Stati Uniti – Immigrazione: no tu no!
di Melissa de Teffé dagli Stati Uniti, giornalista esperta di politica statunitense, accreditata per START InSight presso il Dipartimento di Stato
Il 21 marzo 2025 il Segretario di Stato Marco Rubio, ha annunciato l’inclusione nella lista nera americana dell’ex presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner e dell’ex ministro della Pianificazione Julio De Vido per il loro coinvolgimento in gravi episodi di corruzione durante il periodo in cui hanno ricoperto cariche pubbliche.
Rubio ha affermato che Fernández de Kirchner e De Vido avrebbero sfruttato i rispettivi incarichi «per organizzare e trarre vantaggio economico da diversi schemi corruttivi legati agli appalti per opere pubbliche, sottraendo così milioni di dollari alle casse dello Stato argentino». Diversi tribunali argentini hanno già pronunciato condanne nei confronti dei due ex funzionari, compromettendo fortemente la fiducia degli argentini e degli investitori internazionali nelle prospettive economiche e politiche del Paese, senza però riuscire a incarcerarli per i crimini commessi.
Il provvedimento adottato impedisce a Fernández de Kirchner, De Vido e ai loro familiari diretti l’ingresso negli Stati Uniti. «Queste misure riaffermano il nostro impegno contro la corruzione globale, specialmente quando coinvolge alti livelli governativi», ha sottolineato Rubio, che ha poi aggiunto: «Continueremo a garantire che chi abusa del potere pubblico per vantaggi personali venga chiamato a rispondere delle proprie azioni».
Queste designazioni rientrano nelle misure previste dalla Sezione 7031(c) del “Department of State, Foreign Operations, and Related Programs Appropriations Act” del 2024, recentemente confermato anche per il 2025. Questa normativa, approvata dal Congresso l’anno scorso, obbliga il Segretario di Stato a segnalare pubblicamente o privatamente funzionari stranieri coinvolti in corruzione significativa o in gravi violazioni dei diritti umani, sulla base di informazioni attendibili raccolte dal Dipartimento di Stato. La decisione di rendere pubblica questa mossa rappresenta un avvertimento ad altri leader politici, come Maduro presidente del Venezuela e non riconosciuto dagli Stati Uniti. A seguito delle controverse elezioni presidenziali del luglio 2024, gli Stati Uniti hanno dichiarato di non riconoscere la legittimità del governo di Maduro. Il precedente Segretario di Stato, Antony Blinken, aveva già espresso “serie preoccupazioni” riguardo ai risultati elettorali. Il 10 gennaio 2025, in concomitanza con l’insediamento di Maduro per il suo terzo mandato gli Stati Uniti, insieme all’Unione Europea, al Regno Unito e al Canada, hanno imposto nuove sanzioni a funzionari venezuelani, mentre, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, ha aumentato la ricompensa per l’arresto di Maduro a 25 milioni di dollari. Il 18 marzo 2025, Rubio ha avvertito il governo venezuelano che, se non avesse accettato i voli di deportazione dei suoi cittadini dagli Stati Uniti, sarebbero state imposte “sanzioni severe ed escalation”. Questo avvertimento si inserisce negli sforzi dell’amministrazione Trump per deportare migranti senza status legale, colpevoli di crimini in territorio nordamericani e porre fine a un programma di residenza temporanea per 350.000 venezuelani.
Un dibattito democratico?
Queste azioni che vedono l’applicazione di una politica di frontiera a 360 gradi, dalla quale nemmeno ex presidenti sono esenti, vedi appunto Cristina Kirchner o Maduro, che ha addirittura una taglia sulla testa, coinvolgerà anche cittadini comuni di altri Paesi.
Ma coloro che credono che questa non sia più una democrazia, si mettano il cuore in pace; il sistema giudiziario funziona -bene o male a seconda delle opinioni- ma funziona.
Il giudice federale James Boasberg lunedì 18 marzo, ha convocato un’udienza urgente dopo che l’amministrazione Trump si è rifiutata di far rientrare due aerei carichi di migranti ‘criminali’, già decollati il sabato precedente, nonostante un ordine temporaneo vietasse le espulsioni. Un terzo volo potrebbe essere partito successivamente all’ordine del giudice.

Il giudice Boasberg aveva emesso il sabato un ordine temporaneo per impedire all’amministrazione Trump di utilizzare la legge ‘Alien Enemies Act’ del 1789 per espellere migranti sospettati di appartenere alla gang criminale venezuelana “Tren de Aragua”. Tuttavia, i legali del Dipartimento di Giustizia hanno informato il giudice che due voli erano già in volo verso Honduras ed El Salvador al momento della decisione. Benché Boasberg avesse verbalmente ordinato ai voli di tornare indietro, tale direttiva non era stata inclusa formalmente nell’ordinanza scritta.
