Libia: Bertolotti (Start), ‘ruolo militare turco cruciale per ridefinire futuro Paese’ (ADNKRONOS)
Intervistae articolo di Alessia Virdis, per ADNKRONOS
Ankara forza determinante e destinata a prevalere
A dieci anni dall’avvio delle rivolte in Libia, che portarono alla fine dell’era Gheddafi, “oggi la Libia è una realtà estremamente frantumata caratterizzata, da rapporti di collaborazione e competizione spesso incompatibili tra loro, dove attori esterni giocano la loro partita spingendo sulle poche e disorganizzate forze interne”. E’ il quadro tracciato in un’intervista ad Aki – Adnkronos International da Claudio Bertolotti, direttore di Start InSight, autore di ‘Libia in transizione – Guerra per procura, interessi divergenti, traffici illegali‘ (SCARICA IL VOLUME), convinto che “il ruolo che sta giocando e giocherà ancora di più lo strumento militare turco sarà determinante per ridefinire la Libia che sarà” e che sul lungo periodo sia quindi “destinata a prevalere la forza turca”.
il ruolo che lo strumento militare turco sta giocando, e giocherà ancora di più, sarà determinante per ridefinire la Libia che sarà
L’esperto, analista strategico e coordinatore dell’Unità Ricercatori della Difesa presso l’Istituto di Ricerca e Analisi della Difesa (Irad) e direttore esecutivo dell’Osservatorio sul Radicalismo e il Contrasto al Terrorismo (ReaCT), sottolinea la “polarizzazione” che vede da una parte “i noti attori con Khalifa Haftar e quelli con Tripoli dall’altra”, ma evidenzia anche come “nell’ultimo periodo” la Turchia abbia assunto “un ruolo determinante”. Un ruolo cruciale, dice, “sia per quanto riguarda i giochi politici, intesi come rapporti di collaborazione con i gruppi di potere e i gruppi politici dell’area mediterranea di orientamento islamista legato alla Fratellanza musulmana“, sia dal punto di vista della “presenza fisica perché il ruolo che lo strumento militare turco sta giocando, e giocherà ancora di più, sarà determinante per ridefinire la Libia che sarà”.
La strategia turca indebolisce l’Italia
Bertolotti ricorda la presenza di “istruttori militari ed equipaggiamenti turchi a supporto delle forze di Tripoli”, un fatto a “esclusivo vantaggio della Turchia e uno svantaggio per tutti gli altri attori, in primis per l’Italia”. Italia che, sottolinea, “vede sempre più eroso il suo ruolo e la sua influenza sulla Libia”.
I pochi punti di forza dell’Italia vengono confermati dall’attivismo dall’Eni, che cerca di tutelare attraverso la garanzia dei propri interessi gli interessi nazionali. A svantaggio della Turchia, il fatto di non essere in una posizione economicamente dominante
“I pochi punti di forza che restano vengono confermati dall’attivismo dall’Eni, che cerca di tutelare attraverso la garanzia dei propri interessi gli interessi nazionali”, continua l’esperto parlando di un’Italia che “dal punto di vista è sempre più debole, sempre meno attiva”.
A svantaggio della Turchia, il fatto di non essere – dice Bertolotti – “in una posizione economicamente dominante”. Questo, osserva, “potrebbe essere un limite alle sue ambizioni, ma resta la presenza fisica e la capacità di influire sulla politica libica”. Il 5 febbraio al voto in Svizzera del Forum di dialogo politico si è imposta la lista con Mohamed Menfi come nuovo capo del Consiglio presidenziale libico e Abdul Hamid Mohammed Dbeibah come candidato premier fino alle elezioni annunciate per il prossimo 24 dicembre. “Il fatto che quest’ultimo sia un uomo d’affari direttamente collegato con il business turco conferma – prosegue – questa capacità della Turchia di riuscire a consolidare le proprie posizioni”.
‘I russi? Si sono creati un trampolino di lancio per una presenza sul medio e lungo periodo’
I russi, oltre alla Turchia. “Il Mediterraneo è diventato il centro dell’instabilità dovuta alle politiche espansionistiche di Ankara e di Mosca, perseguite anche attraverso il supporto delle parti contrapposte nei teatri di conflitto – scrive Bertolotti in ‘Libia in transizione’ – La Russia guarda con estrema attenzione al futuro della Libia perché la considera strumentale al perseguimento dei propri interessi nazionali. Interessi che includono principalmente i vantaggi economici del cosiddetto commercio di ‘guns for oil’ (armi in cambio di petrolio), i contratti governativi, il potere contrattuale nei confronti dell’Unione Europea, l’accesso ai porti nel Mediterraneo, il contrasto alla minacce del terrorismo islamico”.
I russi si sono sostanzialmente consolidati nelle loro posizioni. Trincerati, in un certo senso, anche fisicamente
I russi, dice ad Aki – Adnkronos International parlando di Haftar, “hanno sostenuto l’attore che non ha vinto ma che di fatto non ha neanche perso il confronto con Tripoli” e “si sono sostanzialmente consolidati nelle loro posizioni”. Trincerati, in un certo senso, “anche fisicamente attraverso la costruzione di questa linea di divisione fisica fatta di infrastrutture militari a tutela dei propri interessi nell’area, in particolare della loro presenza”.
La Libia resta per l’Italia un Paese in cui c’è la prospettiva di trasformare gli svantaggi, derivanti da un’assenza sul campo di battaglia libico, in opportunità.
Si può parlare di un “trampolino di lancio per la loro presenza anche sul medio e lungo periodo”, osserva, pensando al contributo militare assicurato sinora, “anche da punto di vista informale con l’uso di truppe non propriamente regolari, da Wagner ad altre realtà non statali”. A dieci anni dalla rivolta, la Libia – scrive Bertolotti in ‘Libia in transizione’ – resta comunque per l’Italia un Paese in cui c’è la prospettiva di “trasformare gli svantaggi, derivanti da un’assenza sul campo di battaglia libico, in opportunità”.
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(Vir/Adnkronos)
ISSN 2465 – 1222
15-Feb-2021 17:19