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Trump 2025: tra sostenibilità finanziaria interna e una politica estera assertiva.

di Melissa de Teffè dagli Stati Uniti.

Il 7 gennaio 2025, Donald Trump ha tenuto la sua prima conferenza stampa ufficiale, segando così l’inizio del suo secondo mandato presidenziale. L’incontro con i giornalisti si è svolto presso la sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, e ha offerto uno spunto sulle principali priorità politiche che intende perseguire, sia sul fronte interno che internazionale. Ha volutamente aspettato il 7, perché il 6 gennaio, è il giorno in cui tradizionalmente avviene la certificazione dei risultati delle elezioni presidenziali, rito fondamentale della democrazia americana: il Congresso degli Stati Uniti, riunito in sessione congiunta, conferma ufficialmente i risultati del Collegio Elettorale. Questa prassi, sancita dalla Costituzione degli Stati Uniti e regolata dal “Electoral Count Act” del 1887, vede il vicepresidente presiedere l’incontro, dichiarando ufficialmente il vincitore delle elezioni presidenziali. Sebbene il processo sia di solito una formalità, ci sono stati episodi storici che hanno segnato questa data, come le contestazioni del 2001 e gli eventi tragici del 2021.

Nel 2001, il 6 gennaio fu teatro di una delle sessioni più controverse della storia recente degli Stati Uniti. Le elezioni presidenziali del 2000, che videro sfidarsi George W. Bush e Al Gore, erano state segnate da un acceso contenzioso sul voto in Florida. Dopo una serie di riconteggi e decisioni legali, la Corte Suprema aveva sancito la vittoria di Bush, ma il risultato fu messo in discussione da alcuni membri del Congresso, che tentarono di bloccare la certificazione dei voti. Nonostante le obiezioni, la certificazione avvenne, portando Bush alla presidenza. Non ci soffermeremo a ricordare gli episodi di quattro anni fa, ma sicuramente questi eventi hanno segnato un momento di forte crisi democratica, dove gli Stati Uniti hanno sofferto pesantemente per la violenza causata dalle divisioni politiche.

Durante l’incontro con i giornalisti, a Mar-a-Lago, il presidente eletto ha annunciato una serie di nuove politiche interne che segneranno il suo secondo mandato. Ecco le principali novità emerse:

