Ucraina: strategico assalto su Mariupol (D+27)
di Fabio Riggi
A quasi un mese dall’inizio del conflitto, è più che consolidata la fase di logoramento e attrito che sta caratterizzando l’andamento generale delle operazioni, seppur in presenza di azioni offensive e controffensive condotte da entrambi i contendenti. In questo quadro, le forze russe mantengono l’iniziativa, fattore certamente importante ma, contrariamente a quanto avvenuto nelle prime fasi, quando mantenevano un elevato ritmo operativo su tutti e cinque i loro assi di penetrazione, ora da alcuni giorni stanno concentrando i propri sforzi in primo luogo su un unico settore, quello sud-est del Donbass, che si è sostanzialmente integrato con gli attacchi portati da quello est dalle forze operanti nella regione di Kharkiv, le quali hanno da più di una settimana effettuato la conversione verso sud in direzione di Izium e Severdonetsk. In tal modo, essi continuano a perseguire l’intento di avvolgere da nord le posizioni delle brigate ucraine schierate lungo la linea di contatto del Donbass, situazione che rappresenta l’elemento più critico e passibile di negativi sviluppi per le forze di Kiev. Inoltre, i russi hanno lanciato quello che pare essere il definitivo assalto a Mariupol, la cui caduta sembra essere imminente. Dal canto loro, le forze ucraine continuano a mostrare significative capacità operative e restano altamente reattive, come dimostrato in modo particolare dal contrattacco lanciato nel settore di Mikolayv, che dopo quello che appariva come un iniziale successo sta producendo ora risultati altalenanti ancora difficili da valutare.
Stallo a nord, successo a sud per i russi
Sempre con riferimento ai 5 sforzi offensivi russi, a Nord, lungo la sponda destra (ovest) del Dnepr, a nord-ovest e ovest di Kiev, si sono registrati scontri locali ma senza alcuno sviluppo tattico particolarmente significativo. A nord-est, in direzione del lato orientale di Kiev, le unità russe sono rimaste statiche sulle posizioni precedentemente raggiunte nell’area di Brovary, continuando a mantenere isolata la sacca di Chernihiv-Nizhyn e quella di Sumy. Nel settore est, le forze russe si sono impegnate particolarmente nell’attacco alla posizione chiave di Izium, per conseguire l’avvolgimento del fianco sinistro delle forze ucraine schierate nel Donbass e proiettarsi poi in direzione della riva sinistra (est) del Dnepr. A sud-est, nel settore del Donbass, le unità russe e quelle delle repubbliche separatiste si sono impegnate in una serie di attacchi sistematici che sono scaturiti in furiosi combattimenti, riuscendo a ottenere la conquista di una serie di posizioni, realizzando una lenta e contrastata avanzata di alcuni chilometri; sempre in questo settore, con l’assalto a Mariupol e la conquista di parte dell’area urbana, prodromo alla definitiva caduta della città, si prefigura il consolidamento del “land Bridge”, il collegamento geografico tra quest’ultima regione e la Crimea, obiettivo di rilevanza strategica della campagna. Nel settore sud, lo sviluppo tattico più importante è stato il contrattacco ucraino nel settore di Mikolayv, che ha conseguito un iniziale successo con una limitata avanzata con la quale è stata molto probabilmente alleggerita la pressione sulla città; nonostante ciò, le forze russe in questo settore continuano a esercitare una pressione verso nord in direzione di Kryvyi Rih.
Kiev: russi sulla difensiva
Nel settore nord di Kiev, le unità della 35a armata combinata russa sono rimaste sostanzialmente statiche sulle loro posizioni nell’area di Irpin-Bucha, così come quelle della 36a armata combinata, disposte più a ovest, nell’area di Makariv. Entrambe sono operanti sul lato ovest di Kiev e del Dnepr, e oltre a non aver condotto nessun attacco significativo sembrano essere entrate in una fase di transizione passando a una postura difensiva, il cui indicatore sarebbe l’osservazione dell’allestimento di posizioni organizzate in tal senso. Analogamente, sul lato orientale della capitale ucraina le unità della 2a armata combinata della guardia rimangono sulla difensiva nell’area di Brovary, dove sembrano comunque aver ottenuto il risultato di tagliare le importanti strade M-03, che collega Kiev con Poltava, Kharkiv e il Donbass, e la E-95, che corre a nord verso il confine bielorusso. Sempre nel settore nord-est di Kiev, le forze ucraine nella sacca di Chernihiv-Nizhyn restano ancora pienamente operative e pare abbiano allargato il loro perimetro verso sud, in direzione di Pryluki, anche se rimangono sempre isolate e fronteggiate dalle unità russe della 41a armata combinata, che ne sigillano ancora il perimetro e le sottopongono a ripetute azioni di fuoco di artiglieria.
