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Semper supra: la sesta Forza Armata statunitense

di Melissa de Teffè, dagli Stati Uniti – Giornalista con Master in Diplomazia presso l’ISPI, esperta di politica statunitense.

“Il diritto di resistenza è un diritto di difesa, ma non implica l’uso della violenza, bensì la possibilità di opporsi all’abuso di potere con strumenti legali e pacifici. – e i leader della terra devono affrontare il compito più difficile che ci sia, ossia quello di evitare una guerra nucleare, mentre cercano di preservare la libertà è necessario introdurre programmi di disarmo”
Questa una mia sintesi di quanto detto da Norberto Bobbio e da Robert Kennedy dove ambo enfatizzano l’importanza della difesa dei diritti attraverso mezzi legittimi e non violenti, mantenendo il rispetto per l’ordine e la giustizia, sono concetti che purtroppo non riescono ancora a trovare applicazione. La corsa agli armamenti rimane la scelta primaria di quasi tutti i presidenti americani. Questa corsa però, porta sempre in seno una minaccia evidente, sottraendo economie vitali ad altro.  Durante l’epoca reaganiana, gli Stati Uniti volevano installare missili nucleari lungo la linea divisioria tra Europa occidentale e l’URSS. Il presidente stesso era finito sulla copertina del Times con “The Evil Empire” riferendosi all’ex Unione Sovietica; numerose erano  le manifestazioni contro quest’idea, considerando che erano trascorsi solo 4 decenni dalla fine della seconda guerra mondiale, e i nonni, ancora vivi o sopravvisuti, ci raccontavano, a tavola la domenica dei drammi della guerra. L’Eruopa era quindi ancora una volta il terreno di battaglia. Ma Reagan, sapeva che non sarebbe riuscito a installare i missili lungo la linea divisoria tra i paesei dell’est e dell’ ovest europeo. Fu per merito di esperti come il Generale Abrahamson, se Reagan riuscì a mettere in ginocchio il suo nemico numero uno,  grazie all’idea di creare una corsa agli armamenti “spaziale”, con il “Progetto SDI” – Space Defence Initiative. Reagan immaginava una strategia di difesa in grado di intercettare e distruggere i missili balistici intercontinentali (ICBM) durante le diverse fasi del loro volo, inclusi il lancio, la fase intermedia e quella finale. L’SDI era ambizioso, incorporava tecnologie avanzate come stazioni spaziali laser, piattaforme missilistiche a terra e sofisticati sensori per rilevare e tracciare le minacce. Sicuramente lasciò tutti sbalorditi, militari e non. Sembrava che Star Wars fosse una realtà imminente.

L’SDI ebbe un impatto duraturo sulla politica della difesa statunitense e sulle relazioni internazionali, stimolando investimenti significativi nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie per la difesa missilistica, alcune delle quali gettarono le basi per i futuri sistemi. Inoltre, l’SDI influenzò le negoziazioni sul controllo degli armamenti, in particolare con l’Unione Sovietica. Forzò la creazione di osservatori diplomatico-militari per capire fin dove si sarebbe spinta questa nuova iniziativa. Seppur da civile, ebbi l’occasione di vederla da vicino.

La decisione di Reagan nel 1983 scatenò di conseguenza, una nuova corsa agli armamenti con l’Unione Sovietica, (la Cina di Deng Xiaoping era troppo impegnata nell’ammodernamento interno) mettendo sotto pressione l’economia sovietica in modo significativo. L’URSS, già in difficoltà economiche e militari, faticava a tenere il passo con le tecnologie avanzate degli Stati Uniti. L’SDI fu visto come una minaccia per il deterrente nucleare sovietico, e costrinse l’URSS a sviluppare contromisure, ma le difficoltà tecniche e i costi elevati, la resero consapevole di non poter competere in un’ulteriore escalation militare.  Così l’URSS firma il Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), nel 1987 con gli gli Stati Uniti. Il trattato mirava a eliminare tutte le armi nucleari e convenzionali di raggio intermedio, cioè missili con una gittata compresa tra 500 e 5.500 chilometri, dai rispettivi arsenali. L’accordo fu una tappa importante nella distensione della Guerra Fredda, in quanto contribuì a ridurre il rischio di conflitti nucleari in Europa e a diminuire la presenza di armi nucleari a corto e medio raggio. Entrambe le superpotenze si impegnarono a distruggere i missili in questione, con verifiche reciproche per garantire il rispetto del trattato.