  1. Investimenti in infrastrutture tecnologiche: Trump ha dichiarato che il suo governo investirà 20 miliardi di dollari nella costruzione di nuovi data center in tutto il paese, con l’obiettivo di rafforzare l’infrastruttura tecnologica nazionale. Questo progetto, secondo Trump, è fondamentale per la competitività degli Stati Uniti nel contesto globale. Il finanziamento proviene da una partnership con il miliardario degli Emirati Arabi Uniti, Hussain Sajwani, leader di DAMAC Properties.
  2. Politiche Fiscali: Le nuove politiche fiscali, prevedono un piano di incentivi per stimolare gli investimenti nel settore privato e per sostenere la crescita economica. Le principali misure fiscali annunciate comprendono:
    1. Riduzione delle tasse sulle imprese: Trump ha confermato la sua intenzione di abbassare ulteriormente le imposte sulle società, mirando a stimolare l’attività economica e ad aumentare gli investimenti aziendali. Le riduzioni fiscali proposte mirano a incentivare le imprese a reinvestire i propri profitti, a espandere le loro operazioni e ad assumere nuovi lavoratori. Queste politiche sono dirette a sostenere la competitività delle imprese americane sul piano internazionale, riducendo la pressione fiscale e offrendo maggiore liquidità alle aziende per incentivare l’innovazione e la crescita.
    1. Credito d’imposta per investimenti in tecnologie avanzate: Il piano fiscale proposto include un credito d’imposta per le imprese che investono in nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, la blockchain e la tecnologia dei dati. L’obiettivo è sostenere l’adozione e lo sviluppo di tecnologie emergenti che potrebbero migliorare l’efficienza produttiva e stimolare la crescita nei settori tecnologici e industriali.
    1. Incentivi per le start-up e le piccole imprese: Trump ha annunciato una serie di misure pensate per favorire la crescita delle start-up e delle piccole imprese, che costituiscono una parte fondamentale dell’economia americana. Tra queste, la proposta include sgravi fiscali per le piccole imprese che investono in ricerca e sviluppo (R&S) o che operano in settori strategici come l’energia pulita e le infrastrutture. Inoltre, ha suggerito di semplificare la burocrazia fiscale per le piccole imprese, riducendo i costi e accelerando i processi per la creazione e la gestione di nuove attività.
    1. Detrazioni fiscali per l’innovazione e l’espansione delle capacità produttive: Trump ha presentato incentivi fiscali per le aziende che investono nell’espansione delle loro capacità produttive in patria, riducendo la delocalizzazione delle attività economiche all’estero. In particolare, le aziende che ristrutturano o ampliano impianti di produzione negli Stati Uniti potrebbero beneficiare di detrazioni fiscali significative, promuovendo così la creazione di posti di lavoro locali e l’aumento della capacità produttiva interna.
    1. Incentivi per la ricerca e sviluppo (R&S): Un altro aspetto fondamentale del piano fiscale riguarda l’introduzione di incentivi per le imprese che investono in R&S, con lo scopo di stimolare l’innovazione tecnologica e scientifica. Trump ha enfatizzato la necessità di potenziare la leadership tecnologica degli Stati Uniti a livello globale, sostenendo che l’innovazione è un motore essenziale per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro.
    1. Riforma del sistema delle imposte sul reddito personale: Oltre agli incentivi per le imprese, Trump ha discusso anche di una riforma fiscale che prevede una riduzione delle imposte sul reddito delle famiglie e degli individui. L’obiettivo è mettere più denaro nelle tasche dei cittadini, aumentando il potere d’acquisto e incentivando i consumi. Ciò, secondo Trump, contribuirà ad alimentare la crescita economica e a stimolare l’economia in generale.

In sintesi, le politiche fiscali annunciate mirano a stimolare gli investimenti, promuovere la crescita economica e migliorare la competitività delle imprese americane, attraverso una riduzione delle imposte, incentivi per l’innovazione e il rafforzamento del settore produttivo domestico. Il piano appare fortemente orientato a favorire il settore privato e le piccole e medie imprese, con un focus particolare sul rafforzamento dell’industria tecnologica e produttiva americana.

Trump ha ribadito l’intenzione di ridurre ulteriormente le tasse per le imprese sottolineando che l’obiettivo della sua amministrazione è creare un ambiente favorevole alla crescita economica e all’occupazione, sostenendo la prosperità americana.