Nord-est: russi in difficoltà e “istrici” ucraini
Nel settore nord-est, le unità russe della 1a armata carri della guardia e della 2a armata combinata della guardia sono sempre impegnate a contenere e ridurre la sacca di Sumy, ma anche quelle più ridotte di Konotop e Lebedyn. Lungo questo lungo asse sembrerebbe che tatticamente gli ucraini stiano vincendo la corsa sul tempo innescata tra la prolungata resistenza di queste loro “istrici”, leggasi posizioni arretrate che si difendono su tutti i lati, e gli sforzi russi di neutralizzarle e annientarle al fine di recuperare capacità offensiva. Questa precisa situazione tattica, che assorbe un’aliquota molto significativa di unità attaccanti (sembra non meno di quasi 20 gruppi tattici a livello battaglione) è quella che di fatto ha smorzato in modo rilevante l’offensiva russa sul lato orientale di Kiev.
Est: a Kharkiv bloccata la progressione russa. In attesa dei rinforzi
Nel settore est, nell’area di Kharkiv, le unità della 1a armata carri della guardia che vi operano non hanno condotto attacchi di una qualche importanza in direzione della città, mostrando anche di aver subito un sostanziale logoramento causato dal precedente contrattacco ucraino a nord di quest’area, fattore che le starebbe costringendo a una prolungata fase di riordino e ripianamento delle perdite. Tuttavia, come indicato nei precedenti apprezzamenti, questa controffensiva ucraina non ha portato a una vera riconquista delle posizioni lungo il confine, ma si è configurata come una puntata che ha raggiunto lo scopo di bloccare la progressione avversaria infliggendogli perdite non trascurabili. In ogni caso, in questo settore le unità della 6a e 20a armata combinata (144a divisione motorizzata e 3a divisione motorizzata, entrambe appartenenti alla 20a armata combinata, unità che nei precedenti apprezzamenti erano state indicate erroneamente come corazzate) hanno notevolmente intensificato i loro sforzi offensivi verso sud, per conquistare Izium e Severdonetsk e compromettere così il fianco sinistro delle brigate ucraine schierate sul fronte del Donbass. Su queste due località si sono accesi violenti scontri, con le unità ucraine che hanno cercato in ogni modo di bloccare questo tentativo ed evitare così la perdita di queste due località, che costituiscono due fondamentali perni di manovra per la tenuta di tutta la difesa del Donbass. Su questo cruciale settore, la difesa delle forze di Kiev è appoggiata sul corso del fiume Donets, lungo l’allineamento Izium- Severdonetsk, linea su cui le forze russe stanno esercitando una forte pressione. Parte della città di Izium sembra ormai sotto controllo russo, ma a partire dalla giornata del 17 marzo un contrattacco congiunto lanciato da parte ucraina con la 81a e 95a brigata d’assalto aereo avrebbe imposto una battuta d’arresto alla 3a divisione motorizzata che stava cercando di sfruttare il successo avanzando verso sud. Sempre lungo la linea del Donets, al centro, la 57a brigata motorizzata ucraina (pare coadiuvata da un battaglione carri della 17a brigata corazzata) tiene e rafforza la posizione di Sloviansk, mentre a est, su Severdonetsk, le forze ucraine sono quelle della 79a brigata d’assalto aereo, dalla 111a brigata della difesa territoriale e del battaglione “Donbas”, che fronteggiano l’attacco su tre lati di altre unità russe della 3a e della 150a divisione motorizzata. In ultima analisi, la cruenta battaglia in corso lungo questo tratto del Donets rappresenta la situazione che nei prossimi giorni potrà portare ai più importanti sviluppi tattici, passibili di tramutarsi in effetti a livello operativo. In questo settore il secondo importante evento è costituito dall’assalto finale a Mariupol, che si è sviluppato particolarmente il 19 marzo, e che ha portato le unità russe della 150a divisione motorizzata (sul lato est), insieme alla 810a brigata di fanteria di marina (da nord), a reparti ceceni di fanteria leggera, e altre unità della 19a divisione motorizzata (che attaccano sul lato ovest), a penetrare e prendere possesso di ampie porzioni dell’area urbana. Le unità ucraine che ancora resistono in alcuni settori della città sono quelle della 56a brigata motorizzata, del reggimento Azov, e della 36a brigata di fanteria di Marina, ma nonostante la loro estrema difesa la caduta di Mariupol pare ormai sempre più prossima. In generale, la “manovra sul Donbass”, che inizialmente si stava configurando come un doppio avvolgimento su entrambi i fianchi, si sta ora sviluppando come un singolo tentativo di avvolgimento del fianco nord ucraino, probabilmente perché la “branca” meridionale russa si è dovuta pesantemente impegnare nell’attacco a Mariupol. Proprio riguardo a quest’ultima operazione, è presumibile che quando questa città cadrà i russi potranno riorganizzarsi e reimpiegare le forze che vi hanno partecipato per rinnovare i loro sforzi offensivi verso altre direzioni, a condizione però che non siano state troppo logorate da questa dura e impegnativa battaglia urbana.