Durante l’udienza, Boasberg ha contestato al Dipartimento di Giustizia, la carenza di risposte chiare, definendolo un “gioco di potere”. Ha richiesto dettagli precisi sui voli, inclusi gli orari di partenza e arrivo, il numero di persone a bordo e le destinazioni finali. La Casa Bianca, tramite una dichiarazione ufficiale, sostiene che: «TdA (Tren de Aragua) sta perpetrando, tentando e minacciando un’invasione o incursione predatoria contro il territorio degli Stati Uniti. TdA sta conducendo azioni ostili e guerre irregolari contro gli Stati Uniti, direttamente o indirettamente sotto la direzione, clandestina o meno, del regime di Maduro in Venezuela».
Questa posizione è stata utilizzata per giustificare le espulsioni sotto l‘Alien Enemies Act, dichiarando i membri della TdA – pericolosi per la sicurezza nazionale.
Si aggiunga che questi individui sono comunque entrati negli Stati Uniti illegalmente, e che la posizione del giudice Boasberg appare fragile sotto due profili principali:
- Ingresso irregolare. Gli individui in questione non hanno seguito le procedure previste per un ingresso regolare nel paese. Se le loro motivazioni fossero state – ad esempio, una richiesta di asilo o immigrazione per motivi economici – avrebbero potuto presentare domanda attraverso i canali ufficiali o nei punti di ingresso autorizzati.
- Costi e carico giudiziario. L’amministrazione Trump ha giustificato l’invocazione dell’Alien Enemies Act anche con motivazioni di efficienza: i tribunali dell’immigrazione sono già sovraccarichi, con tempi d’attesa che superano anche i 18 mesi in diversi stati. In attesa del processo, la prassi corrente prevederebbe che i soggetti venissero rilasciati, con l’obbligo di presentarsi all’udienza fissata. Tuttavia, in molti casi si registra l’assenza all’udienza, cosa che rende difficile il rintracciamento e la successiva espulsione.
In questo contesto, la decisione di procedere con l’espulsione immediata – pur comportando dei costi – è considerata dall’amministrazione come la soluzione meno dannosa e più sicura, sia dal punto di vista economico che della sicurezza pubblica, nonostante vengano espresse critiche sulla legittimità e costituzionalità di queste espulsioni; gli esperti legali e gruppi per i diritti civili, sostengono che l’uso di poteri di emergenza in tempi di pace potrebbe violare i diritti costituzionali degli individui coinvolti. Ecco perché prima delle espulsioni, organizzazioni come Tren de Aragua sono state catalogate come terroristiche.

Foto di orythys da Pixabay
Il settore accademico
Su un altro fronte, sempre molto divisivo, ci sono stati diversi casi riguardanti professori universitari associati a posizioni pro-Hamas o pro-Palestina, che hanno portato a sospensioni o licenziamenti. Ecco alcuni esempi:
- Katherine Franke: Professoressa di diritto alla Columbia University, è stata sospesa dopo aver criticato studenti ex membri delle Forze di Difesa Israeliane, accusandoli di danneggiare altri studenti. L’università ha ritenuto che i suoi commenti violassero le politiche interne.
- Maura Finkelstein: Professoressa associata al Muhlenberg College, è stata licenziata dopo aver condiviso un post del poeta palestinese Remi Kanazi, percepito come antisionista. Questo ha portato a lamentele da parte di studenti e docenti aprendo un’indagine federale.
- Russell J. Rickford: Professore alla Cornell University, ha descritto l’attacco di Hamas del 2023 come “esaltante” durante una manifestazione. Dopo le critiche ricevute, ha chiesto scusa e ha preso un congedo.
- Zareena Grewal: Professoressa alla Yale University, ha espresso su Twitter sostegno all’attacco di Hamas del 2023, affermando che i palestinesi hanno “ogni diritto di resistere con la lotta armata”. Le sue dichiarazioni hanno suscitato polemiche e hanno dato vita a una petizione per il suo licenziamento che ha raccolto oltre 55.000 firme.
- Jodi Dean: Professoressa al Hobart and William Smith Colleges, è stata sospesa dopo aver scritto un saggio in cui descriveva l’attacco di Hamas del 2023 come “esaltante”. La sospensione è stata revocata nel luglio 2024.
Nonostante queste situazioni coinvolgano professori con posizioni pro-Palestina o pro-Hamas, non tutti sono stati espulsi. Le conseguenze variano da sospensioni a licenziamenti, a seconda dei casi specifici e delle politiche delle rispettive istituzioni.
