Ucraina: la guerra e la diplomazia

Il commento del Direttore Claudio Bertolotti a RaiNews 24 (30 marzo 2022)

Le porte aperte dal dialogo di Istanbul (e subito chiuse)

Due aspetti di rilevo: il primo è che sia stata la Turchia ad assumere il ruolo di ospite. Turchia che gioca magistralmente su tre fronti: quello ucraino, fornendo i micidiali droni militari a Kiev usati contro le colonne russe; il fronte russo, con cui ha importanti relazioni commerciali ma anche dossier aperti, dalla Siria alla Libia e, infine, quello della NATO, dove è sì membro dell’Alleanza atlantica ma non ha aderito alle pesanti sanzioni che l’Occidente ha voluto imporre a Mosca. Il secondo aspetto di rilievo è che più che di negoziato dobbiamo parlare di dialogo con aperture e promesse poi negate: le parti si sono incontrate, un’importate ipotesi di riduzione della pressione militare è stata messa sul tavolo della discussione da parte di Mosca, ma nessun accordo di cessate il fuoco è stato ad ora siglato e le truppe stanno tutt’ora combattendo. Al contrario, con la successiva dichiarazione, la Russia sembra aver ribadito che è Mosca a gestire la guerra e ad imporre i tempi e gli spazi di un eventuale negoziato. Questo significa una cosa sola: il dialogo e la guerra procedono su due binari paralleli, ma con tempi e dinamiche diverse ed entrambi gli attori, Russia da una parte e Ucraina, dall’altra con il sostegno di alcuni paesi occidentali, continueranno a riorganizzare le loro truppe al fine di non trovarsi svantaggiate. E la Russia non cesserà di premere, da sud a nord, al fine di rafforzare la propria posizione a quel tavolo: è una necessità russa e l’Ucraina subisce sia sul piano militare che su quello politico-diplomatico le decisioni di Mosca.

Quali gli sviluppi sul piano militare?

Sul piano militare la Russia continua a mantenere un vantaggio tattico – il che non vuol dire vincere la guerra ma comunque imporne tempi e sviluppi; un vantaggio che è di rilievo nel sud e sud est, dal Donbass alla Crimea, mentre a nord e in particolare attorno alla capitale, è in una posizione da assedio e difensiva non del tutto consolidata grazie alle puntate controffensive delle forze armate ucraine e a causa di un dispositivo militare non ancora riorganizzato con le truppe di rinforzo appena giunte e in fase di rischieramento.

Le forze russe continuarono a combattere per mantenere le posizioni avanzate nelle aree periferiche a est e a ovest della capitale suggerendo, da un lato, che Mosca non avrebbe intenzione, né capacità, di attaccare Kiev per occuparla con le sue truppe, ma, dall’altro lato, potrebbe colpirla con le sue artiglierie oltre che con gli attacchi missilistici: una guerra di attrito a tutti gli effetti che però sembra non voler spingere in una battaglia offensiva le unità già schierate, e fortemente provate, oltre a quelle appena giunte e che giungeranno nei prossimi giorni. E un’ormai evidente la limitazione in termini offensivi, quella russa, che potrebbe essere presentata al tavolo negoziale come una disponibilità a contenere la pressione militare sulla capitale, presentando così la Russia come soggetto forte ma disposto a concedere qualcosa. Insomma un piano d’inganno che, spesso utilizzato sul campo di battaglia dai russi, potrebbe rivelarsi fruttuoso anche su quello diplomatico e negoziale.

Ucraina in Europa?

Prematuro parlarne, e non opportuno per la stessa Europa, trattandosi di un’ipotesi non priva di sfide che potrebbero essere molto impegnative per l’Unione europea. Non dimentichiamo la clausola di difesa reciproca prevista dal trattato dell’Unione europea che stabilisce che i paesi dell’unione sono obbligati ad assistere uno Stato membro “vittima di un’aggressione armata sul suo territorio”. Un ipotetico intervento della Russia porterebbe l’Europa a schierarsi sul fronte ucraino. Uno scenario che nessuno si auspica e che per questo certamente rallenterà un eventuale processo di integrazione europea nei confronti di Kiev.

Attrito Russia Cina: cosa c’è di vero?

Pechino ha ribadito poco fa che le relazioni tra i due paesi sono ottime. Questa potrebbe essere una conferma di qualcosa che non va tra i due importanti attori ma sarà comunque un qualcosa che Mosca e Pechino risolveranno tra loro, senza interessare l’occidente, in primis gli Stati Uniti che di elementi di attrito con la Cina ne ha parecchi.

La prima preoccupazione della Cina è quella economica: uno dei fattori di maggiore interesse di Pechino è il rapporto tra target di crescita e indebitamento e nell’ultimo biennio pandemico i consumi non hanno mantenuto il ritmo sperato. Una crisi legata alla guerra in Ucraina e l’ipotesi di rimetterci nel sostenere la Russia potrebbero indurre Pechino a un sostegno più moderato nei confronti di Mosca, ma questa ovviamente è una valutazione occidentale poiché,  se da un lato Pechino è preoccupata dalle sanzioni che potrebbero toccare la Cina in caso di prolungamento del conflitto, è però vero che le relazioni politiche e commerciali tra la Russia e la Cina continuano ad essere forti, addirittura più forti tenendo contro delle dinamiche dei mercati asiatici, aperti all’economia russa, e ancora di più tenendo conto degli ottimi rapporti tra i membri della SCO, la Shangai Cooperation Organization, fondata su aspetti quali la sicurezza, l’economia, il settore energetico: e Cina e Russia sono i due attori principali dell’organizzazione, difficile immaginare di trovarli su posizioni contrapposte. In tutto questo credo che la Cina non si farà comunque scrupoli a spingere la Russia a prendere decisioni a tutela dell’agenda economica e strategica di Pechino, è questione di sopravvivenza ma ancor più di supremazia nell’arena delle relazioni internazionali.




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