  • Politiche di sicurezza interna: Il presidente ha annunciato nuove misure per rafforzare la sicurezza nazionale, tra cui l’introduzione di nuove leggi per combattere il crimine e il terrorismo. Ha promesso di potenziare la protezione dei confini e migliorare le politiche di contrasto alla criminalità, puntando a una gestione più efficace delle risorse destinate alla sicurezza interna.
  • Sostegno ai lavoratori americani: Trump ha dichiarato che il suo governo promuoverà politiche di sostegno ai lavoratori americani, in particolare quelli che operano nei settori più colpiti dalla globalizzazione, come la manifattura. Ha promesso di aumentare gli investimenti in programmi di formazione professionale e reinserimento lavorativo, per dare nuove opportunità ai cittadini statunitensi.
  • Legge sulla sicurezza energetica: Una delle principali iniziative di Trump è stata la presentazione di una nuova legge per la sicurezza energetica, che mira ad aumentare la produzione di energia negli Stati Uniti, ridurre la dipendenza dalle importazioni e promuovere l’uso di risorse rinnovabili senza compromettere la competitività delle industrie americane.
  • Riforma del sistema sanitario: Trump ha indicato la riforma del sistema sanitario come una priorità per il suo secondo mandato. Ha promesso di lavorare per abbassare i costi delle cure sanitarie e migliorare l’accesso ai servizi per i cittadini, senza aumentare le tasse o espandere il sistema pubblico. Vogliamo far presente che negli Stati Uniti, le spese mediche rappresentano una delle principali cause di fallimento finanziario per le famiglie. Secondo uno studio condotto dall’Università di Harvard, il 62% di tutti i fallimenti personali è attribuibile a spese mediche.  Inoltre, un’indagine della società di analisi Gallup, in collaborazione con West Health, ha rivelato che il 13% degli americani ha riferito di aver avuto un amico o un familiare deceduto negli ultimi cinque anni a causa dell’impossibilità di pagare le cure mediche. Questi dati evidenziano le gravi difficoltà finanziarie che molte famiglie americane affrontano a causa dei costi elevati delle cure sanitarie, nonostante l’esistenza di forme di assicurazione sanitaria.
  •  Politiche di immigrazione: Il presidente ha annunciato nuove misure per fermare l’immigrazione illegale, concentrandosi sul rafforzamento dei controlli ai confini e sulla costruzione di nuove barriere di sicurezza. Ha ribadito la sua posizione a favore di una politica di immigrazione più severa e ha sottolineato la necessità di un sistema di asilo che protegga gli interessi americani.
  • Riforma delle leggi sul crimine: Trump ha promesso di affrontare con fermezza la criminalità nelle città americane, proponendo nuove leggi che rafforzano le pene per i crimini violenti e incoraggiano le forze dell’ordine ad adottare politiche più dure. Ha sottolineato l’importanza di mantenere l’ordine pubblico e la sicurezza nelle aree urbane.

Queste dichiarazioni segnalano un programma interno che punta a rafforzare l’economia, la sicurezza e la stabilità sociale, continuando sulla scia delle politiche promosse durante il suo primo mandato.

Se per la politica interna le idee che ha dichiarato trovano il plauso generale visto le condizioni disastrose economico-sociali in cui versano la maggior parte delle grandi metropoli del paese, i punti che qui elenchiamo di politica estera ci lasciano sicuramente sorpresi.

“Trumpland”. Copyright Daily Wire Ben Shapiro show.

Ecco quanto esposto:

  1. Ripresa del controllo del Canale di Panama e della Groenlandia: Trump ha espresso l’intenzione di riprendere il controllo strategico di entrambe le aree, considerandole cruciali per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Ha anche suggerito che l’uso della forza militare potrebbe essere una possibilità per raggiungere questi obiettivi, se necessario.
    1. Panama – L’allora presidente  Jimmy Carter, nel 1977  firmò il trattato che avrebbe portato alla restituzione del Canale di Panama allo Stato panamense. Il trattato, noto come i Trattati di Panama, fu un accordo storico che stabilì un piano per trasferire il controllo del canale dal governo degli Stati Uniti al Panama entro il 31 dicembre 1999. Questo accordo segnò una svolta significativa nella politica estera americana, poiché per decenni gli Stati Uniti avevano controllato il Canale. La restituzione  fu vista come un atto di buona volontà, ma anche come una necessità di adattarsi a un mondo post-bellico dove gli Stati Uniti non avrebbero più esercitato un controllo egemone su tutte le risorse strategiche nella regione. L’accordo con Carter  fu visto come un passo importante verso la riconciliazione con i paesi latinoamericani e un tentativo di migliorare l’immagine degli Stati Uniti nella regione, ma sollevò dibattiti interni sulla sicurezza nazionale e sulle implicazioni geostrategiche di tale scelta. Carter difese la sua decisione come un passo verso la normalizzazione delle relazioni con l’America Latina, promuovendo una politica di cooperazione e rispetto reciproco.  Il processo di trasferimento fu completato con successo nel 1999, durante l’amministrazione di Bill Clinton, segnando la fine di più di 80 anni di dominio statunitense. Il Canale di Panama è attualmente gestito da due società di Hong Kong, che ne amministrano l’ingresso e l’uscita, esercitando un controllo significativo su una delle vie navigabili più importanti al mondo. Si stima che oltre il 10% delle navi transatlantiche siano di proprietà o gestite dagli Stati Uniti, un dato che riflette l’importanza strategica di questa rotta per l’economia statunitense. Per questo motivo, Donald Trump ha manifestato il desiderio che il Canale di Panama ritorni sotto il controllo diretto degli Stati Uniti, considerandolo cruciale per la sicurezza e la supremazia commerciale del paese. La gestione da parte di entità estere, in particolare da aziende cinesi, ha sollevato preoccupazioni in merito alla sicurezza e all’influenza geopolitica nella regione.
    1. Il Golfo del Messico potrebbe essere rinominato “Golfo dell’America”. Trump ha criticato il Messico per la sua scarsa collaborazione durante la presidenza Biden, accusandolo di permettere che il suo territorio fosse attraversato da un’enorme immigrazione verso gli Stati Uniti. Inoltre, ha promesso di imporre pesanti dazi su Messico e Canada come risposta a questa situazione. Tuttavia, non ha specificato come intende realizzare il cambiamento del nome. Il corpo d’acqua è stato conosciuto con molti nomi, ma gli esploratori e i cartografi europei hanno utilizzato il nome “Golfo del Messico” per almeno 400 anni. Esistono meccanismi ufficiali per rinominare luoghi riconosciuti dal governo federale. Tuttavia, se il cambiamento di nome a livello federale diventa ufficiale, non significa che anche altri paesi lo riconosceranno. Il U.S. Board on Geographic Names è un organismo federale interagenzia responsabile di mantenere l’uso uniforme dei nomi geografici all’interno del governo federale, operando sotto la direzione del segretario dell’Interno. Il Foreign Names Committee è incaricato di standardizzare i nomi dei luoghi esteri e include rappresentanti da agenzie federali, tra cui esperti in geografia e cartografia. I membri vengono nominati ogni due anni. Nel 2020, il comitato ha discusso se rinominare il Golfo Persico in “Golfo Arabo”, una questione controversa tra i paesi arabi. L’Iran ha sempre insistito affinché fosse chiamato “Golfo Persico”, mentre le nazioni arabe preferivano il termine “Golfo Arabo”. Il comitato ha stabilito che “Golfo Persico” rimane appropriato in base alle sue politiche di usare nomi convenzionali e diffusi, ma ha aggiunto che l’uso di “Golfo Arabo” è accettabile nelle comunicazioni informali con partner militari e governativi arabi nella regione.
    1. Groenlandia – Già nel primo mandato, Trump aveva espresso l’intenzione di riprendere il controllo della Groenlandia, un’area che riveste una grande importanza geopolitica. La Groenlandia è situata nel cuore dell’Artico, una regione sempre più rilevante per le sue risorse naturali, come il petrolio, il gas e le terre rare, oltre ad avere una posizione strategica per il controllo delle rotte marittime e per la difesa militare. È del 2019, l’offerta di Trump al governo danese per l’acquisto della Groenlandia, suo territorio. Oltre alle notevoli risorse naturali questo paese ricopre un valore importantissimo come punto d’appoggio strategico nell’Artico, un’area di crescente rivalità tra potenze mondiali, in particolare gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Sebbene l’offerta fosse stata rifiutata dalla Danimarca, la Groenlandia continua ad essere vista dagli Stati Uniti come una “porta” per l’Artico, un’area di grande interesse militare ed economico, specialmente con l’aumento della navigazione commerciale nell’Artico a causa del cambiamento climatico e dello scioglimento dei ghiacci. Trump ha quindi ribadito l’importanza della Groenlandia nel contesto della sua politica estera, indicando che il suo controllo potrebbe garantire maggiore sicurezza.
  2. Posizione sulla Russia e l’Ucraina: Siamo più che consapevoli della frase trumpiana “se fossi stato io presidente questa guerra non avrebbe avuto modo di essere”, perciò ci aspettavamo esattamente quanto ancora reiterato che la sua amministrazione difenderà sempre i suoi alleati europei, ma nonostante le dure critiche alla Russia, Trump ha anche suggerito la possibilità di dialogare con Mosca per trovare una soluzione diplomatica alla crisi ucraina. Ha dichiarato che sarebbe disposto a negoziare direttamente con il presidente russo Vladimir Putin per raggiungere un accordo che protegga gli interessi degli Stati Uniti e dei suoi alleati, ma senza compromettere la sicurezza dell’Ucraina..
  3. Minacce contro Hamas e il Medio Oriente: Sul fronte mediorientale, Trump ha messo in guardia Hamas, contro le possibili conseguenze se gli ostaggi non fossero rilasciati entro il suo insediamento. Ha minacciato azioni drammatiche e severe, avvertendo che “in Medio Oriente scoppierà l’inferno” se gli ostaggi non venissero liberati.
  4. Iniziative in Asia e difesa degli alleati: Trump ha ribadito la necessità di proteggere gli alleati americani in Asia, come Taiwan e Giappone, di fronte a potenziali minacce cinesi. Ha proposto un rafforzamento della presenza militare negli alleati strategici asiatici per prevenire l’espansione cinese nella regione.
  5. Politica nei confronti dell’Iran: Trump ha confermato la sua posizione dura contro l’Iran, sostenendo che non consentirà a Teheran di acquisire armi nucleari. Ha promesso di ripristinare le sanzioni economiche e di mantenere una politica di “massima pressione” sul regime iraniano. Per quanto riguarda il triangolo esplosivo Iran,  USA-Italia, siamo tutti in attesa di capire quanto cederanno gli Stati Uniti e quanto funzioneranno le minacce atlantiche.
  6. Relazioni con l’Unione Europea e altre potenze mondiali: Trump ha enfatizzato la sua intenzione di mantenere forti legami con le principali potenze mondiali, ma ha anche messo in chiaro che gli Stati Uniti non avrebbero più tollerato comportamenti “ingannevoli” o politiche economiche svantaggiose per il paese.