Recentemente, negli Stati Uniti, sono state espresse preoccupazioni riguardo all’indottrinamento di studenti americani verso posizioni filo-Hamas e antisraeliane. Diversi episodi in scuole e università hanno sollevato allarmi su possibili influenze ideologiche nelle istituzioni educative.
Ma guardando dall’esterno quanto accade ed è accaduto nelle università americane, l’impressione è che invece di proporre agli studenti momenti di dibattito, approfondimento, e comprensione sembra che ci sia piuttosto stato un vero e proprio indottrinamento.
Un indottrinamento?
- Un articolo del New York Post ha evidenziato come l’antisemitismo sia aumentato dove sembra che alcuni programmi educativi e insegnanti stiano diffondendo sentimenti antiebraici tra gli studenti.
- In Virginia, una docente, figlia di un imam è stata accusata di aver insegnato odio antisraeliano agli studenti. Questo caso ha sollevato preoccupazioni riguardo all’influenza di attori esterni e attivisti nel settore dell’istruzione.
- Shai Davidai è professore associato di psicologia alla Columbia University ed è di origine israeliana ed ebreo. In seguito alle manifestazioni pro-Palestina organizzate nel campus dopo il 7 ottobre 2024, Davidai ha espresso pubblicamente forti critiche verso l’università, accusandola di non condannare adeguatamente ciò che lui definisce episodi di odio e antisemitismo. In un’intervista ha detto chiaramente che “l’odio non scompare da solo” e che “l’estremismo va affrontato, altrimenti rimane”. Dopo aver chiesto spiegazioni a un amministratore universitario sul comportamento dell’ateneo, l’università ha deciso di vietargli temporaneamente l’accesso al campus, sostenendo che il suo atteggiamento rappresentasse una forma di molestia. Davidai, invece, ha giudicato questa decisione come una ritorsione per le sue posizioni pubbliche.
- Joe Rogan, il noto conduttore di talk show, ha intervistato Tim Kennedy, Forze Speciali, (fra le mille attività nel 2021, ha aperto una scuola ad Austin, in Texas, chiamata Apogee che enfatizza l’apprendimento guidato dagli studenti attraverso discussioni socratiche e progetti basati su esperienze reali, per sintetizzare), e ambedue hanno evidenziato come la radicalizzazione nelle scuole americane possa portare gli studenti a simpatizzare con i terroristi a Gaza, e sottolineando come i professori abbiano l’opportunità di “radicalizzare” i propri studenti attraverso compiti e attività scolastiche.
- Un professore associato ha criticato la leadership della Columbia e del Barnard College per aver permesso ad agitatori antisraeliani di causare disordini nei campus. Ha affermato che “abbiamo indottrinato gli studenti e loro non sono il problema. Il problema sono sempre stati i professori che li hanno indottrinati.”
Le autorità:
- Leo Terrell, consulente senior dell’assistente procuratore generale per i diritti civili, ha affermato che l’amministrazione Trump non tollererà l’antisemitismo nelle scuole. Ha sottolineato che il Dipartimento di Giustizia utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per fermare comportamenti antisemiti.
(Per un aggiornamento, v. https://www.arnoldporter.com/en/perspectives/advisories/2025/03/eo-14188-additional-measures-to-combat-anti-semitism)
Questi esempi illustrano le crescenti preoccupazioni riguardo all’influenza di ideologie filo-Hamas e antisraeliane nelle istituzioni educative americane.
Guardando la questione da una prospettiva ampia, a volo d’uccello, ciò che emerge è la profonda polarizzazione politica e spaccatura tra due fronti: da un lato, un presidente e un’amministrazione che proseguono nella direzione che ritengono più opportuna per dare forma a un paese ‘in ordine’, rispettato e apprezzato per quello che può dare, in una convivenza pacifica generale, fra ebrei, musulmani o appartenenti a qualsiasi altra fede – “In God We Trust”; dall’altro lato, un’opposizione che sta reagendo talvolta con violenza e caos per imporre le proprie visioni e le proprie ragioni (vedi le proteste presso gli atenei che non hanno creato né occasioni di dialogo né momenti di apprendimento, o gli sfregi alla Tesla).
In questo senso, poiché le elezioni dopotutto hanno decretato la vittoria di Trump, restano emblematiche le parole dello storico e filosofo Karl Popper: «La democrazia consiste proprio in questo: che non soltanto le opinioni della maggioranza, ma anche quelle delle minoranze siano rispettate. Purché le minoranze, da parte loro, non abusino della democrazia per distruggerla.»
There are no comments
Add yours