Mikolayv: il contrattacco ucraino
Nel settore sud, nell’area di Mikolayv, nella giornata del 17 marzo le forze ucraine hanno sferrato un importante contrattacco che ha conseguito un iniziale successo con la riconquista della cittadina di Posad-Pokrovske. Le unità russe che le fronteggiano sarebbero quelle operanti sotto il controllo operativo della 58a armata combinata, e segnatamente la 7a divisione d’assalto aereo e altri gruppi tattici motorizzati a livello battaglione (BTG), un’aliquota di forze che sarebbe stata rinforzata anche dalla 336a brigata di fanteria di marina. Il contrattacco ucraino ha senz’altro conseguito il risultato di alleggerire la pressione su Mikolayv, ma i suoi ulteriori sviluppi sono ancora incerti. Unità russe risultano però ancora impegnate nel premere lungo la direttrice nord, in direzione di Kryvyi Rih, ma senza aver progredito particolarmente. L’entità e l’importanza attribuita dai comandi russi a questo particolare asse offensivo, che è bene ricordare corrisponde alla direttrice che porta a Odessa, costituiscono il tema più enigmatico e dibattuto, in quanto come già ricordato in precedenza esso è quello “divergente” rispetto a quello indirizzato a nord-est e su Mariupol, e non vi hanno mai operato forze sufficienti a realizzare una superiorità decisiva. Secondo alcune ipotesi potrebbe trattarsi di uno sforzo secondario volto a raccogliere informazioni, fissare forze avversarie nell’area e cogliere eventuali opportunità, costituendo così una sorta di “corpo di osservazione” (definizione propria di una terminologia militare di stampo ottocentesco, ma adeguato alla circostanza) rivolto a quella direzione.
Meno aerei e più missili: i russi sono coerenti
Sul versante delle operazioni aeree e missilistiche, le forze russe hanno continuato e intensificato i loro attacchi sfruttando soprattutto la seconda opzione, come indicato in precedenza in ossequio a un loro definito e consolidato concetto d’impiego dei vettori balistici tattici, ma facendo ampio ricorso anche ai loro sistemi da crociera. In questo momento risulterebbero effettuati circa 800 lanci di sistemi ISKANDER-M, cui si starebbero aggiungendo alcuni dei più vecchi OTR 21 “Tochka” (utilizzati anche dagli ucraini nel Donbass), un sintomo forse di una certa scarsità che inizia a manifestarsi nelle scorte dei primi. Più limitati sono stati invece gli attacchi condotti dai bombardieri strategici Tupolev Tu-160 e Tu-95MS, con il lancio da parte di questi velivoli di missili Kh-555 Kh-55SM e Kh-101, che continuano comunque ad avere un loro ruolo nella campagna aero-missilistica russa. In tale quadro è stato molto importante e pubblicizzato l’attacco condotto con l’impiego del missile ipersonico Kh-47M2 “Kinzhal” contro un deposito munizioni a Delyatyn, nella regione di Ivano-Frankovsk, non lontano dal confine con la Romania. Il missile, accreditato come capace di raggiungere la velocità di Mach 10-12, è stato probabilmente lanciato da un caccia intercettore Mikoyan Mig-31K (variante appositamente modificata per l’impiego di questa arma). Al di là della reale necessità tattica di utilizzare un sistema ad alte prestazioni, è piuttosto evidente come l’intento di questo attacco fosse principalmente rivolto a dimostrare la potenza e l’efficacia di una delle armi più recenti e temibili dell’arsenale di Mosca. In questo campo, quello dei vettori ipersonici, è ben nota la superiorità che i russi hanno accumulato in anni recenti rispetto agli USA e all’occidente in generale, creando un divario tecnologico che soprattutto gli statunitensi si stanno impegnando particolarmente a colmare. L’impiego di velivoli da parte dell’aviazione russa pare non sia stato particolarmente intenso negli ultimi giorni (a parte le continue azioni di supporto aereo ravvicinato eseguite dagli onnipresenti Sukhoi Su-25 in appoggio ai reparti terrestri) con una conseguente limitazione delle perdite, mentre invece il rateo delle missioni degli elicotteri da combattimento, rappresentati dai modelli Kamov Ka-52, Mil Mi-28N e Mil Mi-24/35, rimane molto elevato sin dalle primissime fasi dell’invasione. Dal canto suo l’aviazione ucraina, seppur grandemente limitata, ha mostrato di essere ancora attiva. Oltre al costante impiego dei sistemi UAS Bayraktar TB-2, che continuano a operare con efficacia anche come piattaforme da combattimento, destando una certa sorpresa le forze aeree di Kiev sono state infatti in grado di condurre anche alcune missioni d’attacco con cacciabombardieri Sukhoi Su-24 e Su-25, che opererebbero dispersi su basi secondarie (ancora non colpite quindi dagli attacchi di contro aviazione offensiva russi) nelle regioni centro-occidentali del paese. Il mancato annientamento dell’aviazione ucraina, peraltro, è il principale motivo alla base di un’altra delle più importanti critiche rivolte alle forze russe impegnate nel conflitto. Secondo queste analisi, il mancato conseguimento di tale risultato (un commento che forse tradisce comunque un concetto e un’esperienza molto “occidentali” nell’immaginare la quasi immediata “Air Dominance” nelle prime fasi di qualsiasi conflitto) dimostrerebbe una carenza nelle capacità dell’aviazione russa di condurre una complessa campagna aerea in un moderno scenario bellico.