Queste dichiarazioni dipingono un quadro che si concentra principalmene sulle necessità interne del paese che sono molte. In questi ultimi due mesi infatti Joe Biden ha firmato protezione degli interessi nazionali, l’assertività nei confronti di potenze straniere e la difesa dei legami strategici degli Stati Uniti a livello globale.

Ma “sleepy Joe”, negli ultimi tre mesi, ha firmato diversi ordini esecutivi che hanno comportato significativi impegni finanziari da parte del governo federale, in contrasto con quanto Elon Musk e Vivek Ramaswamy dovrebbero “fare”, ossia alleggerire il carrozzone burocratico.  

Perciò questi provvedimenti, pur essendo mirati a specifici settori o situazioni, contribuiscono ad aumentare le spese federali, riducendo così la disponibilità di fondi per altre priorità governative. Tale allocazione delle risorse potrebbe limitare la capacità dell’amministrazione successiva di finanziare nuove iniziative o affrontare altre esigenze urgenti, obbligando il ricorso a misure fiscali aggiuntive o a un aumento del debito pubblico. Chissà se Trump riuscirà a risollevare quest’America soffocata da una forte inflazione, ma soprattutto le ridia la voglia di fare che tutti abbiamo conosciuto nel tempo. Per ora sembra dai toni e dalle scelte un John Wayne contemporaneo alla conquista del West. Forse ha ragione?