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#ReaCT2021 – La minaccia terroristica nel Regno Unito

di Raffaello Pantucci, RSIS-NTU – Singapore e ReaCT

La complessità della minaccia terroristica con cui si confronta la Gran Bretagna è stata recentemente messa in evidenza da tre casi distinti:

  • due dei famigerati “Beatles” dello Stato islamico sono finalmente apparsi davanti a un giudice;
  • due convertiti sono stati imprigionati per aver tentato di portare avanti un attacco terroristico in carcere;
  • e, infine, la causa intentata contro un minorenne accusato di essersi auto-radicalizzato durante il lockdown della scorsa primavera, che però è fallita.

Presi insieme, questi casi dimostrano la complicata persistenza della minaccia terroristica di matrice islamista nel Regno Unito.

La persistenza appare nei casi dei Beatles dello Stato Islamico e del tentativo di attacco in carcere. Alexanda Kotey e El Shafee Elsheikh erano da tempo oggetto di interesse da parte dei servizi segreti; facevano parte di una rete attiva nella parte ovest di Londra che ha a lungo alimentato i campi di battaglia jihadisti con giovani combattenti britannici e creato cellule terroristiche nel Regno Unito. I due sono partiti per la Siria nel 2012 per arruolarsi nelle fila di Jabhat al-Nusrah. Una volta là, si sono uniti all’ISIS e sono ora imputati per i crimini commessi in tale occasione.

L’attacco in prigione è stato diretto da Brutschom Ziamani, un convertito che era stato imprigionato nel 2014 per aver pianificato un’aggressione nei confronti di un soldato, per emulare il suo eroe Michael Adebolajo che aveva ucciso il soldato in licenza Lee Rigby fuori dalla sua caserma nel 2013. Sia Michael che Brutschom facevano parte della comunità di al-Muhajiroun, un gruppo che è stata la culla di numerose reti e piani terroristici in Europa. In prigione, Brutschom non ha perso vigore e si è ripetutamente rifiutato di partecipare a programmi di riabilitazione, scegliendo invece di provare a radicalizzare altri carcerati e riuscendo a convincerne uno, Baz Hockton, a partecipare ad una feroce missione suicida con l’obiettivo di uccidere delle guardie carcerarie e morire nel corso dell’operazione. L’impresa è fallita e i due scontano ora ulteriori ergastoli.

Ci sono poche possibilità che questi uomini si pentano ora delle proprie idee

Vista la relativa giovane età, il sistema britannico si troverà a gestirli per i prossimi decenni. Anche se Kotey e Elsheikh non sono detenuti in Gran Bretagna, rimangono l’emblema di un network che ha allevato dozzine di giovani radicalizzati dispersi ai quattro venti. Molti fra loro sono combattenti convinti che dovranno essere attenzionati per gli anni a venire.

Questi casi illustrano come i vecchi problemi, invece di sparire, continuano a ripresentarsi

Dall’altro lato della medaglia, il 9 ottobre 2020 un tribunale di Londra ha assolto un ragazzino di 14 anni accusato dalle autorità di essersi radicalizzato nel troppo tempo libero durante il lockdown, e di aver seguito “fino alla tana del coniglio” le idee estremiste che aveva scoperto, al punto di cercare di pianificare la costruzione di bombe. Arrestato e accusato, è stato alla fine assolto da una giuria. Non è al momento chiaro se verrà processato una seconda volta, ma questo è stato il secondo episodio in un mese in cui le autorità britanniche hanno visto fallire un procedimento d’accusa.

Naturalmente, nel sistema giudiziario vige la presunzione d’innocenza fino a prova contraria, ma se i servizi di sicurezza hanno speso tante energie e sforzi su questi casi – il precedente si riferiva a due cugini accusati di costruire droni da usare in attacchi terroristici – suggerisce che avessero sentore di qualcosa di concreto in atto. Non sono stati tuttavia in grado di dimostrarlo. Parte del problema consiste nel fatto che i casi che stanno emergendo ora sono totalmente scollegati dai network terroristici, pianificano azioni talmente casuali e gli strumenti del terrorismo così banali che è diventato quasi impossibile riuscire a proteggersi totalmente dalla minaccia del terrorismo. Ma è anche diventato impossibile o quasi, dimostrare con certezza chi potrebbe andare in questa direzione.

I casi che abbiamo visto in Gran Bretagna negli ultimi anni hanno in gran parte coinvolto individui armati di coltelli, veicoli o altri utensili di uso quotidiano. Queste persone possono essere in comunicazione attiva con estremisti o dentro chat estremiste, come d’altra parte molti altri; le conversazioni sono frammentarie e l’intento sempre poco chiaro.

Ciò sta producendo una nuova generazione di radicalizzati che le autorità hanno difficoltà a identificare, definire, arrestare e condannare

Il pericolo sta nella fusione tra la persistenza e la complessità. Supponendo che alcuni fra questi nuovi casi confusi rappresentino vere e proprie minacce che opereranno su linee temporali simili a quelle delle generazioni precedenti, il rischio consiste in una minaccia fumosa che ci accompagnerà per decenni. Scollegati da network conosciuti, ma estasiati dalle loro idee, continueranno probabilmente a girovagare dentro le comunità online abbracciando occasionalmente la violenza.

È questa l’ardua minaccia che ci si para davanti. È persistente in quanto gli individui non sembrano rinunciare alle idee e continuano a rimanere coinvolti per decenni.

Ed è complicata in quanto è quasi impossibile isolare e indentificare con facilità le minacce. Purtroppo, la minaccia terroristica non passerà tanto presto. È invece probabile che diverrà solo più complessa, confondendoci ulteriormente.

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Frattura radicale

Reportage radiofonico trasmesso dal programma Laser della RSI (Radiotelevisione svizzera di lingua italiana) sul tema del radicalismo islamico e dello jihadismo, con prospettive da Londra.

L’approfondimento si sofferma sui contesti e sui meccanismi che possono contribuire alla svolta radicale, e per ciò che concerne la prevenzione, sulle difficoltà che possono esserci nelle relazioni fra chi si muove sul territorio e le istituzioni inglesi.

ASCOLTA LA PUNTATA:  ‘FRATTURA RADICALE’

Scarica e ascolta il podcast Laser – “Frattura Radicale” RSI Rete 2

A entrare nel merito della scena inglese sono Raffaello Pantucci, direttore degli studi sulla sicurezza internazionale del Royal United Services Institute (RUSI); Douglas Weeks, ricercatore e consulente specializzato nelle dinamiche della radicalizzazione e Hanif Qadir, ex-militante di al-Qaeda e poi fondatore della ONG Active Change Foundation.

Reportage di Chiara Sulmoni.