Dopo 32 anni, nel dicembre del 2019, il presidente Trump firma il National Defense Authorization Act, creando ufficialmente la United States Space Force, il sesto ramo delle forze armate degli Stati Uniti. Questo passo riconosce lo spazio come un dominio critico per la sicurezza nazionale, con l’obiettivo di migliorare le capacità del paese nelle operazioni spaziali.

La creazione della Space Force rappresenta una pietra miliare significativa, da quando fu creata l’Air Force nel lontanto 1947.  La mission di questo nuova forza militare, ha il compito di organizzare, addestrare e fornire equipaggiamento ai professionisti dello spazio per proteggere gli interessi del paese e dei suoi alleati nello spazio. Già durante la campagna elettorale, Trump aveva detto che avrebbe creato una Space National Guard a supporto della Space Force, squadre specializzate nella gestione dei dati satellitari, per garantire il mantenimento della superiorità tecnologica. Oggi invece, in conferenza stampa, Trump ha annunciato di voler istituire un sistema di difesa missilistica di nuova generazione, ispirato all’Iron Dome israeliano*, chiamata “Iron Dome for America”, che ha l’obiettivo di proteggere gli Stati Uniti da minacce aeree. Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha sottolineato una rapida implementazione, in linea con la promessa elettorale di Trump di sviluppare uno scudo di difesa missilistica all’avanguardia, costruito internamente.

Anche se l’iniziativa “Iron Dome for America” si concentra sul miglioramento delle capacità di difesa missilistica, non si tratta di un nuovo ramo militare simile all’Iniziativa di Difesa Strategica proposta durante l’amministrazione del presidente Ronald Reagan. Invece, rappresenta un’espansione delle infrastrutture di difesa esistenti per rafforzare la sicurezza nazionale contro le minacce emergenti.

L’annuncio di Trump di voler sviluppare una versione americana, con l’obiettivo di migliorare le capacità di difesa missilistica degli Stati Uniti esemplifica la serietà delle minacce che questo paese ha vissuto negli ultimi anni. Purtroppo per la scrivente non è dato sapere esattamente la gravità di queste, ma sono intuibili da un paio di brevi affermazioni fatte da Pam Bondi, Procuratore di Stato per la Florida, durante l’audizione presso il Comitato Giudiziario del Senato,  per la sua conferma a Procuratore Generale degli Stati Uniti.

Questi sviluppi evidenziano il crescente riconoscimento dello spazio come una componente vitale della strategia di difesa nazionale statunitense.

*L’Iron Dome (cupola di ferro) è un sistema avanzato di difesa aerea sviluppato da Israele per intercettare e distruggere missili a corto raggio e proiettili di artiglieria che minacciano le aree popolate. Da quando è stato attivato nel 2011, è stato fondamentale per proteggere i civili israeliani da varie minacce missilistiche. Sviluppato con il supporto degli Stati Uniti, l’Iron Dome è composto da tre componenti principali:

  1. Radar di rilevamento e tracciamento: Identifica le minacce in arrivo.
  2. Gestione della battaglia e controllo delle armi Valuta la minaccia e determina la necessità di intercettazione.
  3. Unità di lancio missili: Lancia missili intercettori per neutralizzare la minaccia. Quando un razzo viene rilevato, il sistema calcola la sua traiettoria per determinare se atterrerà in un’area popolata. In tal caso, lancia un missile intercettore per distruggere la minaccia in volo.