nuovo spirito di unità in un mondo che è stato arrabbiato, violento e totalmente imprevedibile. L’America sarà rispettata di nuovo e ammirata di nuovo, anche dalle persone di religione, di fede e buona volontà. Saremo prosperi. Saremo orgogliosi. Saremo forti e vinceremo come mai prima d’ora. Non saremo conquistati. Non saremo intimiditi. Non saremo spezzati. E non falliremo.”

In questo viaggio di rinascita, l’America avrà l’opportunità di riscoprire le sue radici e il suo spirito indomito. Con una nuova energia, riaffermeremo il nostro ruolo nel mondo, come faro di libertà, opportunità e giustizia. Le sfide che ci attendono saranno affrontate con il coraggio di chi sa che ogni grande nazione può cadere, ma solo chi ha una volontà incrollabile può rialzarsi e prosperare.

Indipendentemente dalle fazioni è bello vedere pace, serenità e sperare in una prosperità non volgare come quella di starlette e affamati di notorietà, ma piuttosto quella semplice del focolare famigliare, qualunque esso sia, dove i talenti vengono remunerati e dove tutti hanno un loro posto colmo di affetti.